E’ stato pubblicato nei giorni scorsi, a cura dell’osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV (Lega Anti Vivisezione) il rapporto “zoomafia” relativo ai dati dell’ultimo anno trascorso, riguardo alla regione Piemonte. I risultati sono quasi completi, avendo analizzato i dati ricevuti da otto Procure della Repubblica su nove (non ha risposto solo la Procura di Vercelli). Proiettando la media dei dati pervenuti su scala regionale, è stato calcolato che, nel corso del 2020, in Piemonte sono stati registrati circa 585 procedimenti (il 6,32% di quelli nazionali), con un tasso di 13,31 ogni 100.000 abitanti.
Risulta che in ambito regionale si è riscontrato, rispetto all’anno precedente, un leggero aumento dei reati accertati contro gli animali. Non in tutte le province però: la Provincia di Alessandria ha registrato una leggera diminuzione.
Anche se la situazione è migliore rispetto a diverse altre regioni, non sono piccoli numeri. Anche perché, ovviamente, questa potrebbe essere solo la “punta dell’iceberg”; è facile ritenere che buona parte degli illeciti commessi, soprattutto per i maltrattamenti, non siano denunciati.
Più della metà dei procedimenti registrati sono a carico d’ignoti, cioè non si conoscono gli autori dei reati.
I dati analizzati sono riferiti a tutti i reati denunciati a danno di animali, non solo a quelli attribuibili a organizzazioni criminali.
Dalla tabella sui tipi di reati denunciati, si rileva che per la maggior parte dei casi si tratta di maltrattamenti, meno frequenti sono le uccisioni e i reati venatori. Per il Piemonte risultano, per fortuna, invece assenti le denunce per combattimenti clandestini cui a volte sono obbligati determinati tipi di animali.
Nel link qui sotto si può scaricare il rapporto completo.
Possiamo aggiungere che nel nostro ordinamento per questi tipi di reati sono previste sanzioni piuttosto lievi, tali da non costituire un’efficace deterrente verso certi comportamenti. Rispetto al passato, si va lentamente diffondendo una maggiore sensibilità verso le sofferenze degli animali. Nello stesso tempo, però esistono oggi, a differenza di quanto accadeva in un mondo meno industrializzato, allevamenti intensivi, soprattutto di suini e pollame, dove non vengono rispettate le più elementari esigenze di vita di questi esseri senzienti. Spesso, le aumentate sensibilità personali rimangono sovrastate da logiche organizzative orientate solamente al massimo profitto.
Stefano Rivara
Nella fotografia sopra: un allevamento che rispetta il benessere animale (presso Voltaggio) foto S.R.