Se si alza la testa e si ci guarda intorno in direzione delle colline, da buona parte dell’alta valle Scrivia è possibile vedere una struttura bianca dal singolare tetto spiovente posta quasi sulla sommità del Monte Maggio nel comune di Savignone (GE).
Si tratta dell’ex colonia montana risalente all’epoca fascista, progettata dall’ingegnere Camillo Nardi Greco e realizzata in soli quindici mesi tra il 1933 e il ’34.
Quest’edificio era in grado di ospitare fino a 450 bambine, inquadrate nell’allora organizzazione delle Piccole Italiane ed era usata principalmente nel periodo estivo come luogo di elioterapia (la colonia è posta a circa 800 mt s.l.m) e di escursioni attraverso il parco naturale dell’Antola di cui il Monte Maggio fa parte.
Le giovani sostavano nell’edificio per circa tre mesi seguite da insegnanti che, seguendo il piano politico dell’organizzazione, seguitavano ad indottrinarle e a sensibilizzarle sui temi cari al fascismo.
Nella notevole struttura trovavano anche posto figure per la manutenzione, per il refettorio e la lavanderia.
Avuto il suo periodo di gloria però, allo sfaldarsi dell’impero, l’edificio venne utilizzato per alcuni anni dall’azienda Ansaldo S.p.A di Genova come colonia per i figli dei dipendenti ma in seguito venne pian piano abbandonata.
Si sa, i tempi cambiano e le vacanze in colonia evocano un periodo storico ormai lontano, insieme ad un’antica povertà che gli italiani di oggi preferiscono dimenticare.
E così, quando si arriva con la propria auto nel grande piazzale antistante l’isolata struttura, a veder la grande scritta “colonia”, gli infissi rotti, i colpi di vernice a bomboletta dei vandali adiacenti alla grande ombra sul muro dell’aquila simbolo di regime e alla carta geografica disegnata sulla facciata laterale dettagliante i confini dell’allora impero (sono ancora distinguibili le colonie libiche, etiopi e somale) sembra di ritrovarsi in un “non luogo” in cui il tempo assume una diversa connotazione.
“La struttura delle colonie di Monte Maggio non merita di trovarsi in questa condizione di abbandono” ci riporta il cordiale neo sindaco del comune di Savignone, Mauro Tamagno “Ma il problema come sempre sono i fondi. La grandezza della struttura e la sua posizione fino ad ora hanno impedito a tutte le amministrazioni dagli anni ’90 in poi di poterla sistemare e renderla operativa per qualche scopo. Non è per nulla facile nemmeno trovare un imprenditore che abbia il desiderio di farne qualcosa, con cui il comune sarebbe molto disponibile a parlare – ci dice il sindaco,mostrando le carte dell’immobile – Nonostante tutto noi, con la nostra lista civica, continueremo ad occuparcene. Abbiamo già preso contatti con l’amministrazione provinciale e regionale ed abbiamo avuto ascolto. Siamo fiduciosi di riuscire a trovare una soluzione, come siamo riusciti in parte già a trovare con la foresteria delle adiacenti colonie di Renesso”.
Concludendo, il primo cittadino di Savignone esprime l’opinione che l’idea della riconversione a struttura alberghiera sembra la più fattibile.
A noi non resta che fargli i nostri migliori auguri nella speranza che questo singolare immobile possa diventare utile un giorno alla comunità e non solo meta di peregrinaggio per vandali.
Fausto Cavo