L’Estate che ho dentro è un romanzo che ci affascina già dal titolo
L’estate come stagione dell’anima, la stagione della spensieratezza, della libertà, dell’amore, della sospensione. E nello stesso tempo, l’estate speciale della protagonista Nina
Nina è una quattordicenne di Milano,vivace e spensierata, nel pieno della stagione dei primi amori. Grande appassionata di nuoto, trova nello sport una sorta di stanza tutta per sé, come direbbe Virginia Woolf. La sensazione di piacevole estraneità dal mondo esterno che si prova nuotando è nota a tutti gli appassionati di questo sport.
Una sera Nina, dopo una serata non piacevole trascorsa con un ragazzo, Leonardo, che cerca di forzarla a fare quel che non vuole, ha un brutto incidente in moto. La ragazza rimane col volto sfregiato e vede svanire come neve al sole tutti i programmi per l’estate e le vacanze. Sostenuta dal suo miglior amico Filo, mette a punto il suo nuovo programma: sparire. La possibilità che le offre il destino è quella di passare un’estate appartata a Volpedo, il paesino dei colli tortonesi noto per aver dato i natali al pittore Pellizza e per la produzione di pesche e fragole dop.
Nina arriva a Volpedo un mattino di inizio estate, in treno fino a Tortona e poi in autobus. Come il protagonista de “L’equilibrio dei sassi” di Gianluigi Mignacco, Nina si trova catapultata dalla città postmoderna e modaiola al piccolo mondo antico della provincia alessandrina (nel caso di Nina i colli tortonesi) caratterizzata da ritmi lenti e dilatati e popolata da “spiriti liberi”.
Uno di questi è il padre Gabriel, fotografo bohémien che sbarca il lunario realizzando book ad aspiranti modelle. A Volpedo conosce anche il giovane assistente del padre Tommaso, che conosce a memoria il finale dei libri, e Alisha, una ragazza vivace e sfrontata di origine indiana figlia dell’unico negoziante del paese. A Volpedo trova l’amore e l’idea per rinascere come una fenice a nuova vita.
Viviana Maccarini ricostruisce benissimo l’atmosfera lenta e sospesa dei piccoli paesi collinari come Volpedo.
Oggi i social network offrono la possibilità di essere nello stesso tempo dentro e fuori dal mondo. E così, dal buen retiro di Volpedo, Nina crea un alter ego social, Mia, per cercare di condividere il suo smarrimento. Non si sente solo “la ragazza ferita” o “la tipa ustionata” ma sente di non essere più la ragazza di prima.
Con l’uso sapiente dei social che caratterizza molti adolescenti (in particolare Nina pubblica su Instagram, Twitch e Youtube) la ragazza inizia una sorta di autoterapia che la porta prima a diventare una sorta di influencer esperta dei temi del body positive, della paura e dell’emarginazione, e poi a ritrovare sé stessa.
L’estate che ho dentro è un testo di grande qualità, non riconducibile a un lavoro di genere young adult al quale pure s’ispira come tematica. Fra le tematiche trattate, quello dell’importanza della bellezza e dell’estetica in una società nella quale l’apparenza è la realtà stessa, come scriveva nel 1993 il sociologo Michel Maffesoli in “Aux creux des apparences”.
Il brutto trauma dell’incidente e dello sfregio del viso sarà un’occasione inaspettata per Nina per far emergere la sua estate interiore.
Un altro tema centrale è quello dell’importanza dei social e della loro ambiguità. Se in molte occasioni il ruolo di questi strumenti nella vita degli adolescenti è demonizzato o criticato, Viviana Maccarini sottolinea con grazia e competenza le opportunità che offrono: condivisione delle esperienze, auto-terapia “gratuita”, possibilità di farsi conoscere e portare all’attenzione tematiche che ci stanno a cuore come quella del body positive per Nina.
Il terzo tema, che ho già trattato in diverse recensioni e chi mi interessa molto, è quella della vita della provincia italiana profonda (in particolare quella piemontese) così diversa con i suoi ritmi lenti e ancorati alla natura dalle vicinissime metropoli di Milano e Torino e popolata da personaggi stravaganti e spiriti liberi. E proprio i social e le nuove tecnologie rendono possibile a chi vive in luoghi relativamente isolati di essere con un piede dentro e uno fuori la contemporaneità.
Una scrittura limpida, poetica, raffinata e appassionante, quella di Viviana Maccarini, che ricostruisce alla perfezione la difficile età dell’adolescenza e il rapporto conflittuale che a quell’età si ha con il corpo.
L’estate che ho dentro (bellissima anche la cover, con il viso della ragazza coperto dal fiore simbolo dell’estate) è un romanzo complesso e articolato che riesce a riunire nelle stesse pagine tre diverse tematiche appassionando lettori di ogni età.
Viviana Maccarini, originaria di Voghera, è nata nel 1992 e attualmente vive a Milano. Dopo la laurea in filosofia presso l’Università di Pavia, ha conseguito un master in sceneggiatura e ha iniziato a lavorare nel cinema, per poi intraprendere una collaborazione con l’editoria. L’estate che ho dentro è il suo romanzo d’esordio.
Andrea Macciò
VOLPEDO: I BASTIONI VOLPEDO: SOTTO LE MURA