Massimo Calissano ci racconta la storia della bomba di Campo Ligure

Il nostro corrispondente dalla Valle Stura, Luca Serlenga, che sta seguendo l’evolversi della situazione in merito al rinvenimento di un ordigno esplosivo risalente alla 2° G.M., ci ha mandato questa interessante notizia storica raccolta direttamente dall’autorevole fonte di Massimo Calissano

La bomba inesplosa rinvenuta in questi giorni a Campo Ligure nei pressi del ponte della stazione ferroviaria ha creato numerosi disagi alla popolazione e a distanza di quasi 80 anni lo spettro della guerra torna a fare paura ai campesi.

Ma come è possibile che per tutti questi anni un ordigno così grosso e potenzialmente distruttivo sia rimasto nascosto sotto i nostri piedi?

Lo abbiamo chiesto a Massimo Calissano, nota firma dell’Inchiosto Fresco nonché esperto storico degli ultimi eventi bellici che hanno interessato la Valle Stura.

L’ordigno da 500 libbre rinvenuto in questi giorni” ci spiega Massimo “presumibilmente è stato sganciato da un aereo americano od inglese ed è da ricondurre al bombardamento fallito del ponte della stazione ferroviaria nella domenica del 18 marzo 1944

La spoletta doveva essere sicuramente difettosa se dopo essere caduta non è esplosa ed avvoltolata chissà quante volte addosso alle pietre durante le piene la bomba non è mai scoppiata. Probabilmente dopo essere caduta si è infilata in una buca già scavata da una bomba precedente ed è stata ricoperta da pietre e sabbia degli scoppi seguenti ed ora riportata in superficie dalla piena dello Stura della settimana scorsa”.

Il prof. Bottero, storico locale ricorda che nei primi anni cinquanta don Giuseppe Oliveri, detto er prève d’Brilla, raccontava ad un gruppo di giovanissimi chierichetti che quella domenica dopo aver celebrato messa (Ndr.: celebrava sempre messa prima alle sei del mattino) intorno alle nove-dieci passeggiava in zona recitando il breviario, come soleva fare tante volte. Poi si era seduto su una pietra presso il fiume, quando sentì giungere alcuni aerei, ma non ci fece caso perché ne passavano tanti e sempre tenendosi a debita distanza dalle quattro mitragliere da 81mm due binate e due a quattro canne della contro aerea presenti in zona. Ma Improvvisamente ecco giungere il caratteristico sibilo e in men che non si dica dei boati spaventosi e pietre che volavano da tutte le parti! Il prete si coricò per terra con le mani sopra la testa, addosso gli cadevano pietre e terriccio. Uno spavento terribile. Finiti gli schianti un gran polverone.

La memoria dell’evento è comunque ancora viva nel ricordo dei più anziani abitanti della zona. Lo spostamento d’aria ruppe gran parte dei vetri delle case (Ndr.: sostituiti poi, molto ingegnosamente con le “lastre” dei raggi X, opportunamente raschiate) e fece crollare due soffitti. Per giorni vennero raccolte pietre e schegge di ferro. Questo bombardamento non va però confuso con quello successivo, quando un aereo in avaria, per alleggerire il proprio carico, sganciò alcune bombe nella piana antistante Cà di Mezzo e Bardin, provocando alcuni crateri visibili ancora oggi ma nessun danno alle persone o alle cose.

Luca Serlenga

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