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DA PIETRABISSARA A LIBARNA SULLE TRACCE DELL’ANTICO ACQUEDOTTO ROMANO

Dalla Galleria ferroviaria Borlasca sulla “Succursale dei Giovi” partiva un acquedotto, oggi non più utilizzato, che alimentava lo scalo ferroviario di San Bovo, ma già gli Antichi Romani usavano quelle sorgenti

Gli antichi romani costruivano le cose per farle durare e trasmettere nei secoli la grandezza di Roma. Sui loro ponti, sulle loro strade ancora oggi noi uomini moderni ci passiamo e anche molte loro opere idrauliche sono ancora oggi di esempio ai nostri ingegneri. Il nostro Andrea Macciò ci presenta qui di seguito la recensione di un prezioso studio su un antico acquedotto romano e coglie l’occasione, ripercorrendo il suo tracciato, di mettere in evidenza luoghi di interesse artistico e culturale sparsi sul tratto appenninico tra Isola del Cantone e Serravalle Scrivia con punto focale nell’antica Libarna – Gian Battista Cassulo

Con l’acquedotto Pietrabissara-Libarna, dal percorso complessivo di circa 9 km, per la prima volta gli ingegneri romani approdarono in Valle Scrivia per costruire una grande struttura di regimazione delle acque sfruttando quanto offerto dal territorio, per assicurare l’approvvigionamento a una città di oltre 6 mila abitanti con terme, porta urbica e anfiteatro: l’antica Libarna.

Nel prezioso studio Il sistema idraulico di Libarna e il suo acquedotto realizzato con il patrocinio del comune di Arquata Scrivia, Paolo de Virgo, Sergio Pedemonte e Marco Tremari, provano a ricostruire il percorso dell’acquedotto, unendo la consultazione delle fonti storiche (il primo studio in merito è di Giuseppe Antonio Bottazzi nel 1815) e ricerche sul campo eseguite appositamente per l’opera. Lo scopo è la ricostruzione del percorso dell’acquedotto e le sue caratteristiche tecniche.

Quello che appare certo è la partenza dell’opera idraulica da Pietrabissara, alimentata dal Rio Borlasca, e l’arrivo appunto nell’antica Libarna, della quale oggi resta una suggestiva area archeologica non valorizzata a sufficienza e reperti museali conservati presso il Comune di Serravalle Scrivia.

A Pietrabissara ci sarebbero stati un bacino artificiale, una piscina limaria, le porte e un canale. L’acquedotto sarebbe poi proseguito alternando canali, gallerie, piccoli ponti, per poi concludersi su archi presso il “castellum” l’antico abitato di Libarna. Nel corso del suo viaggio, l’acqua nata dal Rio Borlasca e che doveva assicurare l’approvvigionamento pubblico alla città beneficiava dell’apporto di altri ruscelli come il Rio Lavandaia e dei canali di raccolta dell’acqua piovana.

Libarna oggi esiste ancora, ma l’antica città romana si è trasformata in un’anonima frazione di Serravalle lungo la strada provinciale: per chi non la conosce, è molto difficile intuire la sua storia.

Se la distanza in linea retta tra Pietrabissara e Libarna oggi è di 6 km, secondo le ricostruzioni degli autori del libro il tracciato dell’acquedotto era di 9 km, e seguiva il percorso delle montagne dietro Arquata Scrivia, senza lunghi tratti sospesi.

Secondo la ricostruzione degli autori, l’acquedotto lungo appunto 9000 metri aveva una pendenza media di 0,6%, un dislivello di 54 metri e una portata di 288:576 mc/ora. Altri reperti sono stati “scoperti” con i lavori per la costruzione del Terzo Valico tra Le Vaie e Moriassi, e sono attualmente interrati.

Secondo gli autori, per la costruzione dell’acquedotto è stata usata prevalentemente l’arenaria di Serravalle, prevalente anche nell’abitato di Libarna, arenaria giallastra a grana grossolona molto porosa, quella di Monastero (affiorante tra Grondona, Monastero e Molo Borbera), ciottoli calcarei e sabbia dello Scrivia, argilla e forse i calcari di Voltaggio.

Un’altra certezza è che il tracciato terminava a Libarna, confluendo nel Rio della Pieve o nello stesso Scrivia: gli autori escludono una possibile intersezione con un altro acquedotto romano, quello tra Villavernia e Tortona.

Una breve “guida” dei luoghi attraversati dall’acquedotto: Pietrabissara, Rigoroso e Sottovalle

Seguire il percorso dell’acquedotto è un’occasione per scoprire alcuni luoghi di interesse artistico e culturale che si trovano oggi lungo il percorso attuale. A Pietrabissara, borgo posto lungo l’antica Via Postumia al confine tra Liguria e Piemonte, ultima frazione della provincia di Genova in comune di Isola del Cantone, l’edificio di maggior interesse è Palazzo Spinola, fatto costruire nel 1648 dal feudatario di Dernice, Luciano Spinola lungo la mulattiera che riprendeva l’antica via romana oggi diventata la statale 35. Acquistato dallo storico e scrittore Lorenzo Tacchella dopo anni di abbandono, presenta un interessante portale in pietra arenaria di Montaldero.

A Pietrabissara troviamo anche la Chiesa di Santa Croce, riedificata nel 1935 nel punto in cui sorgeva un antico oratorio. L’edificio è a navata unica con abside circolare. Una deviazione in circa 5 km conduce a Borlasca, altra frazione di Isola del Cantone al confine tra Valle Scrivia e Val Lemme. Qua si trova un piccolo castello oggi di proprietà privata e l’interessante Museo Contadino a cura di Silvano Bottaro.

A pochi metri da Pietrabissara si trova il confine tra Liguria e Piemonte. Il primo abitato piemontese, Rigoroso, frazione di Arquata Scrivia, vanta in zona Ronchetto, presso la località La Costa, il manufatto meglio conservato dell’antico acquedotto, l’imbocco di una delle gallerie del Terzo Valico che doveva essere costruito nel 1935.

A Rigoroso si trova anche l’interessante Chiesa di Sant’Andrea Apostolo, che a differenza della parrocchiale del capoluogo Arquata e di quelle di Isola del Cantone e Ronco pur essendo in Piemonte fa parte della diocesi di Genova. La Chiesa di Sant’Andrea risale al XII sec., rimaneggiata poi nel Cinquecento (i registri parrocchiali sono attivi dal 1575) nel Settecento e negli anni Sessanta, con la riapertura al culto nel 1965. La facciata presenta caratteristiche affini a molte chiese dell’ambito ligure e toscano, come la Cattedrale genovese di San Lorenzo, la Chiesa di Sant’Andrea a Levanto e alcune chiese minori di Pisa. Fino al 1797 Rigoroso era una frazione di Gavi, e apparteneva alla Repubblica di Genova. Oggi la frazione stessa è divisa in varie località: a Ca’ del Bianco e a La Costa è possibile osservare alcuni resti dell’acquedotto di Libarna.

Da Rigoroso un’altra deviazione conduce al caratteristico borgo di Sottovalle, passato nel 2004 dal comune di Gavi a quello di Arquata Scrivia dalla quale è raggiungibile in auto. A Sottovalle, oltre alla caratteristica posizione geografica con bellissima vista sulla Val Lemme, troviamo la Chiesa di San Nicola di Bari, risalente al Quattrocento, ma ristrutturata l’ultima volta negli anni Settanta, e i caratteristici “calanchi” ultimo ricordo del mare che un tempo bagnava queste aree.

Il percorso dell’acquedotto toccava poi le località di Le Vaie, Campora e Moriassi, oggi frazioni di Arquata, aree fortemente compromesse dai lavori per la costruzione della linea ferroviaria, che non presentano particolari punti di interesse.

Se anche Libarna nuova non presenta punti di particolare interesse, poco prima dell’abitato sorge appunto l’area archeologica scoperta nel 1820 durante la costruzione della statale: oggi è ben visibile l’anfiteatro, ed è ancora solo parzialmente esplorata l’area del foro.

Il sistema idraulico di Libarna e il suo acquedotto” è un libro di grande interesse sia dal punto di vista tecnico, per la ricchezza di dettagli rispetto ai temi dell’ingegneria idraulica, sia da un punto di vista più generale per porre attenzione sui territori attraversati dall’acquedotto e sui loro punti di interesse artistico e paesaggistico.

                                               Andrea Macciò

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