GENOVA: Ritrovo virtuale per gli alunni della
scuola Descalzi dopo 56 anni
I mesi appena trascorsi, caratterizzati dallo slogan “restate a casa”, non hanno fermato la voglia di cercarsi e di incontrarsi, seppure per le circostanze del particolare momento storico anche solo virtualmente. Complice il tempo libero e lo sviluppo dei moderni mezzi di comunicazione che hanno ridotto decisamente tutte le distanze, è proprio nel corso di quel particolare e difficile lasso di tempo che sono sopraggiunte tante buone idee. Una di queste ha riguardato il dott. Fausto Lodi che, con l’amico Francesco Grillone, ha collaborato alla “reunion” dei compagni di un Corso B dei primi Anni Sassanta della Scuola Agostino Descalzi di Genova, istituto storico del capoluogo ligure a pochi passi dalla centralissima stazione di Brignole.
Chiediamo al dott. Lodi di raccontarci qualche curiosità della scuola e dei suoi compagni di classe, oltreché esprimerci le sensazioni provate a seguito di questa rimpatriata, al momento avvenuta solamente tramite la creazione di un gruppo su Whatsapp.
Ecco il racconto del dott. Fausto Lodi
“La scuola ebbe fra i suoi allievi, prima della 1° Guerra Mondiale, un giovane e precoce Giuseppe Siri che diverrà poi Cardinale all’età di 47 anni, guidando per 41 la Arcidiocesi ligure e legando il suo nome anche alla Liberazione e allo sviluppo della città. Scuola che alla vigilia della 2° Guerra Mondiale accolse e organizzò appositi turni per gli alunni ebrei espulsi dalle altre scuole a seguito delle leggi razziali. Qualcuno ricorda oggi che, ancora negli anni ’60, alcune aule presentavano traccia della Mezuzah sugli stipiti delle porte. Scuola ove la civiltà ebbe il sopravvento sulla disumanità dell’odio e dell’ignoranza colpevole. Scuola che nel 2001 sarà co-intitolata ai fratelli Roberto e Carlo Polacco, figli del custode della Comunità ebraica genovese che furono deportati con i genitori durante la retata alla Sinagoga del 3 novembre 1943 e morirono ad Auschwitz. Con questa storia alle spalle, nel periodo di quarantena per il coronavirus si è deciso di tentare una ricerca per ritrovare molti dei vecchi compagni che terminarono il loro primo ciclo di studi nel 1964, tagliando l’allora ambito traguardo della Licenza Elementare. In verità alcuni, i promotori della ricerca, abitando nello stesso quartiere, non si erano mai persi completamente di vista, altri si erano persi del tutto, o per pochi chilometri o per centinaia… Certamente oggi, telefoni cellulari a parte, gli strumenti digitali sono di una potenza incredibile e non solo hanno reso possibile il lavoro, ma lo hanno facilitato. La cosiddetta ‘caccia al compagno’ è così cominciata ed ogni giorno si inserivano nel gruppo Whatsapp, appositamente costituito e denominato ‘Quelli della Descalzi’, dove la foto di riferimento è quella del maestro Alessandro Marcello, titolare del corso, nuovi nomi di vecchi compagni, fino a raggiungere il numero, ormai consolidato, di venti. Per tutti vogliamo ricordare lo stupore di uno dei tanti ritrovati, appena inserito nel gruppo: ‘Ragazzi, ma a voi la Stasi della Germania dell’est vi fa un baffo’, ‘Sono emozionato, incredibile’. E quanti ricordi ritornano in note curiose e simpatici aneddoti: dalle medaglie premio, alle punizioni, alle merende, ai calamai sostituiti con ‘paterna e severa largizione’ dalle stilografiche, agli allora ‘bidelli’ e alla struttura dei servizi igienici a loro affidata. In mezzo passano 56 anni di vita… Ognuno ha costruito e percorso una propria strada, i punti inequivocabili di divisione restano oggi come allora i colori rossoblucerchiati, ma i punti del passato che uniscono sono molti, ancora lì a portata di mano, come altrettanto a portata di mano sono le storie interessanti di venti compagni che hanno scritto un periodo importante e significativo della loro vita, partendo, come ricordato, dai ‘favolosi anni ‘60’. Questi i nomi dei compagni ritrovati, con cui ci si rincontrerà a breve, appena possibile, per una larga rimpatriata: Claudio, Daniele (2), Danilo, Ennio, Fausto, Francesco, Franco, Fulvio, Gianfilippo, Gianni, Giorgio, Giuseppe (Pino), Leonardo, Mauro, Renato, Sergio, Silvano, Tiziano, Vittorio. I nomi dei compagni che non potremo riabbracciare, ma che non dimenticheremo sono: Edoardo, Enrico, Nestore. Con ruoli differenti sono stati tutti attivi e molti lo sono ancor oggi, nei differenti settori del Paese nei campi dell’industria e dei servizi, ne citiamo qualcuno: metalmeccanico e informatico, assicurativo, bancario, finanziario, sanitario, alimentare, abbigliamento, arredamento, trasporti e editoria. Molti di quelli che con oltre 44 anni di lavoro si sono ‘già fermati’ si dedicano con rinnovato vigore ad attività di volontariato per contribuire a rimettere in circolo quei concetti solidali appresi sui banchi di scuola nei primi anni ’60. Tempi lontani, quasi da libro Cuore, diranno i più giovani lettori leggendo queste righe… Certamente incominciano a essere ricordi lontani nel tempo e quindi … un po’ vecchi, ma non lo possono essere in quei valori che non dimenticheremo e che vogliamo tramandare, perché con la loro testimonianza determinano il grado di civiltà non solo degli Stati, ma dei tempi in cui si vive”.
Samantha Brussolo