La scrittrice Patrizia Ferrando, in un’atmosfera di candele, ha raccontato il lato dark delle firme famose dandone una personale interpretazione
Ieri pomeriggio alle ore 17.00 nella biblioteca comunale Roberto Allegri di Serravalle Scrivia, si è svolto l’ultimo appuntamento della rassegna “Gotico autunno”, dedicata alla letteratura gotica. Un genere, come si evince dalle accezioni del termine stesso, caratterizzato tanto da caos, mistero, inquietudine, quanto da passione, vigore e magnificenza.
Se ormai ben noti sono gli scrittori “di paura” come Edgar Allan Poe, Bram Stoker, Shirley Jackson e Mary Shelley, la letteratura gotica, che vanta un numero ben più elevato di autori, tende tuttora a rimanere un genere letterario di nicchia, sconosciuto ai molti.
Si sono svolti quattro incontri sul tema e nella giornata di ieri si è chiuso il ciclo cercando di far conoscere in particolare le scrittrici dall’insospettabile lato “horror” e le leggende paurose del nostro Paese, storie che hanno dato origine a tradizioni popolari, ma di cui ignoriamo l’origine.
“Piccole donne terribili”, il titolo dell’incontro conclusivo di ieri, ha visto protagonista la giornalista e scrittrice arquatese Patrizia Ferrando, che con maestria nel racconto, ironia misurata a richiamare lo stile british e una profonda cultura sulla materia e la storia, ha intrattenuto un piccolo gruppo di ascoltatori molto partecipi ed affascinati.
“Piccole donne terribili” è stato dedicato a tutte quelle scrittrici famose dall’insospettabile lato “dark”: Jane Austen, Louisa May Alcott, Matilde Serao, Grazia Deledda e molte altre, in una luce completamente nuova, dal fascino tenebroso e sinistro, che nulla ha da invidiare allo stile che le ha rese famose.
Come spiegato all’incontro dalla Signora Ferrando il racconto gotico non significa soltanto “storia da brividi”: tra i suoi tanti sviluppi c’è anche una narrativa di passioni ed emozioni, divenuta scrittura e lettura di libertà e scoperta soprattutto al femminile, tra ‘800 e ‘900.
Il dato che può sorprendere viene dallo scoprire, fra le firme di quelli che venivano chiamati “racconti sensazionali”, autrici di classici, anche dell’infanzia, ben lontani da tale genere.
Ferrando racconta “L’esempio lampante, fra i diversi che si è affrontato, è quello di Louisa May Alcott la quale, oltre a romanzi a tinte fosche, ideò un racconto, intitolato “A Whisper in the Dark” molto interessante. Appare particolarmente significativo perché indicato dalla stessa Louisa come esempio di uno dei racconti che scriveva Jo March, salvo poi prenderne le distanze, come scrisse successivamente all’editore di Piccole Donne: “A Whisper in the dark” è un racconto piuttosto sensazionale, ma potrebbe andare se aggiungessi qualche riga alla prefazione di A Modern Mephistopheles per spiegare che l’ho incluso… per dare un esempio dei racconti che Jo March scriveva per lucro, e che molte ragazze le hanno chiesto” e continua “C’è un altro collegamento ancora più evidente, a due modelli letterari: Charles Dickens e Charlotte Bronte. Nella scena d’apertura di questo romanzo infatti, Sybil, giovane ereditiera, viene riaccompagnata a casa dallo zio che cercherà di drogarla e farla passare per pazza. I riferimenti a Bleak House e a Jane Eyre sono più che lampanti. Specialmente dopo i rumori che provengono dalla “stanza di sopra” e l’episodio dell’incendio, espliciti riferimenti a Bertha Mason, la moglie pazza di Rochester”.
La scrittrice ha poi contestualizzato, con grande capacità, il particolare genere letterario facendo riferimento alle ingiustizie subite dalle donne allora, relegate in una condizione di marginalità nella società che le spingeva a denunciare la quotidianità attraverso questa particolare forma letteraria: condendo la narrazione descrivendo sempre i luoghi dove queste scrittrici vivevano, che fossero le sterminate distese statunitensi o le impervie zone della Sardegna segnando, secondo Ferrando, un forte legame con quello che lei descrive come essenza dello stile gotico,ovvero “una manifestazione di un sogno”.
Fausto Cavo