Nel lontano 1985 alcuni ambientalisti tortonesi scoprirono 20.000 bidoni di rifiuti tossico-nocivi sepolti nel greto dello Scrivia presso il comune di Carbonara. Furono effettuate le analisi dei contenuti dei fusti mettendo in evidenza un allucinante sequenza di tipologie di veleni.
La storia
Si capì che responsabile dello “sversamento” era lo stabilimento dell’Ecolibarna, sorto sulle ceneri dell’ex Gastaldi Oli Lubrificanti con lo scopo di bonificarne l’area. I responsabili dell’impianto di smaltimento di rifiuti tossici furono denunciati; lo stabilimento chiuso. Ma sotto lo stabilimento rimasero circa 120.000 metri cubi di melme acide (stima forse sottostimata) che il loro “fornetto da pizze” (come lo definì l’avvocato delle associazioni ambientaliste) certamente faticava a incenerire. Pertanto si buttava tutto lì, dove sotto vi erano le falde dello Scrivia e per di più in un terreno in pendenza verso il torrente. Ma l’Ecolibarna non smaltiva solo il materiale di bonifica della Gastaldi; smaltiva (si fa per dire) ben altra roba, visto il via vai “notturno” di camion che entravano e uscivano dall’ Ecolibarna. E alcuni, poco dopo, uscivano ancora carichi per andare a gettare nello Scrivia i loro veleni. Contro questo stato di cose all’epoca si batterono le associazioni ambientaliste (Italia Nostra, Legambiente, WWF e Amici della Terra) che si trovarono nella necessità di farsi un avvocato, perché i politici di allora che avevano voce in capitolo non erano certo dalla loro parte. Questa la breve storia.
La situazione attuale
Oggi, dal 1985, sono passati 34 anni e sarebbe giusto chiedersi cosa sia stato fatto nel frattempo per bonificare quell’area in comune di Serravalle. Al momento, però, l’unica cosa che c’è di evidente è una staccionata “di legno” a contenimento dei mucchi di veleni e dei teloni di plastica esposti alla precarietà delle intemperie e di altri rischi esterni, che dovrebbero limitare il dilavamento delle colline tossiche lì sotto depositate. Di veramente concreto, solo nel 2018, a distanza di 33 anni, le nostre autorità politiche si sono impegnate in un appalto di 4 milioni e mezzo di Euro per la bonifica. Lavori che dovrebbero partire fra poco.
Qualcuno potrebbe dire “meglio tardi che mai”, ma sarebbe da chiederci se, in questi 34 anni, siamo proprio sicuri di non aver bevuto anche un pochino di quella roba, visto che l’acquedotto di Novi capta con i suoi pozzi l’acqua dallo Scrivia poco più a valle. Un fatto è certo: sotto l’Ecolibarna sicuramente corrono delle falde che alimentano il torrente.
Un nuovo problema
Ma accanto a questo problema da circa diciannove anni ce n’è un altro: ed è l’Outlet.
L’enorme superficie cementificata di questo complesso commerciale, realizzato in località Praga e Praghetta (dove un tempo si “andava a cavallo”) nel comune di Serravalle a confine con quello di Novi e inaugurato il 7 settembre 2000, fa sì che l’acqua meteorica non venga più assorbita dal sottosuolo (alimentando le falde) ma corra in superficie dilavando i terreni di corrivazione e asportando tutto ciò che trova: buono e cattivo.
E se anch’essa trovasse qualcosa dell’Ecolibarna? Canalizzata magari in rogge che ne lambiscono i terreni?
Renato Milano
già Consigliere comunale di Novi Ligure
e già rappresentante del WWF Italia in zona