Il Papa il 2 novembre, in occasione della ricorrenza dei defunti, si è recato in visita di preghiera al cimitero militare francese di Monte Mario a Roma e sulle tombe dei caduti nella campagna d’Italia del 1943 – 1945, il Papa ha detto: “Questa brava gente è morta in guerra, chiamata a difendere la patria, valori e ideali. E tante altre volte a difendere situazioni politiche tristi. Sono le vittime, le vittime della guerra che mangia i figli della patria” (Fonte: Avvenire.it del 2 novembre 2021)
Il “Corps Expéditionnaire Francais” formato da circa 120 mila uomini, il 60% dei quali marocchini – i “goumiers” – algerini e senegalesi
Ma chi riposa in quelle tombe?
Nel cimitero militare francese di Monte Mario a Romavi riposano, 1.888 soldati francesi dei 7 mila caduti sul fronte italiano dopo lo sbarco avvenuto in Sicilia (10 luglio 1943 – operazione Husky). Di questi “Mort pour la France”, come si legge sulla grande croce in marmo bianco che sovrasta il cimitero, 1.142 sono soldati di nazionalità marocchina (sulle loro tombe è incisa la mezzaluna islamica), meglio noti come i goumiers, il cui corpo ha fatto parte per circa 50 anni (dal 1908 al 1956) delle truppe coloniali dell’esercito francese.
I Goumiers in Italia erano inquadrati, sotto il comando del Generale Augustin Guillaume, nel C.E.F. (Corps Expéditionnaire Francais formato da circa 120 mila uomini, il 60% dei quali marocchini, algerini e senegalesi), ed erano combattenti spietati e feroci, perché alla tattica dell’assalto frontale preferivano quello notturno all’arma bianca usando lunghi coltelli con i quali sgozzavano e mutilavano a titolo di conquista i nemici. Nella battaglia di Montecassino numerosissimi militari di leva della neonata Repubblica Sociale Italiana (RSI) trovarono la morte in questo tipo di corpo a corpo per il quale non erano stati sufficientemente addestrati.
I goumiers addestrati al combattimento all’arma bianca
Ma i Goumiers, in maggioranza contadini appartenenti alle tribù dalla regione montana dell’Atlante e abituati alla dura vita di quella terra, non erano spietati solo con il nemico. Lo erano anche con la popolazione civile come dimostrano le numerose violenze che questi soldati esercitarono soprattutto su donne, bambini, bambine e preti, questi ultimi sodomizzati in modo atroce. Uno di questi, il parroco don Alberto Terrilli di Esperia morirà due anni dopo (nel 1946) per le lacerazioni interne subite (Fonte: “Le mie memorie del tempo di guerra“, (Fonte: don Alfredo Salulini – Casamari, Tipolitografia dell’Abbazia – 1992) n
Le violenze sulla popolazione civile erano già avvenute all’indomani dello sbarco in Sicilia nella zona di Licata. In questa zona, che era stata assegnata al Gen. Patton, operava la 7° Armata alla quale venne aggregato, su disposizione del generale francese Giraud, un battaglione di soldati marocchini, il 4° Tabor costituito da 832 goumiers, agli ordini del capitano Verlet (Fonte: Scomunicando – Antonio Teramo del 22 luglio 2013) e al cui seguito erano state arruolate un gruppo di donne berbere per appagare i desideri dei combattenti magrebini.
Ciò nonostante le violenze dei Goumiers, soprattutto sulle donne italiane, furono inaudite tanto che gli uomini dell’isola si organizzarono per dare la caccia ai Goumiers, uccidendoli e addirittura evirandoli e dandoli in pasto ai maiali, come si legge nel libro di Emiliano Ciotti, “Le marocchinate – cronaca di uno stupro di massa“. Una cronaca agghiacciante di una pagina della nostra storia, tenuta a lungo nascosta, per la quale Emiliano Ciotti, nella sua veste di presidente dell’Associazione nazionale “Vittime marocchinate“, coadiuvato dall’assistenza legale dell’avvocato Luciano Randazzo, nel 2018 ha presentato una denuncia contro la Francia per crimini di guerra (Fonte: L’Inchiesta, quotidiano del Lazio meridionale del 13 luglio 2018).
Ma le violenze dei goumiers si accompagnarono alla risalita degli Alleati lungo la penisola, dallo sfondamento della linea Gustav alla linea Gotica, tanto che a Roma, nei giorni della sua liberazione, nel giugno del 1944 si verificarono 418 stupri, come si legge in una nota del Comando generale dell’Arma dei Carabinieri dell’Italia liberata.
Sempre nel 1944 la zona da bollino rosso delle violenze operate dai goumiers fu la Ciociaria e in genere tutta l’area laziale, dove, secondo un rapporto delle deputata del P.C.I., Maria Maddalena Rossi, reso noto in una seduta notturna alla Camera dei deputati il 7 aprile 1952, le truppe “magrbine” agli ordini del generale Alphonse Juin, che concesse ai suoi soldati 50 ore di libertà e di impunità totale usando come “preda di guerra” le donne, si resero artefici di 60 mila stupri, che potremmo a questo punto ascriverli al capitolo degli stupri di massa, così denunciati dal “tribunale della storia” nella sua impietosa analisi dei processi politici e sociali dell’umanità.
L’uso della violenza e dello stupro infatti come armi di guerra, dal Medioevo e l’età moderna sino alla Prima e Seconda Guerra mondiale per arrivare ai conflitti contemporanei (Ex-Jugoslavia, Ruanda, Congo), è stato purtroppo un fatto accertato e si potrebbe dire quasi accettato (Vedere “Di quale forze armate. La violenza di genere nei conflitti dall’antichità ad oggi” di Patrizia Comitardi).
Le “marocchinate” terminarono alle porte di Firenze anche per via dell’intervento di papa Pio XII che, informato sui fatti, chiese ed ottenne dal presidente degli Sati Uniti, Roosevelt e da De Gaulle l’allontanamento dei soldati marocchini dall’Italia.
Donne sottoposte a violenza sessuale dai goumiers, ma anche da altri soldati
Queste violenze esercitate dal goumiers, ma anche da altri soldati, poco alla volta stanno venendo alla luce con prove e documentazioni varie che, se sino a non molti anni fa non si potevano produrre alla luce del sole per via della nota legge del “Guai ai vinti!“, ora fortunatamente è possibile fare.
Di quanto detto esiste infatti un documento di tragica quanto veritiera documentazione uscito negli anni Sessanta, quando ancora certe cose “scottavano”. È il film “La ciociara” diretto nel 1960 da Vittorio De Sica magistralmente interpretato da Sophia Loren (la madre) e da Eleonora Brown (la figlia) e tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, uscito nel 1957
Vedere oggi il Papa andare ad omaggiare un cimitero ove sono conservati i resti di questi soldati, fa una certa impressione, ma ci viene da pensare che il Papa – forse volutamente per un intrigo di palazzo – sia stato mal consigliato.
Quello che ci preoccupa di più invece è il grande silenzio della associazioni in difesa delle donne e delle associazioni per la difesa dei diritti civili che non hanno fatto una piega contro questa inopportuna visita del Papa al cimitero francese, mentre non hanno esitato a strillare per un’altra inopportuna vicenda accaduta nello stesso giorno: la concessione della cittadinanza onoraria da parte del comune di Anguillara Veneta (PD) al presidente del Brasile, Bolsonaro, il cui bisnonno era originario di quel paese.
A volte la demagogia e lo spirito dei Guelfi e dei Ghibellini rende ciechi.
Gian Battista Cassulo
Noi già ci siamo occupati delle “marocchinate” pubblicando il 9 giugno 2018 sulle nostre pagine l’articolo: “Maggio – luglio 1944: gli orrori della guerra” con sottotitolo “Bottino di guerra – Le marocchinate“. Ecco il link: https://www.facebook.com/linchiostrofresco/posts/2066224116949269 –
Fortunatamente non tutti i soldati che hanno attraversato il nostro Paese erano come quelli delle truppe coloniali francesi. Ecco un nostro resoconto sui soldati brasiliani in Italia nel corso della Seconda Guerra Mondiale
“Il Brasile e la Città di Tortona: un ricordo datato 28 Aprile 1945“
UNA DOCUMENTAZIONE STORICA SULLO SBARCO DEGLI ANGLO/AMERICAI IN SICILIA
10 luglio 1943: lo sbarco in Sicilia e la storia della Divisione “Livorno”. L’onore dimenticato
L’INCHIOSTRO FRESCO è sempre fantastico anche nel raccontare tragedie di questo genere.
Il papa probabilmente non conosce questa storia. Pio XII, il papa tanto contestato ed incompreso, intervenne con forza in questa vicenda. Aveva ricevuto le lettere strazianti dei parroci della Ciociaria, dove donne anziane, bambine, bambini, giovani uomini, suore, sacerdoti e partigiani, vennero stuprati per ore e giorni, più volte, in quella che fu la pagina più tragica della nostra guerra; questo orrore, per certi aspetti, supera quel che accadde a Marzabotto o a Sant’Anna di Stazzema. I francesi diedero piena libertà alle loro truppe coloniali. Perchè i francesi ci odiavano così tanto? Forse dovremmo chiederlo al cavalier Benito Mussolini; la povera Claretta lo chiamava ben; milioni di italiani lo hanno chiamato duce; milioni di mamme, papà, mogli, figli e parenti di chi non è più tornato a casa dal fronte o di chi ha dovuto subire tragedie come queste, lo hanno chiamato in altri modi
…. è vero e la Seconda Guerra Mondiale è stata una grande tragedia nazionale e ancora oggi ci sta soffocando con le fratture politiche e sociali che ha prodotto e che addirittura hanno diviso anche le famiglie al loro interno. E poi dopo la guerra siamo stati travolti da un fiume di demagogia dove alcuni morti sono stati ricordati e diventati più importanti di altri! GB Cassulo
Peccato che anche su questa vicenda la politica si divida. Una parte nega queste vicende; l’altra la strumentalizza a fini nazionalistici ed elettorali. Bravi!
Ricordiamo Maria Maddalena Rossi, la “madre” della Ciociaria, deputata della provincia di Pavia, grande Donna e grande Italiana.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO QUESTA NOTA CHE CI GIUNGE DA UNO STUDIOSO DI STORIA LOCALE, RENZO PASTORINO:
L’Arcivescovo di Siena al Generale Juin: Difenderemo le nostre donne dai soldati islamici (goumiers) con le bombe a mano. Il 13 luglio 1944 Mons.Toccabelli Arcivescovo di Siena, aveva in proposito un colloquio con il Comandante delle Truppe Francesi Juin; questi dichiarava di fare la guerra a dei barbari con soldati altrettanto barbari e aggiungeva che le truppe marocchine a parere di tutti i vecchi coloniali, sono indomabili.
Durante il colloqui Mos.Toccabelli faceva portare dal maggiordomo, nel salone, TRE cassette di bombe a mano al Gen.Juin che alquanto meravigliato gli chiedeva a che cosa dovessero servire, Mons. Toccabelli spiegava che la situazione era divenuta talmente grave che egli si era visto costretto ad assumersi personalmente il compito di organizzare la difesa dei suoi fedeli dalle truppe “marocchine”, e gli mostrava una epistola da lui pubblicata in quei giorni, con la quale dava disposizione a tutte le Parrocchie di costituire delle squadre di giovani scelti dal punto di vista morale per la protezione dei casolari di ogni borgata.
Le bombe a mano erano da lui destinate appunto per l’armamento di tali squadre.
Siamo esterrefatti da questa iniziativa del Papa, ci sentiamo offesi da una messa in ricordo dei carnefici di 60mila stupri e omicidi che hanno colpito il nostro Paese, e non solo. La cosa che mi lascia più perplesso è che i soldati delle truppe coloniali marocchine, che agirono sotto l’impulso dell’odio francese, erano quasi tutti di religione islamica”. Emiliano Ciotti, presidente dell’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate, commenta così all’Adnkronos la decisione di Papa Francesco di celebrare messa al cimitero di guerra francese a Roma il 2 novembre, giornata in cui si commemorano i defunti.
“Il Papa celebra il 2 novembre sulle tombe di carnefici stupratori”
“Ci siamo chiesti, allora, se il Santo Padre conosca quello che è successo in Italia durante la II guerra mondiale – continua – e ci dispiace perché sulla questione delle marocchinate intervenne anche Pio XII, impedendo l’entrata a Roma di queste truppe, a conoscenza dei crimini di cui si erano macchiati. I goumiers hanno ucciso tra l’altro anche dei preti, don Enrico Iannone a Vallecorsa e don Alberto Terilli a Esperia. Invitiamo il Papa a commemorare le vittime, il più piccolo appena 3 anni e il più anziano di 86, e non i carnefici. Non abbiamo mai visto bene, come associazione, nemmeno alcune lapidi che sono all’interno della chiesa dei francesi a Roma, lapidi commemorative che ricordano le gesta eroiche di questi soldati, e invitiamo il Papa a visitare i luoghi dove le truppe francesi hanno commesso la maggior parte dei reati, come nella provincia di Frosinone possono essere Pontecorvo, Castro dei Volsci, Esperia, Ceccano, Vallecorsa o in quella di Latina Roccagorga, Sezze, Priverno e Prossedi”.