Tra le righe del libro emerge una sottile nostalgia per l’epoca che ha segnato il cambiamento culturale e sociale che ha portato a quella “digitale” di oggi
Presentato con grande successo alla Civica Biblioteca di Vignole Borbera il nuovo romanzo “triller” di Viviana Albanese
“Era una sera di inizio settembre, quando Caterina si accorse all’improvviso che le giornate si accorciavano”. È nella più malinconica e appartata delle stagioni, l’autunno, tra l’equinozio e il solstizio d’inverno del 21 dicembre quando il vero freddo lascia il posto alla “scarnebbia” che si svolge la storia di Caterina, una ragazza, o meglio una “giovane adulta” intorno ai 35 anni che lavora al banco informazioni di un supermercato di Novi Ligure, la sua città.
Caterina è introversa, fatica a socializzare con le colleghe, è single ed ha poche amiche. La sua vita è come se si fosse fermata un giorno di circa venti anni prima, quando è successo quello che lei chiama “il fatto”. Il ritorno a Novi di Gigi Rambaldi, “star” cittadina alla fine degli anni Novanta del quale quasi tutte le ragazze erano innamorate, dopo il declino della sua carriera artistica e musicale, per aprire un innovativo locale nel centro di Novi, il Fling Bar, è per Caterina un grandissimo motivo di turbamento.
Gigi Rambaldi, che ora si fa chiamare con il nome di battesimo Luigi, è legato al “fatto” che ha sconvolto la vita di Caterina e della sua famiglia. Un mercoledì d’autunno Caterina si ferma appositamente a prendere uno spritz al Fling Bar, con la scusa di attendere l’amica Marta, e riallaccia i contatti con Luigi Rambaldi, che, nonostante venti anni di più e la dissoluzione della sua carriera musicale non sembra aver perso un certo fascino da frequentatore assiduo degli ambienti dell’arte e dello spettacolo.
Caterina e Luigi si ri-conoscono e tra loro sembra nascere un’inaspettata attrazione. Negli stessi giorni, Caterina conosce una nuova amica, Greta, una simpatica traduttrice che lavora da casa, affetta da disturbi del sonno.
Forse per Caterina potrebbe essere arrivato il momento di iniziare a “vivere” pienamente ed essere finalmente felice. Ma lei vuole a tutti i costi affrontare il trauma del “fatto” al quale Gigi Rambaldi è legato.
Con “Baccarat”Viviana Albanese ritorna, dopo la divagazione “francese” de Le Nove Fasi, ad ambientare il suo romanzo nei luoghi della provincia alessandrina, in Oltregiogo, un territorio del quale ha saputo raccontare alla perfezione l’atmosfera e l’anima già dai suoi primi romanzi, ambientati tra Arquata, Stazzano, Serravalle, Novi, nei quali ha raccontato il “confine” varcato ogni giorno da chi da Arquata si reca a lavorare a Milano, le relazioni sociali ancora autentiche e di prossimità di paesi, se torni trovi sempre l’amico/a d’infanzia che ti cura una ferita dell’anima, la geometria eterna delle relazioni personale e amorose, ma anche le atmosfere surreali dei non luoghi come l’Outlet di Serravalle e le periferie “commerciali”.
Lasciati per ora da parte i suoi personaggi “migranti” che hanno trovato in lei l’Autrice, come Cali e Margherita, con “Baccarat” Viviana Albanese ci regala un romanzo che con la consueta finezza psicologica si avvicina per molti aspetti al giallo e al thriller.
Per buona parte del libro il “fatto” resta misterioso per il lettore; soprattutto nella seconda parte, il romanzo è pervaso dalla tensione tipica di un mistery, anche se di certo non siamo di fronte a un giallo classico. Il personaggio di Gigi Rambaldi è molto interessante e ricorda per alcuni aspetti gli “artisti” della scena romana ormai decaduti descritti in alcuni libri di Camilla Baresani, con il suo atteggiamento misto di malinconia e cinismo.
In Caterina, ragazza di provincia introversa e malinconica, c’è qualcosa di Cali, Marghe, Allegra de “Le nove fasi” e degli altri personaggi femminili “storici” di Viviana Albanese. Anche lei si è creata una comfort zone, soffocante, ma rassicurante, e il doppio incontro con una nuova amica come Greta e con Luigi Rambaldi e il misterioso “fatto” che si porta dietro è un’occasione per rompere questa bolla di “comfort”.
E sappiamo che rischiando si può migliorare la propria vita, come peggiorarla. Eccellenti come sempre le descrizioni ambientali, la cittadina avvolta nella nebbia autunnale e un po’ sonnacchiosa, il corso semideserto all’aperitivo di un mercoledì sera d’autunno, il passaggio graduale delle stagioni. Come ricorda Caterina nell’inizio del libro, l’estate è quella stagione ingannevole nella quale già le giornate iniziano ad accorciarsi, e il vero “calore” sta nella promessa della primavera. Un concetto quasi leopardiano.
Nei suoi romanzi, è possibile individuare lo smarrimento che coglie oggi le generazioni intermedie, quelle che appunto hanno vissuto l’adolescenza negli anni Novanta come l’autrice e la sua protagonista, alle quali appartengo anche io.
Un tema che ritorna in molti dei suoi libri con una sottile nostalgia per quell’epoca vicina che ha segnato il cambiamento culturale e sociale che ha portato a quella “digitale” di oggi. Oggi, un Gigi Rambaldi ventenne non avrebbe forse bisogno di lasciare la provincia piemontese per Milano, sarebbe un influencer o uno star di Instagram o Tik Tok.
La scrittura di Viviana Albanese non delude mai: delicata, profonda, stilisticamente perfetta, né troppo sintetica, né inutilmente prolissa, ti porta dentro ai luoghi che descrive come la sindrome di Stendhal dentro le opere d’arte.
Baccarat, caratterizzato anche da una bellissima cover, è un romanzo coinvolgente ed emozionante come un thriller, con personaggi accurati, psicologicamente complessi e non banali che difficilmente il lettore dimenticherà.
Andrea Macciò