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LA NASCITA DEL REGNO D’ITALIA

La cartina dell’Italia politica tratta dalla rivista “Ultima voce” al momento della proclamazione del Regno d’Italia. In blu scuro sono segnate le aree geografiche cedute nel 1860 alla Francia in seguito all’intervento di Napoleone III nella seconda Guerra d’Indipendenza (1859 – conclusa con l’armistizio di Villafranca l’8 luglio 1859 ).

Venerdì 17 marzo 2023 si festeggeranno i 162 anni dell’Unità d’Italia, che vide il 17 marzo del 1861 la nascita del Regno D’Italia con Vittorio Emanuele II, primo Re del nuovo Regno, e con Camillo Benso Conte di Cavour, primo Presidente del Consiglio dei Ministri del nuovo Stato

La nascita del Regno d’Italia avvenne in seguito agli esiti della Spedizione dei Mille, nei confronti della quale Cavour era abbastanza scettico, quando Giuseppe Garibaldi, personaggio dalla vita molto avventurosa, il 26 ottobre del 1860 a Teano (Caserta), come atto di obbedienza, depositò nelle mani del Re Vittorio Emanuele II di Casa Savoia la sovranità del Regno delle Due Sicilie e con il Re entrò da vincitore a Napoli il 7 novembre successivo.

Casa Savoia si trovò così a regnare, con Capitale a Torino, su un’Italia (quasi) unita – anche se ancora mancava il Veneto, Mantova e parte del Friuli (acquisito nel 1866 – Terza guerra d’indipendenza) il Trentino (acquisito assieme al l’Alto Adige con la 1° Guerra Mondiale) e lo Stato pontificio (acquisito nel 1870) – definita dal Metternichuna semplice realtà geografica“, a lungo frantumata in una serie di diverse realtà politiche spesso in contrasto tra loro e spesso legittimate da potenze nazionali esterne.

Subito si accese nel mondo politico ed intellettuale le modalità istituzionali con le quali doveva prendere forma la nuova realtà statuale. Da una parte c’era il Mazzini che sosteneva la necessità di eleggere una Assemblea costituente per formulare una nuova Costituzione e creare un nuovo assetto politico/burocratico della nuova Italia, mentre dall’altra parte vi era la parte più conservatrice di Casa Savoia, appoggiata dal Garibaldi che vantava nel Paese grande consenso, che premeva per un allargamento dello Statuto Albertino e dell’ordinamento piemontese (lira piemontese compresa) a tutti i nuovi territori acquisiti.

Il Cavour in questo frangente poteva fare ben poco perché ormai gravemente malato (morirà purtroppo nel giugno del 1861) e così prevalse la linea “autoritaria” di Casa Savoia, per cui la nascita del nuovo Stato non avvenne per una vera volontà di popolo, ma assunse l’immagine di una annessione dei nuovi territori a Casa Savoia.

Le popolazioni del Sud, che avevano visto in Garibaldi il liberatore e speravano in migliori condizioni sociali ed economiche, si ritrovarono invece penalizzate e in molti casi defraudate dei loro averi, con una conseguente insubordinazione al nuovo ordine e con la nascita esponenziale del brigantaggio, comunque già presente sin dai tempi dei Borbone.

Buona parte della popolazione del Sud vide nel brigantaggio e anche nella nobiltà e nei maggiorenti sopravvissuti del precedente regno delle Due Sicilie, una forma di protezione nei confronti della “invadenza” di Casa Savoia e si potrebbe dire che il fenomeno mafioso inizi proprio da lì ad assumere in contorni di uno Stato nello Stato, di cui ancora oggi portiamo le conseguenze.

Forse aveva ragione il Mazzini, ma la storia è andata in un’altra direzione!



Gian Battista Cassulo

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