Ai piedi delle Alpi, un convegno molto interessante sull’Afghanistan dimenticato
Ecco qui di seguito un servizio che ci giunge da Cheverel (La Salle) a firma di Gian Battista Cassulo
Ieri, sabato 20 agosto 2023, qui vicino a noi, a Courmayeur, nella bella arena congressi posta al centro del Paese, c’era un incontro con Domenico Quirico sull’Afghanistan e Quirico, che mi piace come scrive i suoi articoli venati da un tono epico che conferisce ai suoi reportage il colore del racconto, diceva all’attento uditorio che ormai l’Afghanistan è caduto nell’oblio della coscienza collettiva.
Se avessi preso l’auto e da Cheverel avessi fatto quei pochi chilometri per andare a Courmayeur ad assistere al dibattito avrei preso la parola per, sia pure timidamente, contraddire l’illustre giornalista. Non ci sono riuscito perché impegnato in una escursione a Les Ors ma lo faccio ora su queste pagine de “l’inchiostro fresco”.
No caro Quirico! L’Afghanistan non è caduto nel dimenticatoio perché noi “meschinetti” lo ricordiamo benissimo. Ho infatti ancora negli occhi quel bimbo, con addosso solo il pannolone, gettato dalla madre oltre il muro dell’aeroporto con un marines che, con un gesto di pietà, se ne prendeva cura e mi ricordo ancora quel puntino nero che si staccava dal carrello dall’aereo dell’U.S. Air Force appena decollato con a bordo gli ultimi disperati, che diventando nel cielo sempre più grosso, ci apparve come un essere umano. Era un giovane afghano appassionato di calcio che voleva lasciare la “sua” terra perché sapeva che di lì a poco sarebbe caduta sotto il tallone di uno spietato regime integralista.
E vedendo quel “puntino” cadere dal cielo noi “meschinetti” ci siamo ricordati di un altro analogo tragico fuggi, fuggi: quello dal Vietnam, con un elicottero che si alzava dal tetto dell’ambasciata americana a Saigon, con sotto un grappolo umano dal quale, come acini d’uva, cadevano nel vuoto, le vite di gente disperata.
Ma noi “meschinetti” ricordiamo anche la feroce esecuzione di Gheddafi, tirato fuori a forza da un cunicolo di scarico e ucciso sul posto.
E noi “meschinetti” ricordiamo anche il processo farsa contro Saddam Hussein e la sua impiccagione in Iraq, dove non si è trovata l’ombra delle armi di distruzione di massa!
Noi “meschinetti” ce le ricordiamo bene, eccome se ce le ricordiamo bene queste cose, anche perché in seguito al ritiro dall’Afghanistan, e all’uccisione di Gheddafi ed Hussein, gli americani, con l’appoggio degli inglesi e dei francesi e sulla Libia anche con il grande consenso di Napolitano, i quadranti del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale sono stati destabilizzati con le conseguenti ondate migratorie che oggi ci troviamo a fronteggiare.
E noi “meschinetti” stiamo ora assistendo ad un’altra e forse ancor più grave destabilizzazione che si sta verificando alle porte di casa nostra con la “martoriata Ucraina”, come la chiama il Papa, ma che è “martoriata” perché, sobillata dai grandi interessi occidentali, ghettizzando le popolazioni russofone del Donbass e gettandosi tra le braccia della NATO, ha di fatto spinto la Russia a reagire con l’azione militare speciale che oggi stiamo vedendo.
E su questo non c’è niente di nuovo sotto il sole, perché la Russia si sta difendendo come si erano difesi gli Stati Uniti negli anni Sessanta, quando Fidel Castro portò Cuba nella sfera d’influenza dell’Unione Sovietica e Cuba, se non fosse stato per il buon senso di Krusciov, sarebbe ben presto anch’essa diventata “martoriata”!
Quindi noi “meschinetti” ci ricordiamo molto bene sia dell’Afghanistan, come della Libia e dell’Iraq e, pur riconoscenti agli U.S.A. per quanto da essi fatto nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ci viene da dire che in questo lungo dopoguerra non ne hanno azzeccata una!
Semmai a dimenticarsi dell’Afghanistan (e di quanto accaduto in Iraq e Libia) sono proprio i grandi “giornaloni” e quelli che oggi gridano pace mentre ieri facevano la guerra!
Gian Battista Cassulo
A Novi Ligure nel 1985, in occasione della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale cittadino, come circolo culturale “Club Fratelli Rosselli”, che è l’editore de “l’inchiostro fresco”, unitamente al dott. Carlo Degli Abbati dell’Università degli Studi Genova, organizzammo presso il Salone di rappresentanza dell’Albergo “Viaggiatori”, un dibattito dal titolo: “Afghanistan, l’impossibile colonizzazione”. Come relatore facemmo giungere da Parigi, ove si era rifugiato, il Prof. Fazan Kazeli che ci portò un filmato sulle atrocità che in quel Paese venivano commesse dall’Armata Rossa. Ma a quell’epoca il tema non sembrò molto appassionare il ceto politico locale dell’epoca, perché in quel salone pieno di gente comune, non vi era nessun rappresentante dei tre partiti più grossi dell’epoca, il P.C.I., la D.C. e il P.S.I..