Carissimo Danilo
ci eravamo conosciuti quando, per conto della facoltà di Scienze Politiche di Genova, seguivo i lavori del Consiglio comunale per vedere come i nuovi sindaci eletti nel 1993 con il sistema maggioritario si rapportavano con il Consiglio comunale.
All’epoca a Genova sindaco era Adriano Sansa. Il risultato di quella ricerca fu che il dualismo sul quale era impostata la nuova legge sulle Autonomie Locali, dove al Consiglio spettava l’onere dell’indirizzo e del controllo (bene fece Sansa a dare la presidenza del Consiglio alla Formentini) mentre il governo della città era tutto per la Giunta, non funzionò.
I partiti politici infatti continuarono ad adoperare l’Aula del Consiglio per scopi particolari, comportandosi come ai tempi del “proporzionale” e non pensando invece di organizzare i lavori della massima assise cittadina in modo consono al nuovo sistema “maggioritario”, ovvero, ad esempio, creando un unico Gruppo consiliare di Minoranza e specularmente un unico Gruppo consiliare di Maggioranza.
Se ciò fosse stato fatto, si sarebbe reso onore anche ad un altro dualismo democratico. Quello per il quale i partiti si muovono nella Società Civile per creare consenso e formare la nuova classe dirigente, mentre i Gruppi consiliari si muovono nelle Istituzioni per vigilare e promuovere politiche pubbliche. Ciò anche in omaggio agli artt. 18, 49 e 67 della Costituzione.
Tutto ciò purtroppo non è avvenuto, non solo a Genova, ma anche a Torino (Valentino Castellani), a Milano (Marco Formentini), a Roma (Francesco Rutelli) e a Napoli (Antonio Bassolino) e quella che sembrava la stagione del grande cambiamento divenne ben presto la stagione del “trasformismo”.
Ma queste sono cose che purtroppo restano all’interno delle aule universitarie perché l’Università, nonostante tutto è ancora elitaria e chiusa nelle sue mura. Vengo però al punto per risponderti alla tua mail, raccontandoti un aneddoto.
Qui a Novi Ligure, dove ormai da anni mi sono trasferito e dove continuo a stampare “l’inchiostro fresco”, un mio carissimo amico, Renato Milano (che ci legge in copia), anche lui eletto negli anni Novanta in Consiglio comunale a Novi per i “Verdi”, nonché mandatario di zona per il WWF – Italia, ha condotto per anni battaglie incredibili per salvare alberi che venivano abbattuti per lasciare spazio a terreni edificabili o per fare nuove strade, si è mobilitato contro l’Ecolibarna di Serravalle Scrivia, ha partecipato alle manifestazioni contro l’Acna di Cengio, insomma è stato un uomo molto impegnato e soprattutto ben voluto dalla gente che vedeva in lui un baluardo contro il malaffare e il disprezzo per l’ambiente.
Quando nel 1999 tra Novi e Serravalle iniziarono i lavori per l’Outlet più grande d’Italia realizzato nel giro di un solo anno dalla società Praga in sinergia con l’inglese McArthur Glen dando alla luce il “Serravalle Retail Park” e al Grande centro commerciale che praticamente ha distrutto buona parte della rete delle piccole botteghe diffusa sul territorio circostante (le serrande abbassate a Novi e non solo non si contano), il buon Milano iniziò la sua battaglia ambientalista contro quel complesso che stava letteralmente spianando le colline in regione Praga e Praghetta dove sorgevano due ottocentesche tenute ricche di platani e di querce secolari. Lì vi erano anche due bellissimi maneggi e si dipartivano sentieri che arrivavano sino a Monterotondo e dietro il Forte di Gavi.
Ma Renato Milano in quella battaglia fu lasciato solo. C’erano in ballo interessi troppo forti e quella battaglia non si poteva fare. Eppure quello spianamento di colline, quella enorme cementificazione creò e continua a creare grandi problemi all’ambiente, modificando il deflusso delle acque meteoriche e delle falde acquifere che oggi, guarda caso, si stanno spostando proprio sotto il deposito ancora da bonificare dell’Ecolibarna, scaricandosi poi nello Scrivia. Niente male per una provincia come la nostra dove le morti per tumore sono al top della classifica!!!!
Renato, pieno di amarezza, diede non si ripresentò più per il rinnovo del Consiglio Comunale e restituì la tessera del WWF ed oggi vive nel suo privato non rinunciando però a dire la sua con articoli e altri contributi, perché dalla gente è ancora oggi ricordato e ben visto.
Questo per dire che le battaglie per l’ambiente non possono essere condotte da un partito, ma da un movimento che si muove in modo trasversale nella Società per poi fare pressione sui vari partiti per attivare idonee politiche pubbliche.
Se l’ambientalismo si trasforma in partito inesorabilmente viene coinvolto nelle dinamiche di potere, potendo parlare quando è all’opposizione e tacere quando è in maggioranza.
Ancora un cordialissimo saluto da parte di
Gian Battista Cassulo