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LENZUOLA PULITE, COLLANE DI BALOTTI E MAESTRI SCHELETRI

Riti, leggende ed alimenti di Ognissanti e del Giorno dei morti nell’Oltregiogo

Dal nostro corrispondente da Como, Matteo Clerici, riceviamo e pubblichiamo questa nota sulle ricorrenza di Ognissanti e del Giorno dei Morti sul territorio e nell’Oltregiogo

La fine di ottobre e l’inizio di novembre è periodo particolare del calendario, crocevia di stagioni, presente della natura che si prepara al futuro prossimo riposo invernale. Come nel resto d’Italia, l’Oltregiogo vive questo momento con tradizioni e rituali vivi da secoli

È un tempo di confine: i vivi dividono l’esistenza con i morti, tra amore, rispetto e prudenza. In Val Bormida in loro onore si accende il fuoco e ci si riunisce intorno al camino. In Val Polcevera si prepara l’intera casa: i letti vengono rifatti con lenzuola pulite, le stanze vengono rimesse in ordine, ma gli specchi vengono coperti in segno di protezione. Le confraternite escono in processione, i membri ancora in vita che accolgono e fanno spazio ai fratelli morti durante l’anno.

È un tempo di fede, dove la festa di Ognissanti ed il Giorno dei Morti cattolici cammina con i ricordi di culti pagani. Si va così in chiesa, per la Veglia dei morti, ma con la collana di balotti, castagne bollite infilate in fili di ginestra. Le castagne possono essere impiegate anche nella resta, altro tipo di collana dove sono alternate alle mele Carle.

Come i riti, il cibo ha infatti la sua parte. A Genova veniva messo in tavola lo stokke, stoccafisso con bacilli, legumi simili a ceci, o lo zemin de ceixei, lo zimino di ceci. Sempre i ceci, insieme ai fagioli, erano usati ad Alessandria e provincia “per prendere i morti”, girando i casi in casa. I bambini buoni venivano premiati con le fave dei morti, dolci a base di farina, mandorle e pinoli tritati.

I defunti camminano sulla Terra e, come in vita, possono essere malevoli o benevoli. Si diceva così di chiudere gli occhi dopo il calar del sole del 2 novembre: vi era il pericolo di vedere gruppi di anime uscite del cimitero, causa di sfortuna, malattie, morte prematura.

Diversamente, nel Giorno dei Morti i genovesi visitavano volentieri chiese e catacombe: gli scheletri e le salme presenti erano servizievoli, pronti a consigliare i vivi ed aiutarli a non fare gli stessi errori.

Matteo Clerici

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