Dal nostro corrispondente nel Regno Unito, Pietro Caneva, riceviamo e pubblichiamo
Il quartiere è casa, rappresenta per ognuno di noi un periodo passato presente o futuro della propria vita, nel quale si ha gioito, sofferto, riflettuto oppure si è cresciuti.
La società odierna identifica il quartiere come mezzo per riconoscere status e i beni di un cittadino, per visualizzare il gradino che quest’ultimo occupa all’interno della società, manifestando il fenomeno sempre più diffuso dell’etichettamento.
Il quartiere non è quindi solo una cerchia di case accumunate dalla vicinanza o un mezzo di smascheramento del ruolo di un cittadino all’interno della società, ma rappresenta un’impronta indelebile che ognuno di noi conserva e conserverà sempre nell’album dei ricordi.
Miurhouse Park, quartiere periferico di Edimburgo, nasce attorno a un parco che colora sia materialmente che emotivamente le vite degli abitanti di questa zona ed è l’esempio di un quartiere periferico etichettato come povero che si dimostra ricco.
Ricco di tradizioni e cultura. Ragazzi e bambini corrono e giocano liberi nel parco, iniettando a tutti felicità ed unendo le varie famiglie della zona.
A Miurhouse Park l’era digitale non è mai arrivata i bambini non utilizzano cellulari o tablet, ma solo gambe e cuore per correre e giocare, come se il tempo si fosse fermato mentre la tradizione si rinnova di generazione e generazione.
Il quartiere in questione allo stesso tempo abbatte le barriere infatti nella zona ha molto successo un kebab nel quale non si può che assaporare prodotti arabi e vivere in prima persona la cultura pakistana.
Miurhouse Park è a tutti gli effetti un piccolo Eden pieno di tradizione, che allo stesso tempo apre le porte a nuove culture.
Pietro Caneva