Sempre più spesso stiamo assistendo a scontri tra giovanissimi e stiamo vedendo che aumentano le incursioni violente ad opera di gruppi organizzati
Sabato30 settembre 2023 al Liceo “Leonardo da Vinci” di Milano era in corso una festa autogestita, organizzata dagli studenti dell’Istituto stesso per salutare l’inizio del nuovo anno scolastico. Erano circa 2 mila i ragazzi e ragazze presenti, quando un gruppo di incappucciati, sembra provenienti dalla periferia della città, ha fatto irruzione nei locali spargendo gas al peperoncino e provocando un fuggi, fuggi generale.
Cose del genere erano già accadute negli anni precedenti e in un caso un ragazzo era rimasto anche sfregiato per sempre dal vetro di una bottiglia rotta. Sono violenze di ordinario disagio sociale urbano che non dovrebbero essere sottostimati dalle Autorità e prese in considerazione dai sociologi, perché anche qui da noi, tra poco – anzi già ci siamo – ci sarà la famosa “terza generazione” a scendere in campo, cercando in tutti i modi di far sentire la sua esclusione sociale, così come ormai sta già accadendo nella vicina Francia e in Inghilterra.
E se non si interviene per tempo con adeguate politiche sociali e con una migliore pianificazione urbanistica del territorio, nel prossimo 2024 ne vedremo delle belle, o meglio “delle brutte”!
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, dovrebbe muoversi per tempo, perché la sua città, che già presenta aspetti preoccupanti per quanto concerne l’ordine pubblico, potrebbe diventare una vera e propria polveriera.
Ieri sera, dopo aver sentito le notizie al TG, ho pubblicato una foto di come i giovani negli anni Ottanta, quando pure ormai le discoteche imperavano, dopo avere disarcionato le vecchie balere come la “Buca di Bacco” di Vignole Borbera o il “Lido di Predosa” o i locali del tipo “al bar del Giambellino” del mitico “Cerutti Gino”, si divertivano.
Bicchieri di plastica in mano, un po’ di vino, una chitarra, cori e tanta allegria, e quella foto, immagine sociologicamente simbolo, volevo arricchirla con questo articolo che sto scrivendo ora, ma basato su notizie più certe, rimandandolo ad oggi, dopo una lettura più approfondita sui quotidiani del caso della fasta al “Leonardo da Vinci” di Milano.
Ma oggi sui giornali, se non sull’online, nulla: la notizia, ad esempio su “Il Secolo XIX” che pure è il giornale di una città molto esposta al degrado sociale, non appare e non appare nessun approfondimento se non quello sulla famosa “pèsca” dello spot televisivo, su come si scrive correttamente il nome del frutto e sui suoi contenuti a proposito di genitori separati con i figli in mezzo a fare da pacieri!
Eppure sul caso di Milano sarebbe da interrogarci anche perché contiene risvolti di “odio sociale” che dovrebbe fare riflettere le Autorità in merito!
Certo è, che rivedendo questa mia foto degli anni Ottanta con i miei amici, durante una festa di fine estate, nella mia casa di campagna a Capriata d’Orba, mi viene da pensare che a quei tempi eravamo felici, ma non sapevamo, visto come stanno andando le cose oggi, di esserlo così tanto!
Gian Battista Cassulo
UN RICORDO DELLA “BUCA DI BACCO” DI VIGNOLE BORBERA
Il 4 ottobre 2021 pubblicammo, a firma di Andrea Macciò, un articolo sui luoghi storici di Vignole Borbera, e tra questi il nostro Andrea Macciò parlò anche della mitica “Buca di Bacco” luogo di ritrovo dei giovani e dei gaudenti dell’epoca, dove si ballava, ci si conosceva, magari attorno ad un buon bicchiere di vino!
“Uscendo dal casello di Vignole o arrivando in treno da Arquata Scrivia si incontra prima l’antica fabbrica degli amaretti Vignole e poi l’ex “Buca di Bacco”. Antica residenza patrizia della famiglia Merega, trasformata poi in casa d’appuntamenti prima e poi nel ristorante e balera del signor Pesciallo. L’edificio storico fu demolito negli anni Novanta per far posto a un complesso residenziale e commerciale. Dalla “buca” si prende l’arteria principale, Via Roma, che conduce nella piazza principale, Piazza Figini dove si trova il Municipio e la Chiesa di San Lorenzo. La piazza, dove sorge anche il Monumento ai Caduti, un tempo era la dimora del patrizio genovese Belluné.”
Andrea Macciò