A soli 3 km da Acqui Terme, Visone è uno dei borghi meno conosciuti di quest’area della provincia di Alessandria, nonostante presenti numerosi punti di interesse artistico e naturalistico
La zona era abitata già in età romana, anche se le prime notizie storiche del paese risalgono al marzo 991, quando il Marchese Anselmo e la moglie Gisla firmano la carta di fondazione dell’abbazia di San Quintino di Spigno. La popolazione visonese era in quel tempo prevalentemente di origine longobarda. Nel XIII sec. il titolo feudale di Visone passa a Manfredo Boccaccio, infeudato dal vescovo di Acqui assieme al fratello Guglielmo. Nel 1469 il Marchese Guglielmo di Monferrato concede il feudo ad Antoniotto Malaspina
Un dominio durato pochi decenni, nel quale però il Castello assumerà l’aspetto che manterrà fino alla frana del 1861. I Malaspina lo venderanno poi a Maria Boverio Della Corba, prima cameriera della Marchesa Anna di Alencon. Il Castello passò poi alla famiglia De Cardone e successivamente al genovese Luigi Centurione Scotto fino al XIX secolo. Uno dei discendenti dell’ultimo feudatario visonese, il principe Carlo Centurione Scotto, si interessava di spiritismo e si racconta che il 29 Luglio 1928 fu protagonista del primo caso di smaterializzazione e rimaterializzazione di una persona vivente.
Nel 1893 la ferrovia “Acqui-Ovada” poi estesa fino a Genova darà un notevole impulso allo sviluppo del paese.
La Torre Malaspina è il monumento più importante di Visone.
Una frana dovuta all’alluvione del 1861 ha modificato profondamente l’aspetto del Centro Storico di Visone, chiamato allora “Malborghetto”.
Un antico borgo fortificato o “ricetto” come ce ne sono molti in Piemonte, del quale restano oggi la porta d’ingresso, parte delle mura, la Torre e resti della struttura del Castello.
Crollata invece durante l’alluvione la Chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Della Rocca di Visone oltre alla Torre resta un suggestivo belvedere sulla piana del Bormida e le colline dell’acquese.
Il paese si presenta oggi diviso in due. Quello che resta del borgo antico di Malborghetto e la parte più recente, che si snoda lungo la strada provinciale che porta da Acqui a Ovada.
La Chiesa di San Pietro e Paolo è oggi la principale del borgo, il primo punto di interesse che si incontra arrivando dalla stazione ferroviaria, da Grognardo o da Acqui.
Costruita nel Seicento, dal 1604 al 1695, presenta nella facciata le statue dei santi titolari e un interessante affresco del 1927 di Lorenzo Laiolo raffigurante la Madonna del Rosario.
All’interno da segnalare la volta della navata affrescata dal pittore Pietro Ivaldi detto il Muto (1810-1885) e quattro tele del visonese Giovanni Monevi.
Nei pressi della Chiesa P arrocchiale troviamo anche la Fonte Termale detta “la Caldana” posta nella via omonima e già nota in età romana. Sulla strada per Grognardo troviamo invece la Fontana del Quarè.
Proseguendo in Via Acqui, troviamo l’Oratorio di San Rocco, nel quale sono conservati un crocefisso ligneo processionale e una statua del santo titolare, oltre a una tela del Monevi.
Tra gli edifici civili da segnalare il Palazzo Madama Rossi del XVI sec. Oggi restano visibili il portale in arenaria e il loggiato cinquecentesco con colonne doriche in pietra di Visone, completamente affrescato al suo interno da un pittore anonimo con uno stile che ricorda le romane “grottesche”. Il Palazzo è oggi proprietà privata.
Di grande suggestione all’interno del cimitero comunale i resti della Chiesa di San Pietro, una delle più antiche del borgo, risalente all’XI sec. in stile romanico lombardo.
Uscendo dal centro del paese si possono raggiungere con una piacevole passeggiata tra le vigne o in pochi minuti di auto la Chiesa Campestre della Santissima Annunziata in Regione Catalzo e la Cappella di Medjugorie in Regione Bonacossa. Da qua si apre uno spettacolare panorama sulle colline e sui paesi del Monferrato acquese, Orsara Bormida, Prasco, Morsasco.
In Regione Piano incastonati in un edificio civile troviamo i resti della Pieve di Santa Maria in Caramagna.
In regione Chiodi troviamo i resti delle cave e fornaci Canepa e Zanoletti, in attività fino agli anni Settanta e nelle quali si lavorava la Pietra di Visone, materiale usato soprattutto per la produzione della calce.
È ancora in funzione oggi invece la Centrale Idroelettrica posta sulla Bormida, sempre in regione Piano.
Tra le peculiarità enogastronomiche di Visone segnaliamo il rinomato Torrone alla Nocciola, nato nell’Ottocento da un’idea di Canelin e prodotto oggi da Giovanni Verdese con una ricetta invariata.
Tra i prodotti tipici del borgo anche “El busie ‘d Vison” un antico dolce povero della tradizione piemontese e ligure diffuso soprattutto nel periodo di Carnevale e al quale è dedicata la Festa delle Bugie a fine maggio. A Ottobre si svolge invece l’antica fiera della Madonna del Rosario.
Andrea Macciò