La politica è come una successione di onde e, come le onde, la politica non si ferma mai.
La troviamo ovunque: al supermercato o nel piccolo negozio. Se andiamo a far spesa in un supermercato il nostro atto politico è quello di privilegiare la grande distribuzione.
Se scegliamo il negozio sotto caso, il nostro atto politico è quello di premiare il commercio diffuso.
Noi non ce ne accorgiamo ma è così: si fa politica in ogni momento della nostra giornata.
E poi c’è il grande appuntamento politico: quello elettorale dove si può scegliere se andare a i seggi o starsene a casa.
Se si va ai seggi a depositare la scheda nell’urna si si fa politica attiva scegliendo o non scegliendo un partito. Se si sta a casa è anch’essa una scelta politica perché può rappresentare o un rifiuto verso le rappresentanze partitiche oppure perché si è soddisfatti di come stanno andando le cose e quindi non si ritiene necessario votare.
Insomma la politica la si respira ovunque e chi dice che non vuole interessarsi di politica è come se dicesse che non vuole respirare!!!!
Molti dicono così perché confondono la politica con i partiti. I partiti però altro non sono che alcuni degli strumenti della politica, e, oltre alle piccole e grandi scelte che noi operiamo nella nostra vita di tutti i giorni, vi sono ben altri modi per partecipare alla vita comune.
Ad esempio tenersi informati, discutere con gli amici su temi generali, scrivere ad un giornale e oggi che c’è Internet pubblicare la propria opinione in merito alle questioni che si ritengono importanti, e altro ancora
Non bisogna comunque distogliere eccessivamente la nostra attenzione dai partiti (e aggiungerei anche dai movimenti), perché essi sono la necessaria cerniera tra i grandi numeri, l’elettorato, e le Istituzioni. Se li lasciamo in mano a poche persone si vengono a creare delle élites che poi diventano pericolose, quasi fossero (come sta accadendo) i nuovi nobili, per dirla alla Baget Bozzo.
E i partiti si possono controllare o dal loro interno, iscrivendosi, o dal loro esterno, premiandoli o punendoli con il voto.
La democrazia è una delle forme di governo più pesanti da onorare perché richiede una costante partecipazione che, per essere incisiva, deve poggiarsi su una solida formazione culturale, perché per vivere in una democrazia occorre essere addestrati intellettualmente a questo quotidiano esercizio di sovranità sin dalla più giovane età.
Ed è per tale motivo che personalmente ogni anno vado nelle scuole primarie con un mio seminario sulle origini delle costituzioni, che propongo a tutte le classi quinte e che poi diventa oggetto della recita di Fine Anno scolastico.
Perché cittadini non si nasce, si diventa e sono loro che poi scriveranno la storia perché la storia siamo noi.
Gian Battista Cassulo
Il seminario di quest’anno è titolato: “A tavola con la Costituzione” e affronta il tema delle origini delle moderne costituzioni con l’arrivo dal nuovo mondo di nuovi prodotti agricoli che hanno favorito un nuovo benessere e aperto nuove relazioni commerciali che hanno poi portato allo scoppio della Rivoluzione industriale e della Rivoluzione Francese.
La prefazione all’opuscolo “A tavola con la Costituzione” è del prof. Fioravante Patrone e le illustrazioni sono di Anna Barisone.