
Una premessa: una ferrovia è come quel fiume che porta benessere lungo i suoi argini, a patto però, come per il fiume, di essere curata e sfruttata nel migliore dei modi. Ecco qui di seguito, prima di proporvi il racconto di Bruno Repetto, una riflessione sulla tramvia “Novi – Ovada”



Da Bruno Repetto giunge in redazione questo racconto scritto nel dialetto in uso ai paesi della Valle dell’Orba, che noi, per la sua freschezza carica di ricordi e di rimpianti, pubblichiamo ben volentieri nella sua interezza, ben sicuri che tutti, leggendolo con la dovuta attenzione, sapranno benissimo interpretarlo.
Praticamente, Bruno Repetto ci ricorda quando tra Novi Ligure e Ovada correva la ferrovia della Val d’Orba che era, non già a scartamento ridotto come di solito lo sono le cosiddette linee minori (come ad esempio il “Trenino della Genova – Casella”), ma a scartamento normale (ndr.: per scartamento s’intende la distanza tra le due rotaie pari a mt. 1,435) sul quale potevano transitare anche i convogli delle Ferrovie nazionali.
Se quella linea ci fosse ancora oggi, Ovada non sarebbe isolata come lo è tuttora e con quello che in questi ultimi anni, tra frane e alluvioni, è successo in Valle Stura e con la A/26 perennemente in bilico, Ovada potrebbe avere una comoda via di fuga su Genova (e non solo su Genova ma anche su Alessandria, Torino e Milano), passando per Novi Ligure e quindi garantire al suo tessuto sociale e produttivo le necessarie assicurazioni di crescita e di sviluppo.
Ma La linea ferroviaria Novi – Ovada fu smantellata nel 1952 e lo fu in primo luogo per ragioni ideologiche perché considerata un’opera del passato regime fascista e, in nome di una non meglio specificata modernità, sostituita con le ben più inquinanti e costose corriere.
Oggi Bruno Repetto ci ricorda questa storica linea e ce la ricorda descrivendoci un suo viaggio da Novi a Montaldeo per andare a trovare i nonni, salendo sulla “Littorina” a Novi e scendendo a Castelletto d’Orba, dove una sgangherata corriera attendeva i viaggiatori per portarli in paese distante circa due chilometri dalla stazione e poi per giungere a Montaldeo l’unico mezzo di trasporto era il mettersi, come dice Repetto, le “gambe in spalla” e andare!
Tempi duri quelli, ma veri e se avessimo mantenuto ciò che i nostri nonni avevano realizzato, avendo ancora lungo la valle dell’Orba una ferrovia, che nella stazione di Basaluzzo si diramava sino a Frugarolo interconnettendosi con la “Torino – Genova” e, sempre a Basaluzzo, era prevista una deviazione verso Francavilla Bisio e Gavi, noi oggi, creando gli opportuni interscambi con un servizio autobus per raggiungere le località e i piccoli borghi che punteggiano le alture dell’Oltregiogo, non assisteremmo allo spopolamento in corso dei nostri paesi, che invece diventerebbero appetibili per chi, grazie anche alle nuove tecnologie, vorrebbe abbandonare le città per trovare rifugio in luoghi più vivibili e meno caotici.
Gian Battista Cassulo

Bruno Repetto ci scrive
Ma se mi agh peinsu alura un vena in mente a liturina Nove – Uvoda ( FVO). Un suvena che appeina finì a guera per indò a truvò mnsè e me nona chi staiva a Muntaude l’unicu servisiu pubbliku l’era u trenein prima a vapù e poi dopu l’automutrice disel “litturina”. A stassion alura l’era in Cursu Marencu in tà kurte in donde u gh’era u spacciu id l’ILVA davanti a e bar Culombo subtu dopu a banca Sanpaolo.
Am ricordu incura e macchinista che l’era u suocero id Porta Franco u dekuratù e imbianchein, ti muntaivu su in sa litturina e ti caraivi zsu a stassion id Castletu che l’era distante da e paise circa 2 o 3 km, da stassion e u gh’era poi a curriera id Camillu che l’era tuta sganghero, i bagogli i gniva sistème in su tetu che u gh’era ina specie id bagagliera e u ghe indeiva 20 minuti booni per sistemò tuto, per fò quel tocu de strò da a stassion a e paise l’era in avventura a strò pein id bogi in ku in puvron bagassa, quorche vota a curriera as fermaiva e da e cofano de e mutù u surtiva ina nugra id vapu, Camilu u caraiva zsu u drubiva e cofano per fò raffredò e mutù, passè quei 10 minuti per raffredò e mutù u pieiva a maneggia per fola ripartì ma tante vote un gh’era versu id metla in motu u tragicu l’era che u faiva carò zsu tuti i viaggiatui a spenzse a curriera per fola ripartìì, dopu voriì scruloni e curve finalmente us riveiva in te paise in piassa in donde ku gh’era a tratturia Campaneta.
Da Castlettu a Muntaudè alura un gh’era mia id curriere per rivò dai me noni l’unica alternativa l’era gambe in spola e caminò, da a piassa a riveimu feina a fonti San Rocco e poi longu a vole du riò prima u gh’era casseina e Pussu poi a Brusò a passaimu suta a casseina la Carrata e finalmeinte a riveimu a e casseine il Gazzero resideinti 5 famie a porte e vioggiu ma per mi poi l’era in estè meravigliusa……..
Bruno Repetto
