UNA STATUA AL GIORNO TOGLIE IL MALE DI TORNO

Sull’onda emotiva della nuova battaglia iconoclasta dei distruggitori e imbrattatori di statue e simboli, dei nuovi censori di vecchi film, pietre miliari della storia del cinema passate nell’immaginario collettivo, fino ad arrivare ai più dozzinali epuratori di spot pubblicitari (“abbasso Calimero piccolo e nero e i marroni choco pops!”) propongo di continuare l’opera spianando innanzitutto il Colosseo, simbolo di violenza e tortura oltre che di prevaricazione dell’uomo sugli animali.

Da eliminare sicuramente la torre dell‘orologio in piazza San Marco per razzismo verso i due pastori di bronzo condannati in eterno ad essere chiamati “Mori“.

Che fare della raffigurazione allegorica della Battaglia di Lepanto di Paolo Veronese? Pura istigazione all’estremismo religioso e all’islamofobia.

Brutte notizie anche per i melomani. La lirica va quasi interamente soppressa: Nabucco per antisemitismo, Aida per apologia della schiavitù, Otello per razzismo e incitamento alla violenza di genere e femminicidio, Carmen per razzismo verso l’etnia Rom e apologia del femminicidio.

Con Manon Lescaut e Butterfly tocchiamo poi l’apice dell’istigazione alla prostituzione e nel secondo caso al suicidio.

Insomma, noi occidentali abbiamo tramandato una fantasia malata che va assolutamente rivista e corretta.

Ester Matis

2 Replies to “UNA STATUA AL GIORNO TOGLIE IL MALE DI TORNO”

  1. Calimero non rappresenta alcuna minoranza/ gruppo etnico ma è un personaggio di Andersen, primo esempio sbagliato.
    Il Colosseo è, da quasi 1600 anni, una chiesa, un luogo di culto, secondo esempio sbagliato.
    I due mori della torre dell’orologio di San Marco in Venezia sono chiamati così per la patina di ossido di bronzo, terzo esempio sbagliato.
    La “Battaglia di Lepanto” è un quadro a sfondo religioso e a tema storico, nessun tipo di estremismo, quarto esempio sbagliato.
    Il librettista Solera e Giuseppe Verdi per il “Nabucco” hanno realizzato un’opera che fa del parallelismo tra le angherie subite dal popolo ebraico e quelle subite dagli italiani durante i secoli di dominazione straniera l’architrave della rappresentazione. Non c’è traccia di antisemitismo, anzi il contrario, quinto esempio sbagliato.
    A latere: se io fossi una ragazza o un ragazzo di origine africana o afro in generale e vedessi la città dove vivo tappezzata di statue di persone, quasi sempre uomini, che sono diventati famosi e riveriti per i danni causati alla mia etnia di origine non sarei tanto contento.
    🙂 perdonate l’intrusione

    1. RISPOSTA
      Noi aggiungeremmo ai ragazzi africani che Mattia cita nella sua riflessione anche quelli degli Indios e dei Pellerossa. I primi sono ciò che resta di un popolo sterminato dagli spagnoli e dai portoghesi. I secondi, gli eredi di fiere tribù eliminate con un vero e proprio genocidio, dai francesi e dagli inglesi.

      L’Europa gronda di sangue e di sangue grondano i suo palazzi e oggi stiamo assistendo ad un nuovo schiavismo d’importazione mascherato da falsa accoglienza e oggetto di contesa politica.

      La redazione

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