A volte sognare ad occhi aperti non fa male anche perché sognando il nostro futuro, un futuro migliore, ci si rende conto che a volte chi ci ha preceduto non ci ha lasciato una buona eredità.
Mi riferisco alla vecchia linea ferroviaria “Novi – Ovada” che nel 1952 una classe politica poco lungimirante e succube degli interessi allora dominanti, la mobilità su gomma, ne decretò la fine, avviando i lavori di sradicamento dei binari.
Binari, come ci ricorda anche Stefano Rivara in un altro sua articolo qui pubblicato, che se ancora oggi fossero nella loro sede permetterebbero la mobilità a centinaia di persone nella più grande sicurezza, permettendo gli spostamenti con qualsiasi condizione di tempo.
E la stazioncina di Ovada in Piazza Castello potrebbe essere come quella della foto di copertina di questo articolo
Se ancora oggi vi fosse il “trenino della Val d’Orba” com’era chiamato con amore e con rispetto quel vero e proprio gioiellino di ingegneria ferroviaria, Ovada infatti non sarebbe isolata come lo è ora e, nel contempo con tutta la Valle dell’Orba, tramite Novi avrebbe uno sbocco in più su Genova, oltre alla vecchia linea passante per la Valle Stura.
Ma nel 1952, mentre in Trentino in Val di Sole ci si dava da fare per trasformare la vecchia linea ferroviaria a scartamento ridotto della “Trento – Malè” in una più moderna tranvia elettrica, qui da noi i politici dell’epoca decretavano la morte di un collegamento ferroviario che, se oggi ancora ci fosse, valorizzerebbe tutti i paesini rivieraschi dell’Orba.
Se è vero quel detto che recita che “le colpe dei padri ricadono sui figli“, oggi a noi, che viviamo in mezzo ad asfalti bucati, rii che esondano, strade allagate, inquinamenti atmosferici a tutto spiano e costi stratosferici per i trasporti su gomma, altro non ci rimane che una lezione: non ripetere decisioni politiche prese, come fecero i nostri padri nel 1952, sull’onda della demagogia e degli interessi immediati, ma guardare oltre.
Gian Battista Cassulo
Nella foto qui sotto, la stazioncina di Ovada in Piazza Castello con una “Littorina” in partenza