Una coppia per caso, il nuovo romanzo dell’autrice monferrina Roberta Soverino, è la storia parallela di Anna e Samantha, due donne apparentemente molto diverse che si incontrano per caso sul lavoro
Anna è un’impiegata di banca da sempre pervasa da un sottile malinconia. La sua è una vita apparentemente perfetta, ma intrappolata in una routine che appare una prigione senza uscita, da un matrimonio privo di slancio e passione con Luca al lavoro in banca alla quale è arrivata spinta un po’ dai genitori, un po’ dal caso, inseguendo l’utopia di una vita sicura e senza imprevisti. Nel mondo di Anna c’è il fantasma di un ragazzo conosciuto durante un viaggio all’estero, l’esperienza amorosa più intenta della sua vita.
Samantha, soprannominata dai colleghi di Anna “Barbie Girl” è una ragazza appariscente, esuberante, confusionaria e iperattiva. Superate le diffidenze iniziali, quella tra le due donne agli antipodi diventa un’amicizia vera e solidissima, grazie alla quale entrambe riusciranno a liberarsi dagli schemi entro i quali le loro vite sembravano destinate: Anna rimettendo in discussione (anche se indirettamente) il suo spento matrimonio, Samantha riuscendo a ritagliarsi tempo dal lavoro principale e dalla famiglia per inseguire il suo sogno di cantare.
E quando la ragazza inizia ad essere un’artista abbastanza affermata, incontra il giornalista Adriano che la deve intervistare. Hanno appuntamento nella stanza 31 di un albergo, un luogo attorno al quale ruotano tutti gli eventi e i personaggi del libro, diviso in due parti interconnesse fra di loro.
La stanza 31, come il Km 123 di un lungo racconto di Andrea Camilleri, è il catalizzatore degli eventi e delle energie attorno alle quali è costruito il romanzo.
L’autrice, che è una psicologa, si è ispirata alle mille sfumature dell’animo umano per raccontare questa storia delicata e profonda, ambientata nella città di Torino che rappresenta uno sfondo perfetto. I temi affrontati sono diversi: dall’amicizia femminile alla lotta contro la malattia, all’insoddisfazione che si nasconde dietro vite apparentemente perfette, all’ipocrisia di certi ambienti di lavoro.
Una lettura a volte non facilissima per il suo stile molto denso, e per la non immediata connessione logica da parte del lettore tra le due parti del libro (unite attorno alla stanza 31) ma caratterizzata da una scrittura di ottimo livello, dalla profondità e complessità psicologica dei personaggi e dalla costruzione efficacissima di un’atmosfera estremamente coinvolgente.
Andrea Macciò