Il concetto di rete è facilmente comprensibile. Richiama una struttura ricca di connessioni che uniscono i diversi punti, usualmente chiamati nodi. Questi risultano così tutti collegati, direttamente o indirettamente, tra loro. Ad esempio, una rete elettrica comporta la presenza di centrali di produzione, da cui partono grossi cavi ad alta tensione che trasportano la corrente elettrica alle stazioni di smistamento; da queste alle sottostazioni; quindi alle cabine elettriche e infine alle varie utenze, dai grossi stabilimenti industriali alla piccola casetta di montagna.
Lo stesso concetto si può applicare alla rete ferroviaria: vi sono linee fondamentali ad alto traffico, quale dovrebbe diventare quella del Terzo Valico; linee sussidiarie, come la cosiddetta Succursale dei Giovi; e linee minori, che collegano centri con traffico meno intenso. Per dare un senso compiuto al tutto, occorre che anche i collegamenti minori siano salvaguardati e rinforzati, non abbandonati. La rete ferroviaria piemontese, proprio quella che dovrebbe essere collegata al Terzo Valico, era fino a un decennio fa una delle più complete d’Italia.
Purtroppo, in questa regione, l’avversione per il servizio ferroviario locale è iniziata al tempo della giunta Cota con la discutibilissima “sospensione” di dodici linee regionali nel 2012; in stato di limbo con la successiva giunta; ripresa dall’attuale governo regionale in carica. Per quest’ultimo, l’idea predominante sembra essere quella di trasformare qualche ferrovia sospesa in pista ciclabile (anche una rete di percorsi ciclabili sarebbe un ottimo investimento, ma non a discapito delle ferrovie!). E’ anche l’esatto contrario dell’atteggiamento verso la TAV Torino – Lione, dove si giustifica l’opera, da molti contestata, con la necessità di “togliere traffico su gomma dalle strade e autostrade”. Resta l’impressione che l’obiettivo strategico di trasferire il traffico “su gomma” sul meno inquinante “su ferro” sia, per i decisori politici e istituzionali, perseguibile o meno in maniera da assecondare gli interessi economici prevalenti, non sempre in linea con quelli della maggioranza dei cittadini. E sono ormai anni che continuiamo a ripetere queste cose.
Anche il Terzo Valico dei Giovi dovrebbe inserirsi in questa logica di rete. Come illustrato il 14 maggio nell’incontro per la presentazione del “Progetto condiviso di sviluppo del territorio piemontese” – si veda su questo sito l’articolo di Samantha Brussolo:
“La realizzazione di questa importante opera infrastrutturale, che consentirà certamente uno sviluppo delle interconnessioni nel commercio sul nostro continente, non deve però essere esaminata singolarmente ma rappresenta, com’è stato detto, un’occasione di crescita per le aree che da questa sono attraversate e, in modo particolare, per la Provincia di Alessandria.”.
Tuttavia, come lamenta l’Associazione Pendolari Novesi, di cui riportiamo di seguito all’articolo il comunicato, gli slittamenti nella fine dei lavori comportano il rischio che continui a slittare il previsto collegamento diretto con la Lombardia per i pendolari novesi. L’associazione si rammarica anche della scarsa considerazione sostanziale, di là dalle dichiarazioni d’intenti, dell’Amministrazione locale.
In seguito, Rfi (Rete ferroviaria italiana), ha comunicato che i tempi lunghissimi paventati non si verificheranno, essendo prevista a fine 2024 la riattivazione del collegamento con la Lombardia (ma oltre tre anni non sono comunque pochi).
Per ora, rimaniamo con una rete molto strappata.
Stefano Rivara
Nella foto sopra: i lavori per il Terzo Valico presso Novi Ligure. Sotto: la rete ferroviaria del nord-ovest com’era pochi anni fa.
Il comunicato delll’Associazione Pendolari Novesi: