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PATRIK ZAKI, UN DETENUTO IN ATTESA DI GIUDIZIO EORTUNATAMENTE SCARCERATO

Il caso di Patrik Zaki e la mobilitazione che qui in Italia si è organizzata per la sua liberazione, protestando contro il sistema giudiziario egiziano che, a detta dei manifestanti, abusa della cosiddetta detenzione in attesa di giustizia, mi ha fatto pensare alla situazione esistente nelle nostre carceri

Secondo la Fondazione Antigone qui in Italia giacciono dietro le sbarre oltre 17 mila persone che sotto il profilo legale sono ancora “presunti innocenti” perché non condannati e nel 2017, sempre secondo la Fondazione Antigone, 48 di costoro si sono suicidati in cella. In questo senso, come citano i dati del Parlamento europeo riferiti al 2016, l’Itala detiene un record che certamente non è positivo: quello di essere il primo paese europeo ad avere detenuti nelle patrie galere il più alto numero di carcerati in attesa di giudizio!

E per questo suo record negativo, l’Italia, come si evince da una nota di Ansa Politica, spende annualmente 489 milioni di euro per mantenere questa popolazione carceraria che avrebbe invece il diritto costituzionale di essere sottoposta al giusto processo.

A questo punto mi viene spontaneo chiedere: come mai, sia pure a giusta ragione, questa grande mobilitazione per la detenzione in “attesa di giudizio” per Patrik Zaki e contestualmente un generale menefreghismo per gli oltre 17 mila detenuti in “attesa di giudizio” nelle nostre carceri?

Gian Battista Cassulo

La foto di copertina è tratta da Fanpage. Qui sotto uno spezzone di un film che ha fatto epoca: “Detenuto in attesa di giudizio” girato nel 1971 diretto da Nanni Loy e magistralmente interpretato da Alberto Sordi.
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