A Novi Ligure, su iniziativa della famiglia Summa, il 28 febbraio 2015 in Piazza Pascoli è stata inaugurata una stele in memoria delle vittime delle Foibe e dal 2015 su quella stele, ogni anno, viene celebrato il 10 febbraio il “Giorno del ricordo” che fu istituito nel 2004 per non dimenticare il sacrificio degli infoibati.
A pochi metri di distanza, su un altro monumento, il 25 Aprile viene ricordato il giorno della Liberazione.
A quando un’unica grande manifestazione dedicata ad un comune sentimento di risorgimento nazionale?
Al Senato, con voti unanimi da destra a sinistra, è stato approvato il il 3 ottobre 2023 il disegno di legge n. 548 presentato dal Governo Meloni, finalizzato alla: “Istituzione di un fondo per promuovere e sostenere l’organizzazione nelle suole secondarie di secondo grado di viaggi del ricordo nei luoghi delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e nelle terre di origine degli esuli”. In pratica per diffondere nei Licei e negli Istituti tecnici superiori, la conoscenza della tragedia delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.
Una cosa buona questa e della quale già da tempo si sentiva il bisogno, sia in omaggio alla memoria collettiva del nostro Paese, sia alla completezza dei libri scolastici di storia che per tanti anni non hanno mai riportato sulle loro pagine la tragedia degli “infoibati”.
Generazioni di studenti infatti sono cresciute nell’ignoranza più assoluta su quanto accadde tra il 1943 e il 1945, e anche negli anni successivi, in Dalmazia e in Friuli-Venezia Giulia, tanto è vero che il nome di Norma Cossetto, la giovane violentata dai partigiani titini con l’accusa di essere stata fascista e gettata ancora viva nelle foibe, personalmente sui miei libri di storia delle medie e delle superiori, che conservo gelosamente nella mia libreria “amarcord“, non l’ho trovata.
E infatti per avere una sorta di ufficialità sul dramma delle foibe occorre attendere il 2004 quando, rimuovendo l’oblio su questo eccidio a lungo coperto da una narrazione egemonica della lotta di liberazione, con legge n. 92 del 30 marzo 2004 viene istituito, durante il secondo Governo Berlusconi, il “Giorno del ricordo” stabilendo che tale ricorrenza, con solennità civile, dovrà ricadere il 10 febbraio di ogni anno a venire.
Oggi è stato fatto un altro passo in avanti sulla strada verso una completa storiografia su quanto successe all’indomani dell’8 settembre, e nello specifico, sul caso delle Foibe.
Quello che però mi ha lasciato stupito è stato leggere su “Il Secolo XIX” del 5 ottobre 2023, un articolo a firma di Flavia Perina, titolato: “Se le Foibe uniscono Desta e Sinistra”, dove sembra quasi che il merito di questo passo in avanti sia della Schlein, che comunque ha fatto un gesto nobile, alzando la sua mano in segno di assenso al Disegno di legge sopra citato, presentato dalla Meloni.
Scrive infatti la Perina che si deve dare atto alla Schlein e più in generale alla Sinistra di aver rinunciato in questo frangente: “a rendere pan per focaccia alla Destra che nelle grandi ricorrenze civili del 25 Aprile e del 1° Maggio si è adoperata per distinguere tra il noi e il loro”.
Cavolo che “linse” questa Perina! Forse vorrebbe farci credere che se oggi si parla di Foibe, è merito della Sinistra? E mi stupisco per quanto scrive la Perina, non tanto per partito preso, o contro questo o quello, ma per la verità delle cose, che del resto è molto ben documentata dalla cronologia dei provvedimenti legislativi presi in materia!
Per quanto mi riguarda, posso dire che in tutte le manifestazioni per il 25 Aprile alle quali ho assistito, non ho mai sentito parlare dai relatori dell’ANPI di Foibe e che a Novi Ligure il monumento che ricorda l’eccidio degli infoibati è stato inaugurato, su iniziativa della famiglia Summa, solo il 28 febbraio del 2015, a 72 anni di distanza da qui tragici fatti, ed è quasi nascosto da quello molto più monumentale dedicato al 25 Aprile che sorge sulla piazza antistante!
Solo analizzando il nostro passato alla rigorosa luce delle ricerca storica con il suo corollario di fondate fonti scientifiche, così come si usa fare nella formulazione delle tesi universitarie, e soprattutto senza cercare di issare ognuno la propria bandierina, si potrà guardare al nostro passato con un atteggiamento meno ideologico e più pragmatico che potrà permettere di sentirci in pace con noi stessi e a guardare avanti e in questo senso mi sentirei di dire: “A quando un’unica grande manifestazione dedicata ad un comune sentimento di risorgimento nazionale?”
So che alcuni dei miei amici che militano o hanno simpatie a Sinistra e che leggono questo giornale non sono d’accordo su questa mia impostazione, eppure io credo che possa essere l’unica soluzione per farci finalmente superare quel baratro tra Guelfi e Ghibellini che sta impedendo un sereno quanto costruttivo dibattito politico sul futuro del nostro Paese.
Gian Battista Cassulo
Caro direttore,
come scrivi tu non sono d’accordo (ma questo credo lo immaginassi).
Penso che il dramma delle foibe – su questo non ci sono dubbi – debba essere inquadrato all’interno di una generale lettura degli avvenimenti del periodo 19411-1946: da quando, cioé, avvenne l’invasione fascista sino alla Liberazione, ottenuta grazie all’Esercito Popolare jugoslavo agli ordini del maresciallo Josip Broz detto Tito.
Non dimentichiamo che i primi ad utilizzare le fotbe furono proprio gli invasori, che le riempivano con i corpi dei partigiani e degli oppositori politici in genere: quanto accaduto nel dopoguerra fu una conseguenza di ciò.
Pochissimi casi di vendetta personale, a fronte dell’annichilimento di centinaia di spie e collaborazionisti, non possono gustificare in alcun modo la canea revisionista e negazionista dei revanscisti.
Sulla questione degli “esuli” non scrivo, ma solo per evitare querele…
Con immutata stima, ti saluto.