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La rinascita della “sciamadda”

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Arquata Scrivia è l’ultimo comune situato sulla SS35 dei Giovi della provincia di Alessandria, dopo di che inizia la Liguria con la provincia di Genova. Questo comune di confine ha sempre sentito forti le influenze della vicina Liguria dal dialetto alla gastronomia.

Tanto che per due anni, dal 2012 al 2014, è stata presente sulla via principale del paese una “sciamadda”, ovvero, una tradizionale friggitoria genovese. Chiusa poi per incomprensioni tra i soci, oggi finalmente Arquata può ricontare sulla “Nuova Sciamadda” (così si chiama oggi) interamente gestita dall’eclettico Giovanni Grasso, classe 1950, che ha deciso di riprendere l’attività da solo e gestirla in piena libertà.

Signor Giovanni, dopo anni eccola di nuovo qui.

Già. Passare davanti al locale chiuso per questi sei anni è stata quasi una tortura. Nonostante ora sia in pensione, non sono riuscito a smettere di sognare di riaprire ed eccomi qui.

Il locale chiuse i battenti per motivi societari. Oggi c’è solo lei qui vero?

Precisamente. Alcune incomprensioni portarono alla chiusura dell’attività. Ora sono solo e gestisco in autonomia tutto. La definisco la situazione ideale.

Un po’ di storia. Non è da tutti aprire un’attività del genere soprattutto alla sua età. Da dove nascono passione e competenze per farlo?

Ho iniziato a lavorare da ragazzo nel bar-pasticceria di mia madre a Crocefieschi. Lì, ho imparato il mestiere e tutti i suoi trucchi. Poi la vita mi ha portato a fare altre cose, come spesso accade. Ho svolto vari lavori fino alla pensione. Ma la passione per la cucina non mi ha mai abbandonato. Perciò sono tornato “sulla piazza”.

A guardare la sua vetrina viene l’acquolina in bocca. Qui vedo specialità di friggitoria ma anche pasticceria…

Si, questa è una sciamadda a tutti gli effetti. Perciò da me si può trovare tutte le specialità delle vecchie friggitorie genovesi tra cui la farinata, il latte brusco, il baccalà fritto e la panissa. Però io vi unisco anche alcune specialità di pasticceria ligure come il latte dolce e i “canestrelletti”, rigorosamente fatti a mano da me con una ricetta antica che si tramanda nella mia famiglia da moltissimo tempo; basti pensare che questa ricetta è valsa un premio a Londra nel 1860 agli antenati di mia madre e a Roma nel 1910. Con la stessa pasta poi preparo anche torte di mele e crostate.

Parlandone ci è venuta fame. Ultima domanda: come si fa a degustare le sue specialità?

Semplice, passando in negozio tolto il martedì e il mercoledì che sono i giorni di chiusura. Gradisco le prenotazioni perché almeno posso far trovare all’ora prestabilita tutti cibi caldi. Volendo si può degustare anche qui in negozio le specialità avendo a disposizione alcuni posti a sedere.

Non ci resta che augurare al signor Giovanni un grande in bocca al lupo per la sua attività commerciale e, nel farlo, lo ringraziamo per il lavoro eseguito con fine maestria di mantenimento delle tradizioni culinarie della vicina Liguria.

Fausto Cavo

Il signor Giovanni davanti al suo forno in attesa di cuocere la farinata
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