“Dammi i soldi o dammi il portafoglio”, era
stato l’ordine perentorio e minaccioso di un uomo, che, con il volto coperto e
brandendo un grosso coltello da cucina, fa irruzione in un bar tabaccheria di Casale
Monferrato, il “Bar Jolly”.
L’ora è quella classica, le 20,30 quando gli
esercizi commerciali si apprestano alla chiusura.
La titolare reagisce e lancia contro il rapinatore
un portafoglio dal quale cadono alcune banconote che il malvivente raccoglie e
fugge.
Le videocamere
però immortalano il fatto criminoso e fanno scattare l’allarme e una radiomobile dei carabinieri che già era nei
pressi giunge immediatamente. Scattano le indagini e, nascosto tra il fogliame
poco lontano, i militari rinvengono il grosso coltello da cucina usato per la
rapina.
Le indagini proseguono frenetiche perché con cadenza
seriale si succedono rapine una dietro l’altra.
Dopo il Bar Jolly è la volta del bar albergo “Botte d’Oro” e poi della
tabaccheria Milano, dove
addirittura il malvivente attacca una commessa e aggredisce un cliente,
rapinandolo.
Ma in questo caso il malvivente ha la peggio, perché
l’aggredito reagisce e ferisce il suo aggressore con la punta di un ombrello usato
a mo’ di lancia.
Il malvivente, pur sanguinante, riesce a fuggire,
ma commette un errore. Fugge con un’auto della quale viene identificata la
targa.
Scatta per le vie di Casale un’imponente caccia all’uomo, mentre negli
uffici del Comando carabinieri
procede il lavoro di intelligence.
L’auto risulta di proprietà di una donna il cui
figlio è già noto alle forze dell’ordine. Si tratta di un giovane di origine
albanese senza fissa dimora, che, una volta individuato, alla vista dei
militari alza le mani in segno di resa e, confessando i suoi crimini, si lascia
ammanettare.
In sede di giudizio però il malvivente ritratta e
contesta alcuni fatti che i carabinieri
gli addebitano e il giudice, non considerando sufficienti le prove raccolte,
non convalida l’arresto per tutti i
reati contestati.
Gli investigatori però non demordono e grazie al
lavoro del R.I.S. di Parma riescono
ad isolare sul coltello usato per l’assalto al Bar Jolly il DNA
del soggetto incriminato e a questo punto il sostituto Procuratore Francesco Alvino, titolare delle
indagini, ha in mano la “prova provata”
di tutte le aggressioni.
E così, grazie al lavoro certosino dei Carabinieri, anche questa volta un
malvivente è stato assicurato alla giustizia.
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