Oggi si sono svolti i funerali di un mio carissimo amico. Per alcuni anni avevamo lavorato assieme a Torino e poi a Genova. Eravamo ambedue in ferrovia, lui all’Ufficio Ragioneria, io all’Ufficio Lavori. Si viaggiava assieme, e con altri colleghi si condividevano le ore del viaggio parlando delle cose più diverse, mentre qualcuno magari schiacciava un pisolino. E poi, una volta entrati ognuno nei propri uffici, ci si rivedeva tutti alle 10,30 per la canonica “pausa caffè”, un rito al quale nessun dipendente statale sa rinunciare. La nostra era una vita “piana e distesa”, all’ombra della sicurezza che solo il pubblico impiego può dare e noi, tutto sommato, anche se a volte c’era qualche “mugugno”, eravamo grati a questo nostro “datore di lavoro”. Un datore di lavoro molto benevolo tutto sommato, perché ci permetteva, con l’orario ministeriale dalle 8 alle 14, di avere praticamente tutto il pomeriggio libero per dedicarci o allo studio, o al volontariato, o alla politica, o ai nostri hobby. E l’hobby di questo mio amico oggi mancato era quello di fare il barman e lo faceva talmente bene che assieme ad altri suoi quasi coetanei fondò a Novi un locale destinato a passare alla storia: il Revival. Eravamo nel 1973 e il Revival, un po’ come il Piper a Roma, rivoluzionò il mondo delle sale da ballo locali, rompendo prepotentemente gli schemi e cambiando il modo di rapportarsi tra i ragazzi dell’epoca che si scatenavano in pista tra luci psichedeliche e musica rimbombante. In quel contesto rivoluzionario, dove era facile diventare protagonisti, questo mio amico però preferiva restare quasi dietro le quinte e nel suo tempo libero si divertiva a proporre i suoi cocktail che erano veramente eccezionali e che li presentava con vera semplicità. Tutto sommato era un tipo solitario e oggi se ne è andato quasi in punta di piedi, a ridosso di questo Natale, salutato solo da pochi amici. Ciao Vittorio sei stato un grande!!!