Abbiamo sentito il Consigliere Antonello Barbieri
Ognuno di noi quotidianamente è letteralmente “bombardato” da ogni tipo di informazione e tra queste, ampio spazio è dedicato alla politica. Che sia politica nazionale o estera, tutti noi, “volenti o nolenti”, siamo in un certo qual modo coinvolti nel flusso di informazioni che ci raggiungono da ogni parte e che è notevolmente aumentata con l’utilizzo massiccio della rete.
Un capitolo a parte però, potrebbe essere scritto circa la politica di carattere locale. Se infatti siamo tutti abbastanza preparati su cosa accade a Roma o a Bruxelles, lo siamo decisamente meno su cosa succede nei palazzi delle istituzioni vicini a noi.
Una bella delucidazione questa volta ci è giunta dal consigliere comunale di Montoggio, dell’Unione dei Comuni dello Scrivia e presidente nazionale del FCCN (ndr.: Fusione Comuni Coordinamento Nazionale) Antonello Barbieri, sulla questione dell’Unione dei Comuni dello Scrivia.
Molti di noi, lettori e cittadini di questa Valle, ne sappiamo poco o nulla di quest’Istituzione che nasce nel 2014 e comprende 9 Comuni situati nella Valle, tutti sul territorio ligure.
Consigliere Barbieri, come “sta” l’Unione dello Scrivia?
Per il passato, malissimo! Il futuro, invece, è tutto da scrivere ma, l’avvicendamento alla Presidenza dell’Ente mi fa ben sperare. Infatti, a dicembre, è subentrato al sindaco di Vobbia, Simone Franceschi, quello di Savignone, Mauro Tamagno, che, almeno nelle intenzioni, sembra determinato a cambiare passo. Una delle cose che spero è che ci sia un impegno forte nell’informare i cittadini che, dopo 7 anni dalla sua nascita, ancora non sono stati messi nelle condizioni di capire cos’è e a che cosa serve l’ente comprensoriale.
Ci spieghi meglio…
Vorrei si riuscisse a far capire i molti vantaggi che si avrebbero se funzionasse ma purtroppo, almeno sino ad ora, devo denunciarne le importanti inefficienze. Io sono stato uno dei più infervorati sostenitori di quest’organizzazione perché la mia esperienza come presidente del FCCN mi ha fatto capire quanto sia importante in una realtà come la nostra composta da una miriade di piccoli Comuni unirsi per poter condividere e quindi gestire in maniera più efficiente le risorse. E con risorse intendo le persone che lavorano a vari titoli negli uffici delle istituzioni ad esempio ma non solo; anche il semplice fatto di riuscire ad elevare decisioni ad uno stato comunitario, al peso politico accresciuto, ad assumere decisioni che possono comprendere elementi di ampia gestione, dai rifiuti ai servizi per imprese e cittadini, al riuscire a seguire tutti i bandi disponibili per ottenere risorse economiche indispensabili per mantenere efficienti e vivi i nostri Comuni.
Entriamo più nello specifico…
A mio avviso tutte le decisioni e molti dei servizi di cui i Comuni si fanno carico in autonomia dovrebbero essere elevati a competenza dell’Unione. Le funzioni fondamentali ed il personale ad esse collegato devono passare all’Unione. Oggi i comuni rinunciano alla ricerca e compilazione dei bandi siano regionali o nazionali, per sbloccare risorse economiche, spesso derivanti dalla UE. L’Unione potrebbe invece rispondere efficacemente a questa esigenza. Queste risorse, a seconda del tipo di bando aggiudicato, possono essere utilizzate per le opere più disparate: rifacimento di scuole, di piazze pubbliche, di infrastrutture, potenziamento della digitalizzazione o strutture sanitarie. Nei piccoli comuni della Valle Scrivia attualmente non ci sono proprio risorse umane atte a seguire questi bandi. Con la rovinosa conseguenza che la Valle perde somme di denaro importanti che la aiuterebbero a svilupparsi. Poi posso citare la gestione dei rifiuti: si è firmata una convenzione tra tutti i Comuni della valle con AMIU (ndr.: Azienda Multiservizi ed Igiene Urbana) sulla gestione della cosiddetta “chiusura della discarica”. L’Unione non è mai stata coinvolta però, con il risultato che nessuno ha controllato l’operato di AMIU, potenzialmente a scapito dell’ambiente e delle finanze dei Comuni. Posso continuare con la totale assenza di partecipazione riguardo alla questione della bonifica dei territori in passato utilizzati dalle attività produttive sul territorio. Praticamente ogni Comune dell’Unione è stato “beffato” da imprese e si è visto lasciare il territorio ferito senza essere bonificato dopo che le suddette si sono trasferite. Insieme, attraverso l’Unione dei Comuni si poteva e si potrebbe fermare questo meccanismo criminale. Ma non si è fatto nulla.
La situazione pare drammatica. Qualche tentativo questo Ente Comprensoriale lo avrà pur fatto…
Sì. Un tentativo è stato fatto con il SUAP (ndr.: Sportello Unico per le Attività Produttive). Considerato che qualsiasi imprenditore voglia aprire un’attività nella nostra zona deve armarsi di circa sei mesi di pazienza prima di vedere realizzati tutti i documenti necessari per poter avviare l’impresa, creare uno sportello unico per tutti e nove i Comuni poteva e doveva voler dire unire risorse e competenze tali da riuscire a districarsi dalla matassa di documenti necessari con facilità. Purtroppo però, è stato un fallimento anche quello.
Insomma questa Unione non è proprio riuscita a decollare. E perché secondo lei?
Forte individualismo unito a scarsa lungimiranza credo. Nessun Comune ha voluto elevarsi oltre la propria ristretta visione per creare qualcosa di più grande. Ognuno applica i suoi giochi, le sue politiche sempre cercando di avere l’erba più verde del vicino. Anche se poi il risultato è che nessuno ha più erba verde.
Lei vede ancora una speranza per questa organizzazione a cui crede molto?
A dicembre, come ho detto prima, abbiamo eletto il nuovo Presidente dell’Unione il Sindaco di Savignone, Mauro Tamagno. Nonostante io abbia presentato decine di mozioni e ordini del giorno, spesso purtroppo inascoltati, e addirittura lo scorso 18 giugno 2020 abbia presentato un ordine del giorno per sciogliere l’Unione per “Manifestata inutilità”, ho deciso di investire nella figura di Tamagno. Ho fiducia che possa far meglio dei predecessori ma, per farlo, dovrà scrollarsi di dosso le zavorre che rappresentano il buio passato, con determinazione e coraggio. Questo per la Valle Scrivia sarà, forse, l’ultimo treno.
Fausto Cavo