Pubblichiamo qui di seguito, a firma di Lorenzo Pastorino, cultore di storia locale, un ricordo del deragliamento ferroviario avvenuto il 27 febbraio 1945 nella frazione Santo Criste-Gnocchetto, nel territorio del comune di Belforte Monferrato e lo vogliamo fare, come ci sottolinea anche Lorenzo Pastorino, non tanto alla luce di ogni sorta di revisionismo per gettare ombre sui fatti accaduti, ma solo per ricordare i segni delle atrocità che lasciano alle loro spalle tutte le guerre.
La redazione
Quest’anno ricorre il 76° anniversario del deragliamento ferroviario avvenuto il 27 febbraio 1945 in frazione Gnocchetto, nel territorio del Comune di Tagliolo-Belforte (oggi Comune di Belforte).
Sulla linea ferroviaria “Genova – Acqui”, i partigiani organizzarono un attentato ad un treno tedesco che di notte pattugliava la linea per evitare sabotaggi.
Purtroppo, verso le ore diciannove, giunse al Gnocchetto, in località Santo Criste, il treno accelerato per Torino, carico di pendolari, che raggiungevano le famiglie sfollate in Piemonte.
L’accelerato era in forte ritardo e non avrebbe dovuto transitare sulla “Genova – Acqui”, ma vi era stato deviato a causa di eventi bellici che ne avevano determinato il cambio di percorso.
Quando il treno giunse nel punto in cui erano stati allentati alcuni bulloni dei giunti delle rotaie, la motrice si staccò dalle vetture, la prima vettura ed il bagagliaio si rovesciarono in un ritano e le altre vetture si inclinarono su un fianco.
Il deragliamento ebbe luogo sul ponte che collega la galleria della Rocca con la galleria del Ciso, nella valle del Rio Ceci, sul confine con la Liguria.
Secondo recenti aggiornamenti, quindici persone morirono sul posto; almeno altre tre risultarono gravemente ferite e morirono nei giorni successivi; i feriti furono ventitré.
Intervennero i militi della Croce Rossa di Genova ed una parte dei feriti vennero trasportati all’ospedale di Ovada ed al San Martino di Genova.
Le opere di soccorso furono ardue; giunsero medici, vigili del fuoco, furono usate fiamme ossidriche per liberare gli imprigionati tra le lamiere. Uno spettacolo terrificante tra pianti, lamenti, urla.
I tedeschi fecero distribuire un manifestino, dal quale risultavano 26 morti e 40 feriti.
All’alba, erano pronti a bruciare tutto l’abitato di Gnocchetto, se tra le vittime si fosse trovato un solo tedesco. Ciò non accadde e la frazione fu salva.
Lorenzo Pastorino
Vittime decedute a Gnocchetto il 27/2/1945:
- Domenico Camera di Genova, 33 anni, manovale
- Martino Daidone di Genova, 36 anni, marittimo
- Alberto Ferrando di Genova, 44 anni, esercente
- Adolfo Lanzarotti di Genova, 42 anni, pescivendolo
- Giuseppe Musumeci di Genova, 23 anni, marittimo
- Antonino Marino di Genova, 42 anni
- Andrea Scurfogliozzo di Genova, 38 anni
- Aristide Monzeglio di Genova, 50 anni
- Giuseppe Cabella di Gavi, 39 anni, operaio
- Giuseppe Cavallero di Genova Sestri, 40 anni, elettricista
- Virginia Lolli di Rapallo, 32 anni
- Bruno Cevasco di Bargagli, 30 anni, contadino
- Domenico Guarnaschelli di Chiavari, 61 anni, conduttore ferrovie
- Giuseppe Romani di Genova Rivarolo, 52 anni, manovale
- Demetrio Massimo Marzocchi di Torino, 36 anni, falegname.
Vittime decedute in altre località:
Vittorio Sgarlata, Armando Landi, Secondo Barboro
Nella foto di apertura il monumento alle vittime inaugurato il 27 febbraio 2016
La fotografia si riferisce proprio al monumento alle vittime del deragliamento, inaugurato il 27 febbraio del 2016 e realizzato dal comune di Belforte Monferrato per volontà del sindaco Franco Ravera. In realtà, questa lapide è stata fortemente voluta dall’ex sindaco di Ovada, Lorenzo Bottero. Egli, dopo aver appreso casualmente del tragico fatto, si impegnò per giungere ad un ricordo delle vittime. Nel 1985 ci fu una messa di suffragio, ma Bottero dovette attendere trent’anni per vedere una lapide con i nomi delle vittime. Pellegro Ottonello (ex sindaco democristiano di Masone) ebbe parole di elogio per Lorenzo Bottero.
Il filmato qui sotto visibile è stato girato da Inchiostro fresco TV ed è un’anticipazione di un reportage completo in via di realizzazione a cura di Fausto e Giacomo Piombo, dalla nostra redazione della Valle Stura