“VISIONE PERIFERICA” DI LUCA BOTTAZZI

La “Visione Periferica” è quella parte della visione che risiede lontano dal centro dello sguardo, e si dipana dalle aree più estreme fino a quelle più vicine al campo visivo. Una “visione periferica” simbolica è anche quella del protagonista del libro, Alessandro, adolescente dalla sensibilità artistica non comune che vive tra Novi Ligure e Pozzolo Formigaro, alla “periferia” appunto dei centri abitati maggiori

Alessandro è un ragazzo non comune, introverso e riflessivo, ma dalle molte passioni: la band musicale, la corsa, la pittura. Un atleta e un artista. Il racconto è scandito dai tempi dell’anno scolastico: le vacanze di Natale, la ripresa di gennaio, la tarda primavera in cui si inizia ad assaporare la fine delle lezioni. L’esperienza traumatica della morte del fratello Andrea, a cui era molto legato, costringe Alessandro ad affrontare il mondo da solo costruendo legami con la realtà a partire dalle proprie passioni. Fondamentale nella sua vita è l’amicizia pura, priva di complicazioni sentimentali, con Renata, una ragazza dalla sensibilità simile alla sua.

Anche l’amore impossibile per Gaia, fidanzata del compagno della band musicale Mattia, accompagna Alessandro per tutto il percorso del libro. Un amore che segnerà, nel bene e nel male fino al sorprendente finale, la sua storia.

L’arte e lo sport, insieme, sono le “medicine” naturali che permettono a Alessandro di superare il trauma della morte del fratello, assieme al percorso psicoterapico che compie.

Visione Periferica è un testo di grande qualità, caratterizzato da una scrittura non facilissima. Una sorta di monologo interiore del personaggio, un viaggio nella sua mente traumatizzata dal tragico evento e nella sua “visione periferica” di persona dalla sensibilità speciale.

La scrittura di Luca Bottazzi è affascinante, ma non immediata. Ci sono pochi dialoghi e, appunto, per comprenderlo appieno bisogna letteralmente “entrare” nella mente del protagonista Alessandro.

I legami con il territorio del novese dove è ambientato non sono espliciti, anche se chi conosce la zona riconosce lucidamente la descrizione di alcune zone di Pozzolo Formigaro e Novi Ligure. In un passo del libro si allude alla bellissima piazza del Castello di Pozzolo, oggi sede del Comune, e in tutto il volume al percorso quotidianamente compiuto dal ragazzo per andare a scuola.

I pochi chilometri che separano Novi da Pozzolo Formigaro erano fino al 1803 un confine di stato: prima tra la Repubblica di Genova e il Ducato di Milano, poi tra la Repubblica di Genova e il Regno Sabaudo, fino all’annessione nello stesso del territorio ligure. Ancora oggi è possibile avvertire le differenze fra la parlata di Novi, ibridata con il dialetto ligure, e quella di Pozzolo più simile al dialetto di Alessandria.

Molto intrigante il titolo, con il suo “doppio senso” e interessante la descrizione dell’amicizia fra il protagonista e Renata.

Il periodo dell’adolescenza, con le sue contraddizioni, è raccontato con grazia, introspezione psicologica e sensibilità da un autore dal tratto non comune per un esordiente.

Andrea Macciò

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