La riforma Renzi-Boschi: fu l’oggetto del terzo referendum costituzionale nella storia della Repubblica Italiana
Fortunatamente quella riforma, che sostanzialmente limitava le scelte dei cittadini e verticalizzava il potere delle assemblee elettive, trasformandole, come poi è accaduto per le Province, in organismi di nominati, fu bocciata dagli elettori chiamati alle urne dal terzo referendum costituzionale della nostra storia repubblicana. E nell’agosto del 2016 nella redazione de “l’inchiostro fresco” si tenne una riunione per decidere la linea del giornale su quel Referendum. Ecco qui di seguito la cronaca degli eventi di cinque anni fa.
Dopo il Referendum costituzionale del 2001, dove vinsero i “Sì” con un’affluenza di circa il 34%, e quello tenuto nel 2006, quando prevalsero i “No” e che vide una partecipazione del 52,5%, il 4 dicembre 2016 si tenne il terzo Referendum costituzionale relativo alla cosiddetta riforma costituzionale Renzi- Boschi, per modificare a seconda parte della Costituzione. Modifica costituzionale approvata a maggioranza semplice dai due rami del Parlamento e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 15 aprile 2016
Contro questo esito un nutrito gruppo di parlamentari di maggioranza e di opposizione di entrambe le camere il 20 aprile 2016 impugnò la legge di fronte alla Corte suprema di Cassazione e pertanto, ai sensi dell’art. 138 della Costituzione perché la proposta di riforma era stata approvata dal Parlamento con una maggioranza inferiore ai due terzi dei componenti di ciascuna camera, si rese necessario questo referendum di natura confermativa.
In totale si è trattato della 22° consultazione referendaria svolta nel nostro Paese e del 72º quesito sottoposto al corpo elettorale.
La consultazione popolare, vide un’affluenza alle urne pari a circa il 65% degli elettori residenti in Italia e all’estero e una netta preponderanza dei No alla riforma, che superarono il 59% delle preferenze espresse.
Di tutto questo se ne parlò nella redazione de “l’inchiostro fresco” sia prima, come dopo la consultazione referendaria, assieme allo staff del giornale che curava e cura le pagine relative alle istituzioni e alle rubriche scientifiche.
Sempre in quella riunione prendemmo in esame i contenuti della Commissione bicamerale per le riforme costituzionali presieduta da Massimo D’Alema, che lavorò dal 5 febbraio 1997 sino al 9 giugno 1998, quando Luciano Violante, Presidente della Camera dei Deputati, annuncia “la morte di questa commissione“
Gian Battista Cassulo
COSA PREVEDEVA LA RIFORMA COSTITUZIONALE RENZI-BOSCHI
Il Governo Renzi l’8 aprile 2014 presenta tramite il Ministro per le riforme e rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, un disegno di legge per il superamento del bicameralismo perfetto, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.
Nello specifico questo disegno di legge prevedeva la riforma del Senato della Repubblica, che si sarebbe dovuto trasformare in una sorta di camera di rappresentanza delle istituzioni territoriali, concorrendo la Camera dei Deputati solo in determinati casi nell’attività legislativa e il numero dei senatori sarebbe sceso dai 315 a 100 membri, eletti – eccetto cinque nominati dal Presidente della Repubblica – dai Consigli regionali fra i loro stessi componenti e fra i sindaci dei propri territori.
Nota: il Governo Renzi (XVII legislatura) è rimasto in carica dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016 ed era sostenuto da una coalizione di Centro sinistra