INDAGINE “PURPLE”

Novi Ligure – I Carabinieri hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare nei confronti di sei persone. Undici quelle complessivamente indagate, a vario titolo, per spaccio di sostanze stupefacenti, rapina, estorsione e lesioni, pluriaggravate anche dall’uso di arma da fuoco

SGOMINATA A NOVI LIGURE UNA BABY GANG

Come già anticipato questa mattina, presso la sala conferenze del Comado Provinciale dei Carabinieri di Alessandria è stata illustrata con il supporto di video l’operazione “Purple” che ha portato al fermo di sei persone e allo smantellamento di una “baby gang” dedita a Novi Ligure allo spaccio della droga e ad azioni di violenza verso giovani coetanei in ritardo con i pagamenti che presso di loro si rifornivano e facevano uso di sostanze stupefacenti. Ai sei arrestati altriquattro componenti della banda sono stati denunciati in stato di libertà.

Le indagini hanno tratto spunto dalla constatazione, da parte degli investigatori, di un sempre maggiore coinvolgimento di giovanissimi del novese in attività delittuose quali spaccio, rapine, risse, in un contesto generalizzato di condotte sintomatiche di un profondo e preoccupante disagio giovanile.

Questa percezione ha successivamente trovato riscontro in alcune segnalazioni pervenute da ragazzi che lamentavano di essere stati oggetto di minacce e, alcuni di essi, di percosse, a causa di piccoli debiti di droga che non erano riusciti ad onorare.

Mirati approfondimenti investigativi condotti dai militari della Compagnia di Novi mediante servizi di osservazione, controllo e pedinamento, perquisizioni, attività tecniche, analisi di dispositivi ed escussioni di persone informate sui fatti, consentivano di accertare come in una realtà seppure piccola come quella novese esistesse, in forme diverse ma similari a quelle presenti in centri di ben altra dimensione, una sorta di “baby gang” che imperversava tra i coetanei degli odierni indagati.

Protagonisti, un gruppo di ragazzi poco più che maggiorenni, connotato dalla presenza di gerarchie, dall’utilizzo di soprannomi e di un linguaggio infarcito di “slang”, dalla familiarità con la violenza, sia parlata che praticata, e dalla passione per la musica TRAP e RAP.

Giovani per lo più incensurati o con piccoli precedenti, che le indagini hanno dimostrato essere soliti agire “in branco”. Lo spaccio era la loro principale attività delittuosa, spesso seguita da rapine e estorsioni nei confronti di chi non riusciva a pagare i debiti contratti per l’acquisto di droga.

Elemento assolutamente significativo e nuovo per il territorio novese è stato l’accertamento della diffusione tra alcuni giovani, accanto ad hashish, marijuana e cocaina, delle cd. “nuove droghe”, sostanze droganti costituite da farmaci che, usati come droghe, rappresentano la nuova via dello sballo.

Droghe poco costose, spesso assunte unitamente ad altre droghe e/o a sostanze alcoliche, da parte di giovanissimi molte volte inconsapevoli della loro estrema pericolosità. Chi le procurava, raggiunto dalla misura degli arresti domiciliari, era riuscito a falsificare diverse ricette mediche che gli consentivano di acquistare le sostanze stupefacenti in farmacia senza destare particolari sospetti.

Gli inquirenti hanno inoltre rinvenuto numerosi video caricati sui social in cui gli indagati ed altri giovani si filmavano mentre preparavano e poi assumevano droghe di vario genere, ascoltando in sottofondo, a tutto volume, brani di musica TRAP.

Gli inquirenti hanno inoltre rinvenuto numerosi video caricati sui social in cui gli indagati ed altri giovani si filmavano mentre preparavano e poi assumevano droghe di vario genere, ascoltando in sottofondo, a tutto volume, brani di musica TRAP.

In alcuni casi i militari hanno rintracciato sui cellulari delle vittime le fotografie che queste si erano fatte dopo avere subito i pestaggi, in cui apparivano con i volti palesemente tumefatti e sanguinanti, a riprova di una violenza deliberata e incontrollata. Le vittime, impaurite da tanta violenza, non si erano mai rivolte ai sanitari, anche per il timore di dover poi fornire spiegazioni sulle origini delle lesioni. Dalle indagini emergeva altresì che il capo del gruppo non di rado portava con sé anche una pistola, che riusciva a trafugare da casa, di nascosto dal padre. Grazie a essa aumentava il proprio prestigio e la propria capacità d’intimidazione: in almeno una circostanza l’ha addirittura utilizzata puntandola carica contro la sua vittima.

Speriamo che questa indagine dei Carabinieri abbia per tempo fermato l’escalation di questa “baby gang” e che questi giovani coinvolti sappiano per tempo scrollarsi di dosso questa loro vicissitudine, rientrando, ravvedendosi, nell’ordine della civile convivenza.

La redazione

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