A due passi da dove le bandiere sventolano fiere al centro della rotonda di Piazza della Repubblica, lungo la via dove da pochi giorni è passata la coloratissima carovana della “Milano -Sanremo”, andando verso il casello della bretella che collega le autostrade A/7 e A/26, in fregio a Via Pietro Isola, là dove un tempo sorgevano i pubblici macelli, oggi regna il degrado
E nel degrado più assoluto, sotto gli occhi della comunità novese, esterrefatta e incredula, è nato un vero e proprio cimitero d’auto a cielo aperto. Come è mai potuto accadere questo nella Città dei Campionissimi, nella Città capitale del cioccolato, nella città un tempo punto di riferimento europeo per la filatura del famoso “Bianco di Novi”? La risposta è una sola: è per via dell’incuria nella quale sono caduti i beni pubblici, lasciati marcire nell’abbandono per privilegiare i beni privati.
È una storia vecchia per Novi Ligure dove i cittadini esterrefatti ed interdetti hanno visto nel corso degli anni uffici statali come il Catasto, l’Agenzia delle Entrate, le Riscossioni per non parlare dell’INPS, un tempo ubicato in piena periferia urbana di fronte all’Ilva (poveri vecchietti che dovevano andare sin là per le loro pratiche!), ospitati in affitto in locali privati, mentre il patrimonio pubblico ammuffiva nell’abbandono.
Le ex Caserme delle quali sono una parte oggi sono state restituite all’uso pubblico, sono un triste e lapalissiano esempio di questa politica che favorisce i pochi e danneggia i tanti, ma a questo esempio (per non parlare dell’ex Cavallerizza), un buco nero al centro della città, oggi se ne aggiunge un altro.
È questa volta è una sorta di “cimitero d’auto a cielo aperto” che si è venuto a creare negli spiazzi interni dell’area degli ex macelli di ottocentesca memoria siti in fregio a Via Pietro Isola.
E così, a due passi da Piazza della Repubblica, tra olio di motori, pezzi arrugginiti di carrozzerie, le carcasse delle auto abbandonate e semi demolite, non si contano e questo “cimitero” si cela dietro le mura che costeggiano questa strada dove si affaccia anche una delle prime lottizzazioni degli anni Settanta, “Spazio Verde”, realizzata in seguito all’entrata in vigore del Piano regolatore del 1968, durante la cui discussione in Consiglio comunale durata ben sette anni, si sono consumate le più feroci speculazioni edilizie che ancora oggi fanno bella mostra di sé in città, oggi è il degrado a farla da padrone.
Una città ferita dunque e oggi ancor più ferita da questo degrado urbano!
Gian Battista Cassulo