Cari Lettori de “l’inchiostro fresco”, a cura di Danilo Bruno, è appena uscito per i tipi della Portoseguro editore il libro: “I Doveri dell’uomo di Giuseppe Mazzini. Un commento a cura di Danilo Bruno”. Ve lo presento con vero piacere all’interno della mia “Bacheca”, anche perché, nella mia qualità di insegnante, mi sentirò motivata a parlarne con i miei studenti in quanto è dai banchi di scuola che si inizia a diventare cittadini a tutti gli effetti. Ricordiamoci infatti che la cittadinanza non è un dono piovuto dal cielo o un diritto, ma è un dovere che ogni giorno si conquista con il nostro impegno sociale! Marta Calcagno – Direttore responsabile de “l’inchiostro fresco”
Il Risorgimento è ormai un periodo molto esplorato anche dal punto di vista documentale per la quantità di materiale, che è stato pubblicato
Oggi però a distanza di oltre centocinquanta anni da quegli accadimenti vi è la possibilità di guardare ad essi con un distacco particolare e soprattutto con una visione più ampia estesa all’intera storia europea. In primo luogo gli avvenimenti devono essere colti in una prospettiva di lunga durata, che può portare a vedere la storia dell’Italia contemporanea nel bene e nel male, partendo proprio da quel periodo storico per giungere a comprendere l’attuale situazione nazionale. Inoltre si possono anche considerare le scelte intervenute per capire le origini e lo sbocco del processo unitario. In questa ottica è di estremo interesse una osservazione di Pietro Gobetti sul fatto che il Fascismo costituisse la logica evoluzione della storia italiana poiché egli vedeva nel nostro Paese due caratteristiche fondamentali:
- La mancanza di una Riforma Protestante, che valorizzasse il ruolo dello Stato e della laicità, ridimensionando quello della Chiesa cattolica, spesso invadente e prevaricante;
- L’incapacità della borghesia ad assurgere a guida morale della nazione per cedere ad un trasformismo d’intesa con i governanti del momento.
A queste considerazioni si può associare la lettura dei documenti del periodo e soprattutto dei dibattiti politici del periodo risorgimentale, che vanno collocati e compresi con specifico riferimento al periodo considerato, tenendo presente che il diritto di voto era limitato a poche persone ma soprattutto si giunse ad una commistione di interessi tra monarchia e borghesia per la guida di un paese, che doveva progressivamente affrontare un periodo di crescente modernizzazione.
Nulla esclude naturalmente che possano emergere nuovi dati sul periodo ma anche essi dovrebbero essere collocati in un percorso di lunga durata, comprendendo fino in fondo il ruolo che l’Italia poteva coprire nel nuovo e nascente panorama nazionale e internazionale. Non è semplice ricostruire un pensiero lineare in Mazzini poiché egli nella sua vita scrisse moltissimo e per persone diverse nei tempi e nei luoghi per cui spesso mutava il linguaggio a seconda delle persone a cui si rivolgeva.
In realtà chi era Mazzini?
Egli fu un educatore poiché per tutta la vita puntò sull’educazione popolare e fondò pure una scuola a Londra, per i bambini e le bambine emigrate. Fu un giornalista, un uomo politico, uno studioso di letteratura e musica e potrebbe essere definito “un sociologo” poiché egli ipotizzò le caratteristiche di una società radicalmente nuova, che doveva nascere dall’impegno e dall’assunzione di responsabilità di tutte le persone (Ndr.: si potrebbe dire una “società partecipativa”). Tra il novembre 1830 e il febbraio 1831 Mazzini fu ospite delle carceri savonesi site alla fortezza del Priamar a causa della sua partecipazione alla Carboneria. Qui egli elaborò il progetto della “Giovine Italia”, che trovò poi concreta realizzazione a Marsiglia nel 1833. Egli, già nel nome dell’associazione, identificò un punto nodale della futura azione per l’unità d’Italia, ovvero rivolgersi direttamente alle giovani generazioni perché esse (uomini e donne) si assumessero sulle proprie spalle l’onere e l’onore di una rivoluzione per l’unificazione della patria, che doveva partire dal basso attraverso un primario processo educativo. Mazzini riteneva infatti che la liberazione e l’unità potessero venire solo da un moto rivoluzionario di popolo cosciente e non dall’intervento di forze straniere, come era stato un tempo, poiché era terminata quella che Mazzini chiamava “la stagione dei diritti”, promossa dalla Rivoluzione Francese, per puntare ad avviare un percorso educativo, che portasse tutte le persone a divenire coscienti delle proprie responsabilità e agire conseguentemente. Si trattava di un processo lungo ma necessario, che avrebbe dovuto portare alla nascita di una Italia “una, libera, indipendente, repubblicana” ma anche di una nazione cosciente e composta da un popolo, che parlava la medesima lingua e soprattutto aveva interiorizzato lo scopo, che Dio gli aveva assegnato e che ne componeva l’essenza e ne aveva permeato la storia. (principio di nazionalità).
Di tutto ciò e soprattutto del ruolo dell’Italia, che doveva trovare il proprio ruolo in Europa, puntando sulla cultura e sulla formazione di una nuova coscienza, volta alla nascita di un concetto di cittadinanza attiva europea si parla nei “doveri dell’uomo” ove si individuano due sessi: maschile e femminile con una natura profondamente diversa e complementare ma soprattutto con i medesimi doveri e i medesimi diritti
Danilo Bruno