Con la riduzione delle restrizioni determinate dalla pandemia del Covid19, (quella che è stata chiamata la fase 2), molti dei lavoratori costretti all’inattività stanno tornando ai luoghi di lavoro. In questa fase, come tutti dicono, è necessario mantenere un efficace distanziamento sociale. Soprattutto nei luoghi chiusi. Quindi anche nei mezzi di trasporto collettivo, tradizionalmente luogo di affollamento. Varie misure si rendono opportune. Fra l’altro, va segnalata la necessità di ricambiare più frequentemente l’aria. Le ferrovie hanno disposto una maggiore durata dell’apertura delle porte alle fermate, ma forse sarebbe opportuno anche tenere aperto qualche finestrino. Occorre fare molta attenzione anche all’uso dell’aria condizionata, che con il ricircolo potrebbe essere veicolo di trasmissione dei virus.
È anche essenziale che ci siano mezzi sufficienti ad evitare ogni tipo di affollamento. Rispetto alla cosiddetta fase 1, non pare tuttavia che ci sia stato molto progresso. Ad esempio, sulla linea Genova – Acqui Terme, le 6 coppie di giornalieri di treni sulle 13 previste dall’orario normale, sono ri-aumentate appena a 7 su 13.
Per quanto riguarda i pendolari del novese, vi è notevole malcontento. Al proposito, riportiamo quasi integralmente il testo del comunicato che ci è giunto dall’Associazione Pendolari Novesi:
“Ma questa sarebbe la Fase 2? Ma dove vogliamo andare…
Benvenuti a Novi Ligure! Ridente località del basso Piemonte dove ci sono circa 30.000 cittadini che pagano le tasse a Regione Piemonte e, dopo essere stati isolati da Milano nel 2017, adesso vengono isolati da Torino con la scusa del Coronavirus!
Per due lunghissimi mesi, la maggior parte di noi chiusi in casa e soggetti a restrizioni sulla propria libertà individuale, abbiamo seguito con ansia e trepidazione l’evoluzione di questa nostra nuova condizione, decisamente senza precedenti.
Con l’arrivo della Fase 2, che prevede la riapertura di numerose aziende e servizi, e la conseguente ripresa della attività lavorative, abbiamo invano sperato che il servizio pubblico del trasporto che è quello che ci permette il tanto agognato diritto alla mobilità, uno dei diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, riprendesse a livelli di accettabilità minima, consentendo ai lavoratori di rispettare i loro impegni lavorativi e quindi di onorare il loro contratto di lavoro.
E invece, alla ripresa della Fase 2, che cosa troviamo a livello di orari?
Provate a vedere voi stessi avendo la pazienza di leggere le righe che seguono.
Proviamo a dare un’occhiata sulla linea Genova > Torino in direzione Torino.
Le limitazioni del trasporto ferroviario introdotte dal 18 marzo u.s. a seguito dell’emergenza Covid19, isolano Novi Ligure dal resto del Piemonte fino alle 8:14, orario di partenza da Novi Ligure del RV 2504.
Prima di quell’orario, i pendolari novesi dipendenti di servizi pubblici essenziali che devono garantire la presenza sul posto di lavoro entro le 8:30 ad Alessandria, Asti e Torino, sono costretti a viaggiare con mezzi propri o, in alternativa, a lasciare l’auto ad Alessandria per proseguire con i regionali 2500 e 2502 che originano da lì.
Analoghe considerazioni possono essere fatte per il ritorno, dal momento che l’ultimo treno (e sottolineo l’ultimo) da Torino in direzione Genova parte alle 18:30! Pura follia.
Facciamo rilevare che la programmazione del trasporto ferroviario di queste ultime settimane ha fortemente penalizzato i pendolari novesi, prevedendo un solo convoglio circolante nella fascia a maggiore frequentazione di pendolari, fascia durante la quale viene garantito un certo numero di convogli persino in caso di sciopero.
Risulta davvero difficile comprendere con quale criterio e a beneficio di chi siano state operate tali riduzioni del servizio, considerando che, dalle 9:14 in poi, sono stati mantenuti diversi treni cadenzati diretti a Torino.
Tali limitazioni persistono ancora oggi, nonostante il passaggio alla Fase 2; ci si chiede per quanto tempo dovrà ancora protrarsi questo disservizio, perché di questo stiamo parlando.
Al disagio di dover effettuare lunghi spostamenti in auto, si aggiungono le spese sostenute per il carburante e il pagamento anticipato di abbonamenti mensili/annuali dei quali non è stato possibile usufruire.
Altro punto molto importante è quello legato alle misure volte ad evitare assembramenti.
Nella Fase 2, presumibilmente aumenterà il numero dei lavoratori che torneranno ad essere operativi e tali limitazioni, se mantenute, rischiano di creare assembramenti.
Quali misure saranno introdotte per rispettare il distanziamento sociale previsto dal DPCM?
E che cosa succede se guardiamo da Alessandria in direzione Milano, via Voghera-Pavia?
Oltre ai tagli consistenti operati da Trenord, operatore regionale della Lombardia, notiamo che Trenitalia ha dato una grossa mano nell’aumentare i disagi, eliminando completamente dall’orario i due treni 3983-3984 (Asti-Milano al mattino) e 3971-3972 (Milano-Asti la sera) il che, unito all’eliminazione della coppia 2162 e 2163 (Genova – Milano e Milano – Genova), e all’attestazione a Voghera di treni già attestati ad Alessandria o Tortona, ha contribuito a creare un’ora e mezza di buco in piena ora di punta gettando nel disagio migliaia di lavoratori di Alessandria, Asti, Novi Ligure, Tortona, Voghera e Pavia!
Per non tacere della mancanza di tutti i treni Intercity nelle ore di punta, treni che ogni giorno erano composti da 9 carrozze completamente pieni sia in andata che in ritorno.
Chi viaggia con Intercity sicuramente ora si sposta con l’automobile.
Il minimo che potevano fare le imprese ferroviarie sarebbe stato quello di garantire il 100% almeno nelle ore di punta se non incrementarlo.
Sappiamo bene che non tutti i datori di lavoro sono imprenditori illuminati e in ogni caso esistono impieghi che non prevedono smart working, telelavoro o una semplice flessibilità di orario.
Non tutti possono permettersi di possedere un’automobile e addirittura c’è chi non ha la patente.
Queste condizioni rendono la vita molto dura a un numero molto elevato di lavoratori ed arrecano danni economici spesso molto pesanti. (…)”
Il sopra riportato comunicato, firmato dal presidente dell’Associazione ing. Andrea E. Pernigotti, è stato condiviso anche dal Coordinamento provinciale pendolari pavesi.
Stefano Rivara