“PROFESSIONE PENDOLARE” UN LIBRO DI VIVIANA ALBANESE

Qualche anno fa alla stazione di Novi Ligure (Al) era appesa in bacheca la pubblicità di un libro della filosofa Francesca Rigotti, “Il pensiero pendolare”. La vita del “pendolare” in particolare chi usa il treno come Cali, la protagonista del romanzo di Viviana Albanese, è come se fosse divisa in tre: il “non luogo” come direbbe un antropologo del treno, il luogo di residenza, di solito un paese dell’Italia più vera e profonda, nel caso di Cali, Stazzano (Al) e la città dove lavora, di solito una grande metropoli brulicante di vita e opportunità, in questo caso Milano. Ecco qui di seguito una recensione del libro, a cura del nostro Andrea Macciò

Io mi sono accostato al personaggio di Cali a ritroso, partendo dal prequelCali Corre” inserito nella raccolta di racconti What is Love? e l’ho amato da subito. Una ragazza fortemente segnata da traumi familiari, che ama correre e che, come molte persone traumatizzate, compie atti di autolesionismo. Qua ritroviamo una Cali adulta, che ogni giorno si sposta da Stazzano alla stazione di Arquata Scrivia e di qua a Milano Rogoredo per lavorare in un ufficio anonimo, sotto l’egida della “madama” soprannominata Ildiavolovesteprada come il personaggio di un noto film.

Una persona che si rivelerà molto più umana e fragile di quanto sembri. In treno si è ormai creata una specie di comunità di “pendolari” che si incontrano ogni giorno raggiungendo Milano dalla provincia ligure o piemontese oppure da Pavia: Serena, Andrea Alberto Marco, Cali, il cui vero nome è Calista, preziosa come una ninfa.

Alcuni sono sconosciuti dei quali provi a immaginarti la vita vedendo il loro comportamento, come l’ipocondriaca “Amuchina” o “Nico e Tina”.

Cali ama dare soprannomi agli sconosciuti o alle conoscenze a maglie larghe: un particolare che mi ha divertito, perché lo facevo anche io con le compagne e i compagni di Università di Scienze Pedagogiche, quelli che incrociavi alle lezioni scambiando qualche parola senza davvero conoscerli.

In “Professione PendolareCali ha un amore, Emanuele, al quale non riesce tuttavia ad aprirsi abbastanza, perché rimane legata al suo passato familiare.

In “Professione Pendolare” Cali dovrà fare un gesto simbolico che aprirà il suo cuore all’amore e al cambiamento. Le sue cicatrici restano indelebili, ma coperte questa volta in maniera definitiva.

Una caratteristica dei romanzi di Viviana sono i personaggi “migranti”: ritroviamo sullo sfondo Martin e Margherita, protagonisti di mercoledì, e Amelia e Sebastiano, protagonisti di un racconto di What is Love, e il bancario tortonese Andrea Alberto Marco, che ritorna come protagonista de “Le Nove Fasi”.

Solo leggendo tutti i testi se ne apprezza l’abilità nel descrivere la fragilità umana, nel tratteggiare la descrizione ambientale di un’Italia di provincia più umana e vivibile delle grandi metropoli, nel descrivere la condizione di “pendolare”.

Viviana è una “scrittrice del turno di notte” come lei stessa si definisce, il suo è un pensiero pendolare tra il mondo della realtà quotidiana e quello fantastico della scrittura.

Azzardando un paragone letterario con un classico, Cali, Margherita, Martin, Amelia, Sebastiano, Andrea Alberto Marco ricordano i “Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello”. Creature realmente esistenti che sono riuscite a trovare l’autrice che le ha dato vita.

La scrittura di Viviana Albanese è sempre piacevole, riesce a trattare con delicatezza, sensibilità e ironia anche temi molto difficili. Cali fra tutte le creature di Viviana è quella che sento più vicina per sensibilità.

Con “Professione Pendolare” concludiamo le recensioni dei libri editi di Viviana Albanese, strutturati come un serial, che il lettore può iniziare dal recente “Le Nove Fasi” o dallo straordinario prequel “What is Love?”.

Andrea Macciò

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