Cari amici de “l’inchiostro fresco”
Con il giornale siamo fermi per la pausa estiva. Riprenderemo a settembre, ma anche se non siamo in edicola, in questo frattempo stiamo lavorando per prepararci alla ripresa invernale.
In questo caldissimo mese di Luglio, ed anche ad Agosto, lavoriamo soprattutto di sera perché di giorno c’è da morire, anche se abbiamo l’aria condizionata che però non a tutti piace.
E mentre sono qui in redazione a scrivere e a riordinare documenti, mi vedo passare tra le mani i numerosi incartamenti che abbiamo fatto per far conseguire il “Patentino da Giornalista Pubblicista” a moltissimi giovani.
A spingere in questa direzione, che al giornale è costato molto in termini di parcelle pagate al commercialista per istruire le idonee pratiche, è stato in primo luogo il sottoscritto, perché ritenevo e ritengo che più “libere penne” vi sono in circolazione, più il controllo sociale e politico è assicurato.
E facendo conseguire il patentino, pensavo io, avremmo messo i nostri giovani anche nella migliore condizione per realizzare al 100 x 100 il loro diritto alla “cittadinanza attiva”, facendoli diventare protagonisti nel luogo dove la sorte li ha fatti nascere.
Perché questo è quanto “l’inchiostro fresco” può dare a chi frequenta la sua redazione, non certo stipendi d’oro, perché l’editore è un Circolo culturale con alle spalle solo sé stesso. E poi perché “l’inchiostro”, sia pure nel suo piccolo, è una scuola di vita.
Frequentando “l’inchiostro”, mi dicevo, questi giovani si formeranno un carattere e potranno avere in mano un domani uno strumento utile per trovare la loro strada nel mondo, ma, nel contempo, avranno pur sempre a loro disposizione uno strumento come l’inchiostro per far sentire la loro voce, per esprimere la loro opinione, per essere veramente “cittadini attivi”.
Niente di più sbagliato. Dell’esercito di giovani passati qui dalla redazione non è rimasto quasi nessuno. Volatilizzati.
Forse la colpa è un po’ anche la mia perché qui all’inchiostro la vita è dura, perché il giornale non è solo da scrivere, ma bisogna anche distribuirlo, da Busalla (Ge) sino a Sassello (Sv) e la cosa, ve lo assicuro, non è una passeggiata, tanto è vero che forse Walter Matthau, nel film “Prima pagina” al mio confronto è un agnellino.
Ma fare un giornale significa anche viverlo in tutti i suoi aspetti e le notizie si raccolgono anche andando a portare le copie in edicola!!!!
Mentre sto scrivendo queste note al fresco della sera (anzi, notte), ho messo in sottofondo la colonna sonora de “l’inchiostro fresco”, che, se volete, potete ascoltarla andandola a cliccare sul nostro sito, e in questo momento sta passando “La canzone del bambino nel vento” dei Nomadi.
Evoca un passato terribile che sembra quasi impossibile sia esistito. Eppure è accaduto perché dentro di noi ci sono dei mostri che prima o poi vengono fuori (un nostro lettore, nonché carissimo amico, Fioravante Patrone, l’ascolta nella versione “Auschwitz“, cantata da Guccini).
Se non vogliamo che quei mostri abbiano di nuovo il sopravvento, se non vogliamo più vedere il fumo di quei bambini nel vento, l’unica arma, ma veramente l’unica arma che abbiamo a disposizione, è quella di dire sempre la nostra, di essere cittadini, non complici.
Ma essere cittadini è un “mestiere” gravoso perché bisogna darsi da fare senza essere pagati, anzi rimettendoci del proprio e ben pochi mettono mano al loro portafoglio senza un adeguato ritorno!!!!
Questo mese stiamo per diplomare altri due giornalisti. Resteranno, nel più ampio spirito del volontariato culturale, qui all’inchiostro? Vedremo.
Una cosa comunque è certa: anche se in questi anni ho avuto molte delusioni, non mi fermo perché, quando meno te lo aspetti, dal mucchio esce la persona giusta e allora il mondo appare diverso. Ricco di futuro.
Gian Battista Cassulo
“Prima pagina” con Walter Mathau e Jack Lemmon
Oh, il nome d’arte di Walter John Matthow è Matthau, non Mathau!
Quanto a “La canzone del bambino nel vento”, io la ascolto come “Auschwitz” cantata da Guccini. E’ una canzone tremenda.
E per i tuoi giovani, per capire le loro “scelte”, non trascurare l’aspetto economico. Non mi pare che l’inchiostro sia in grado di offrire un impiego da giornalista con il cui stipendio uno possa viverci. E, trattandosi di giovani, si può capire che siano interessati a guadagnarsi da vivere, per cui il loro eventuale impegno all’inchiostro immagino possa essere solo parziale.