In una Europa pervasa dai fermenti delle rivendicazioni politiche ed economiche, che dal febbraio del 1848 (22 febbraio 1848) partirono da Parigi con la cacciata di Luigi Filippo d’Orlenas, il quale aveva privilegiato le classi dominanti a scapito del popolo, e la proclamazione della Repubblica, anche le altre monarchie cedono, nel tentativo di mantenere il trono, alle istanze liberali e democratiche provenienti dai ceti intellettuali.
Dopo i sommovimenti in Germania (10 marzo) e nell’Impero asburgico, dove a Vienna il 13 marzo Ferdinando I incarica un’Assemblea costituente di redigere una Costituzione rinunciando al trono in favore del figlio Francesco Giuseppe, che regnerà sino al 1916, anche nell’Italia dell’epoca, sulla spinta dei moti carbonari che avevano trovato le loro origini nel 1821 prima e nel 1830 poi, si levarono, ora con più forza, istanze per una maggiore libertà politica e di pensiero.
Già nel gennaio del 1848 Palermo, anticipando Parigi, aveva visto una insurrezione popolare che ben presto si sarebbe estesa, in termini indipendentisti, a tutta l’isola costringendo di fatto Ferdinando II, per placare gli animi, a concedere il 29 gennaio una Costituzione di stampo liberale moderato e la stessa cosa la fece Leopoldo II di Toscana, promulgando il 17 febbraio 1848 nel Granducato una Costituzione che prevedeva pieni diritti, ivi compresi quelli religiosi, a tutti i cittadini.
In questo clima di fervore patriottico, politico e culturale, nel Regno di Savoia, Carlo Alberto il 4 marzo 1848 concede ai suoi sudditi lo Statuto albertino, che è una costituzione di tipo flessibile, concessa dall’alto e con tutti i poteri concentrati nelle mani del Re, esteso nel 1861 a tutto il nuovo Regno d’Italia e che resterà in vigore sino al 1946, quando con un Referendum popolare, l’Italia divenne una Repubblica dotata di una moderna costituzione basata sulla divisione dei poteri e sulla volontà generale, entrata in vigore il 1° gennaio 1948.
Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto adotta il Tricolore, che già era stato sin dal 7 gennaio 1797 il vessillo della Repubblica Cispadana (Reggio Emilia), quale bandiera del Regno, in onore dei patrioti lombardi che il 20 marzo lo avevano fatto sventolare sulla guglia più alta del Duomo di Milano e costretto il generale Radetzky a ritirarsi dalla città, dove nasce un governo provvisorio presieduto dal podestà Gabrio Casati.
La sera del 23 marzo 1848 Carlo Alberto comunica al popolo che le sue truppe scenderanno in campo al fianco del lombardo veneto contro gli austriaci e con in testa il Tricolore scoppia la Prima Guerra d’Indipendenza.
Gian Battista Cassulo
Nella foto in apertura le Frecce tricolori. Nel primo filmato le date salienti del Tricolore e la Banda musicale “Romualdo Marenco” di Novi Ligure. Nel secondo filmato uno spezzone storico sulle “Cinque giornate di Milano“, prodotto da Piero Angela