Contro questa concessione si sono espressi i cittadini, il Comitato “Salviamo il monte Tarinè” presieduto da Sonia Pesce, i sindaci di Urbe, Fabrizio Antoci, e Sassello, Daniele Buschiazzo, i parlamentari Luca Pastorino e Federico Fornaro.
L’assessore regionale Marco Scajola ha assicurato la contrarietà della Regione Liguria al progetto. Unanime la richiesta affinché l’intero territorio del comune di Urbe entri nel Parco del Beigua, per scongiurare ogni futuro pericolo sulle concessioni minerarie.
Richiesto anche il coinvolgimento di tutte le amministrazioni comunali della Valle dell’Orba.
Significativa in questo senso la presenza di Andrea Barisone, sindaco di Molare (Al). Ecco qui di seguito il resoconto di un incontro moderato dal nostro inviato, Luca Serlenga, svoltosi a Piampaludo, sabato 6 marzo 2021 sull’argomento.
Gian Battista Cassulo
UN DIBATTITO A CIELO APERTO A PIAMPALUDO PER DIFENDERE IL PARCO DEL BEIGUA
In questi giorni è tornata d’attualità la vicenda di lunga data legata all’ipotesi di creazione di una miniera di Titanio nei pressi del monte Tarinè nel Comune di Urbe (Sv). Noi de “l’inchiostro fresco” ci eravamo già occupati a suo tempo della questione seguendone lo sviluppo in tutte le sue sfaccettature ma faremo comunque un breve riassunto per chi non ne fosse al corrente.
Tutto risale al lontano 1970 quando fu scoperto il giacimento da 400 milioni di tonnellate di rutilo, ovvero la forma mineralogica del titanio, minerale ricercatissimo ma estremamente pericoloso, infatti tra le se derivazioni c’è anche l’amianto. Nel 1976 l’allora Ministero dell’Industria concedette alla Mineraria Italiana Srl una concessione ventennale assorbita dalla Compagnia Europea per il Titanio (CET) che la detiene tutt’ora.
Le istituzioni locali e i cittadini si sono sempre opposti a questo progetto, da molti considerato “scellerato”, considerando l’operazione troppo rischiosa per la salute e per l’enorme impatto ambientale che ne conseguirebbe dalla realizzazione di una miniera a cielo aperto a ridosso del Parco del Beigua, patrimonio dell’Unesco.
Ma nel 1991 la CET ottiene il rinnovo della concessione per altri vent’anni riaccendendo le preoccupazioni degli abitanti della valle che riescono nuovamente a stoppare l’iter procedurale durante una Conferenza dei Servizi del 1996 a Savona, dove il comitato di cittadini, i sindaci di Urbe e Sassello, L’Ente Parco del Beigua e la Regione Liguria rigettano e bloccano la pratica.
La storia purtroppo non finisce qui. Nel 2015, anno in cui il Parco del Beigua è diventato patrimonio Unesco, la CET fa richiesta alla Regione per attivare la Valutazione di Impatto Ambientale per indagini geologiche (il V.I.A.), ma la Regione si costituisce parte civile al TAR per bloccare le richieste avanzate dalla società e difendere il Parco.
Nel 2016 e ultimamente a dicembre 2020 la Regione Liguria aveva dichiarato inammissibile la richiesta di autorizzazione per la ricerca di minerali sul Tarinè, dando ulteriormente ragione all’Ente Parco ed ai comuni di Sassello e Urbe.
Ora, nel 2021, la doccia fredda: con il decreto 1211-2021 la Regione Liguria ha concesso per tre anni alla compagnia mineraria CET la possibilità di effettuare ricerche nel comprensorio del Beigua.
Il caso torna ad infiammare quindi gli animi dei cittadini dell’Alta Valle d’Orba e non solo, perché una operazione di estrazione mineralogica di questa portata porterebbe inevitabilmente alla distruzione del paesaggio circostante.
Così sabato 6 marzo 2021 si sono riuniti a Piampaludo (Sv) i cittadini, i sindaci di Sassello e Urbe e della Valle Stura, la comunità del Parco del Beigua ed il sindaco di Molare, chi di persona e chi in collegamento telefonico, per ribadire il proprio no al decreto della Regione che consente di ricercare il rutilo alla CET.
L’evento è stato organizzato dal Comitato “Salviamo il Monte Tarinè” rappresentato da Simona Pesce e moderato dal nostro giornalista Luca Serlenga de “l’inchiostro fresco”, come si vede nel link qui allegato.
L’incontro è servito per dare un forte segnale alla politica delle preoccupazioni e della presa di posizione della comunità locale che da decenni vive con questa spada di Damocle sulla testa.
Per troppi anni si sono susseguiti diversi Governi e diversi Consigli Comunali che non sono riusciti a fermare definitivamente la minaccia, ma ora, a distanza di quarant’anni dal primo carotaggio si spera che si metta definitivamente la parola fine a questa vicenda e che finalmente anche il territorio del Comune di Urbe possa entrare a tutti gli effetti a fare parte del Parco del Beigua, in modo tale da scongiurare per sempre la rovina dell’entroterra Genovese.
Come hanno ribadito i sindaci delle due valli infatti, l’eventuale apertura di una miniera comporterebbe uno scempio ambientale di dimensioni tali da non essere circoscritto solamente ai comuni limitrofi ma riguarderebbe gran parte dell’entroterra Genovese e Savonese oltre che la costa e gran parte del basso Piemonte come l’Ovadese.
Infatti sarebbe necessario riprogettare tutta la viabilità locale e non per consentire l’estrazione ed il trasporto del minerale che non potrebbe essere lavorato sul posto, inoltre si dovrebbero creare dei depositi, ossia delle enormi discariche per il materiale di risulta, che sarebbe la maggior parte del materiale estratto.
Dopo le rassicurazioni ai sindaci dell’Assessore Marco Scajola sulla posizione di Regione Liguria che si ritiene sempre contraria all’apertura di una miniera di Titanio nel Beigua e liquida la concessione alla CET alle indagini di ricerca come un atto dovuto, è stato depositato al ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani una interrogazione per far luce sull’argomento da parte di Luca Pastorino, deputato Leu alla Camera e Federico Fornaro, capogruppo Leu alla Camera per conoscere quali provvedimenti intenda adottare il Governo per non compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati dal Geoparco de Beigua.
Il caso è quindi più che mai aperto e vi terremo aggiornati sull’evolversi degli avvenimenti augurandoci comunque che questa peripezia per gli abitanti della valle possa terminare presto nel migliore dei modi scongiurando una volta per tutte questa minaccia.
La redazione de “l’inchiostro fresco”