Si rinnova una tradizione che storicamente risale al 1607
Cari amici dell’Inchiostro fresco ospito oggi più che volentieri nella mia rubrica “A come AgriCulturA” questo articolo sulla “Fiera di Santa Caterina” di Novi Ligure, perché questa Fiera storicamente è nata come “fiera agricola” e ancora sino a tutti gli anni Ottanta ha mantenuto principalmente questa sua fisonomia legata al ricordo dei “patti agricoli di San Martino” che si stipulavano con l’arrivo dei primi freddi. Poi pian, piano, questa Fiera è diventata sempre più improntata al commercio e al divertimento, ma la matrice “agricola” resta e resiste. Ecco qui di seguito in un articolo a firma di Gian battista cassulo un ricordo della “Fiera”. Genny Notarianni
La “Fiera” dei Novesi è arrivata alla 414° edizione!
http://www.comune.noviligure.al.it/servizi/notizie/notizie_fase02.aspx?ID=21859
Anche quest’anno, dal 1607 quando Genova soddisfa la richiesta dei notabili novesi di istituire una Fiera per il commercio dei bovini e degli equini, si ripete a Novi Ligure , per la 414° volta, un appuntamento che nella storia della città rimane uno dei suoi capisaldi. Il “tacchino”, detto a Novi il “bibino”, è, come per la Festa del Ringraziamento degli americani (22 novembre), il suo simbolo. La Fiera di Santa Caterina da subito si impose sulle altre ricorrenze novesi, tenendo testa anche a quella che celebra la Madonna della Neve, Patrona della città e che si svolge il 5 agosto, per la sua particolarità “agricola”.
La “Fiera di Santa Caterina”, infatti, essendo a ridosso degli appuntamenti di San Martino (11 novembre) quando, con l’arrivo dei primi freddi, si concludevano i patti agricoli tra proprietari e mezzadri e in genere tra i contadini, aprendo le botti per il primo assaggio del vino nuovo, abbinato alle castagne.
Con il tempo e con il progredire dell’importanza della città, la Fiera divenne anche occasione di eventi culturali.
Con l’inaugurazione, avvenuta il 2 ottobre del 1839, dopo soli quattro anni di lavoro, del Teatro “Carlo Alberto”, oggi dedicato a “Romualdo Marenco” (la ristrutturazione del teatro iniziò nel 1982 con l’assegnazione del progetto allo studio dell’Ing. Grossi Bianchi di Genova), a Novi venne abbinata con grande lungimiranza, accanto alla Fiera del bestiame, anche l’idea di promuovere il commercio e la cultura, le due grandi eccellenze della storia locale, rimanendo però sempre nel solco della tradizione originaria della Fiera.
Oggi però la Fiera ha cambiato pelle: è diventata una sorta di grande mercato, sempre più multietnico, dove sulle sue oltre 300 bancarelle si trova merce di ogni tipo, mentre il divertimento per grandi e piccini è garantito dal grande parco divertimenti, i “baracconi”, ormai sempre più luminosi e tecnologici, dove solo le “ochette” di plastica da pescare, sembrano resistere con i bambini pronte a prenderle all’amo.
Il risvolto agricolo della fiera è praticamente andato perduto, se si esclude l’esposizione dei trattori che nei campi, come è giusto che sia, hanno manlevato uomini e bestie dalla fatica.
A nostro giudizio però il risvolto agricolo della Fiera andrebbe rinvigorito sotto l’aspetto della tutela dei nostri prodotti, presentando al pubblico le novità in materia di filiere agricole e, soprattutto, mantenere in vita l’esposizione zootecnica, punto d’eccellenza italiana nel settore agro-alimentare
Gian Battista Cassulo