Ancora in quel dormiveglia che regna sui treni del primo mattino, i pendolari del locale n. 12113 “Acqui – Ovada – Genova”, nei pressi di Rivarolo sono stati svegliati da un boato di vetri in frantumi
Un l’archetto strisciante del pantografo della motrice, molto probabilmente rimasto impigliato nei “pendini” che sostengono la linea aerea di alimentazione, ha ceduto allo sforzo e, staccatosi dal suo supporto, ha frantumato il finestrino di una vettura di testa provocando l’immediato fermo del convoglio e il panico tra i passeggeri. A lanciare l’allarme e quindi ad allertare la Polfer, è stato un pendolare di Campo Ligure, Giorgio Orsellino dell’Università di Genova, che, tramite la pagina Facebook “Pendolari Acqui Terme – Comitato difesa trasporti Valle Stura2, ha lanciato, quasi come una sorta di S,O,S. il seguente messaggio: “Siamo nei pressi di Sampierdarena, all’altezza dell’Ansaldo, su uno scambio di più binari. Si aspettano soccorsi”.
Grazie al pronto intervento della Polfer, i numerosi pendolari sono così riusciti a scendere dal convoglio e avviarsi, lungo la massicciata e scortati dagli agenti, verso la vicina stazione di Rivarolo, dove, dopo le necessarie attese, sono stati trasportati a Genova Principe e Brignole.
Questo incidente rivela quanto sia necessaria un’opera di radicale manutenzione e di rinnovamento di questa ottocentesca linea ferroviaria, aperta al traffico nel 1894 per volere dell’allora Ministro dei lavori Pubblici, Giuseppe Saracco di Acqui Terme che ebbe un durissimo scontro parlamentare con l’on. Edilio Raggio di Novi Ligure, una sorta di “eminenza grigia” dell’epoca per via del suo conflitto d’interessi tra la sua attività imprenditoriale di fornitore unico delle “mattonelle di carbone” alle ferrovie e la sua attività politica.
Questa linea ferroviaria rappresentò a quei tempi, accanto alle altre due storiche line di valico, la “Torino – Genova” (1853) e la “Succursale del Giovi” (1889), il vero “Terzo Valico” ferroviario alle spalle di Genova verso il suo retroterra, ma nacque a binario unico (se si esclude il doppio binario sotto il Turchino), perché gli interessi dell’epoca erano accesi più che sulla Valle Stura, sulla Valle Scrivia in quanto a Novi Ligure Edilio Raggio aveva impiantato il suo grande stabilimento della “Carbonifera” (sulle cui ceneri ad inizio ‘900 nascerà l’ILVA) ove venivano prodotte le pestifere “mattonelle di carbone” che nel 1898 provocheranno il terribile incidente ferroviario di Pontedecimo.
Forse oggi sarebbe il caso di riequilibrare quelle scelte di fine Ottocento e potenziare la “Genova – Ovada – Acqui Terme”, la quale, con la sua deviazione ad Ovada per Alessandria, potrebbe rappresentare il vero cordone ombelicale del sistema dei porti liguri, in primo luogo quello del bacino di “Vado – Savona – Voltri – Genova”, verso il suo naturale retroterra che, se una volta era l’Oltregiogo, oggi è l’Alessandino.
Il vero “porto lungo” di Genova, anche in previsione del futuro casello autostradale di Predosa e dell’auspicabile bretella “Predosa – Carcare – Albenga”.
Gian Battista Cassulo