In un libro di Gianni Nuti la chiave per capire noi stessi e il valore della politica
Questo pomeriggio, complice un bel sole caldo, che dopo tanta acqua, in questo fine maggio torna a riscaldarci, stavo leggendo qui a Cheverel, comodamente seduto sulla “mia” bella panchina di legno, il libro del sindaco di Aosta, “L’arte della politica, il valore dell’educazione”, ed ero giunto là dove Gianni Nuti, l’autore, citava un fatto avvenuto nel 1968, che più di cronaca era di natura sociale.
Nel libro infatti veniva richiamata l’esperienza che un visionario dell’epoca, un ingegnere alla ricerca della sua libertà, nel sentirsi soffocato dai vincoli burocratici e dal conformismo dominante, pur non essendo un “sessantottino” si costruì al largo delle coste romagnole, al di fuori delle acque territoriali, che a quel tempo erano a 3 mila miglia dalla costa, una piattaforma tutta sua che divenne la sua isola e la sua repubblica, la “Repubblica delle Rose”.
Inutile dire che venne, dopo alterne vicende, sloggiato a cannonate, ma, al di là della scontata conclusione, di quella vicenda restava comunque un dato di fondo: ovvero sino a che punto può giungere una individuo pur di costruirsi una sua realtà nella quale vivere!
E nelle pagine del libro che stavo leggendo, il sindaco di Aosta, che aveva preso spunto da quell’evento per allargare la sua analisi sull’individuo e sulle sue pulsioni alla ricerca della libertà e della politica, si chiedeva se l’uomo può vivere compiutamente sulla “sua” isola e se su di essa potrà mai vivere veramente felice.
Gianni Nuti giunge alla conclusione che nessuno di noi può essere un’isola, ma che ognuno di noi, pur “costruendosi” nei suoi sentimenti la “sua” isola, deve continuare a vivere all’interno della sua comunità, inanellando relazioni sociali e, soprattutto, condividendo uguali valori, ma anche esprimendo apertamente il proprio dissenso là dove lo ritiene opportuno fare.
E a sottolineare che l’uomo non è un’isola, Gianni Nuti nel suo libro porta, in termini politici, l’esempio del concetto di autonomia sul quale si fonda la vita comunitaria della Valle d’Aosta.
Un’autonomia che non è fine a sé stessa, ma fondata su relazioni reciproche di buon vicinato con le altre realtà circostanti, rinsaldate da quello spirito montano di gente che nelle Alpi non vede un elemento di divisione, ma un amore comune per la natura e l’ambiente.
È vero, l’uomo non è un’isola e lo sapevano già i pensatori classici, quando lo definivano un “animale sociale”, ma l’uomo, ogni uomo, ha dentro di sé la “sua” isola, che deve preservare e tutelare, mettendola però ogni giorno a confronto con la realtà dove si ritrova a vivere e adattandola ad essa.
La politica dunque come educazione e l’educazione come “pane dell’anima” ed è lì, alla fin fine, che vi sarà il vero cambiamento prima sociale e poi politico!
Cheverel venerdì 26 maggio 2023 –Gian Battista Cassulo