In mostra al Mastio della Cittadella di Torino l’arte en plein air degli impressionisti a confronto con quella digitale di Cai Wanwlin
Al Mastio della Cittadella di Torino fino al 4 giugno 2023 è esposta un’interessante e accurata mostra dedicata al periodo della rivoluzione impressionista parigina tra il 1850 e il 1915
Il progetto espositivo evidenzia i grandi cambiamenti della società dell’epoca, con un nucleo di circa 200 opere, che documentano, con dipinti, disegni, acquerelli, sculture, ceramiche e incisioni, gli artisti che parteciparono alle otto mostre ufficiali “impressioniste”. Nella mostra torinese troviamo alcune opere dei protagonisti più noti della stagione impressionista come Monet, Degas, Manet, Renoir, Cezanne, Gauguin, Pissarro, e un’interessante e completo nucleo di opere dedicato agli autori considerati oggi “minori” quali Bracquemond, Guillaumin, Desboutin, Lepic e tutti gli altri artisti che con loro hanno condiviso l’avventura di un nuovo modo di fare arte.
La mostra torinese si differenzia dalle numerose esposizioni dedicate al periodo impressionista per una selezione che ricostruisce in modo mirabile quali fossero le opere esposte nei “Salon des refusés” grazie ai quali gli artisti protagonisti di questa stagione rivoluzionaria riuscirono a far conoscere le loro opere nonostante l’ostilità della critica accademica.
L’esposizione inizia con un nucleo di opere dedicate ai precursori dell’impressionismo, dalla scuola di Barbizon a Camille Corot. Molte delle opere esposte sono incisioni, litografie e acqueforti, opere che parteciparono realmente alle esposizioni impressioniste tra il 1874 e gli anni Ottanta dell’Ottocento.
Tra gli autori messi in evidenza in mostra, segnaliamo Felix Braquemond, del quale troviamo in mostra “Terrassea Villa Brancas” un’immagine che rappresenta la moglie dell’artista mentre ritrae la sorella intenta a dipingere, in un perfetto equilibrio di luci ed ombre. In mostra dello stesso artista anche numerose marine e paesaggi.
Per quanto riguarda gli autori più noti del movimento, in mostra un grande pastello di Renoir che rappresenta “l’incontro tra i due fiumi” oltre a una ricostruzione animata della notissima “colazione dei canottieri”.
Di Claude Monet in mostra, oltre a numerose opere grafiche, due paesaggi che rappresentano marine in tempesta, che richiamano la pittura romantica di Caspar David Friedrich piuttosto che le meno tormentate e più note rappresentazioni delle ninfee e della natura “addomesticata” del giardino.
Un’altra peculiarità della mostra torinese è quella di dedicare ampio spazio alle arti decorative e applicate, che qualche decennio dopo la rivoluzione impressionista conosceranno il loro periodo d’oro con la Belle Époque. La mostra si conclude con una sala dedicata all’eredità dell’impressionismo, con autori che hanno ripreso il segno e il modo di dipingere rapido ed essenziale degli impressionisti, che ha influenzato in una maniera o nell’altra tutta l’arte e la pittura contemporanea.
Alla mostra dedicata agli impressionisti si affianca una piccola, ma interessante e accurata personale dell’artista cinese Cai Wanwlin, artista, imprenditore digitale e collezionista che ha raccontato l’evoluzione e le contraddizioni della società cinese. Il suo personaggio iconico, Why Why, rappresentato con vividi colori che richiamano la pop art, è un simbolo dell’alienazione e della solitudine della società digitale.
Un cerchio che si chiude, se nell’Ottocento l’arte esce dagli studi e dagli atelier per calarsi nella realtà e nelle impressioni della stessa con la pittura en plein air, oggi con “l’arte digitale” assistiamo a un ritorno di una produzione artistica in qualche modo indoor e a un mondo dell’arte che torna ad essere spesso un circuito autoreferenziale, esattamente il contrario di quello che auspicavano gli impressionisti.
Due mostre di grande interesse e un accostamento sicuramente non casuale, quello tra Cai Wanwlin e l’Impressionismo.
Andrea Macciò