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UN ARTISTA PROIETTATO SU NUOVE FORME DI PITTURA

Intervista con Pablo T, artista, scrittore, curatore e maestro dell’Astrattismo Extrasensoriale

Pablo T è uno scrittore, artista e pittore professionista di origini italo-francesi. Il suo atelier attualmente si trova su una collina che domina la città di Asti, in località Valgera, e il suggestivo paesaggio del Monferrato

CHI È PABLO T

Nato come pittore figurativo con una formazione classica e “accademica”, la sua arte è approdata verso un’originale lettura dell’astrattismo, nella quale è particolarmente evidente l’influenza dell’opera di Jackson Pollock e della sua tecnica del “dripping”, un linguaggio soggettivo e “spirituale” che lo distingue da molta pittura “informale” e da molto astrattismo contemporaneo incentrato sull’aspetto geometrico della forma e sulla “sottrazione”. Un percorso dalla pittura figurativa “accademica” a un’interpretazione originale e personale dell’astrattismo, nella quale il colore ha un ruolo fondamentale.

Alcune prestigiose riviste d’arte asiatiche lo hanno definito come inventore dell’astrattismo extrasensoriale: le sue opere sono state ospitate da prestigiosi musei e gallerie d’arte contemporanea nazionali e internazionali, ha al suo attivo numerose esposizioni e riconoscimenti e un catalogo critico delle opere più recenti. La sua arte periziata si posiziona sul mercato del contemporaneo con una decisa crescita esponenziale. Tra i riconoscimenti: Premio della critica europea, Leone d’Oro per le arti visive Venezia, Premio Montecarlo, Premio Cannes, Premio Artista d’Avanguardia, Premio Città di Barcellona, Premio Città di Berlino, Premio Città di Parigi, Ordine di San Secondo, premio alla carriera Istituto d’Arte nel mondo.

Scrive di lui il professor Gianmarco Puntelli: “è davvero rara la capacità di far emergere quei colori, soprattutto dalla loro giusta composizione, dirci i colori giusti nel giusto ordine”.

È autore di diversi romanzi: Ogni Crimine Ogni Gentilezza, La chimica del Carme, Ritratto Borghese, Bloody Comedy, Saga, Verrà qualcuno a salvarti, Lo scopatore di anime, Vicolo G, Caffè degli anonimi.

LA NOSTRA INTERVISTA

Abbiamo incontrato Pablo T presso il suo atelier ad Asti, per capire meglio il percorso dell’astrattismo extrasensoriale e i suoi prossimi progetti organizzativi ed espositivi, tra i quali un importante percorso espositivo personale e l’organizzazione della Biennale di Senigallia.

Nel 2022 una tua opera è stata esposta alla collettiva “Cari maestri” al Castello Malaspina di Massa. C’è un legame particolare tra la tua arte, la Toscana e in particolare il territorio di Massa e Carrara?

Si, nel 2022 mi ha chiamato il professor Puntelli, che è uno dei maggiori curatori istituzionali di mostre italiani, per una collettiva “Cari Maestri” che è stata fatta presso il Castello Malaspina di Massa in omaggio a tre grandi maestri novecentisti: Possente, Talani e Alinari, che sono toscani.

Una mostra nella quale i maggiori contemporanei italiani presentavano un’opera in omaggio alla Regione Toscana e a questi grandi novecentisti italiani, tecnicamente si definiscono “pittori storicizzati”. Gianmarco Puntelli vive a Massa, come il perito che si sta occupando di periziare le mie opere e di darmi il coefficiente ufficiale.

Si tratta di una prassi che è necessaria oggi per tutti i pittori professionisti inseriti nel circuito del mercato d’arte contemporaneo. In questo caso, il mio è il Cavalier Musetti, un esperto che ha periziato quadri appartenenti a privati anche di autori come Caravaggio e Picasso. Il mio coefficiente attuale è 6, quello dell’anno scorso era 5: in crescita circa del 20 per cento.

A detta di molti, in questo momento sono considerato uno dei maggiori contemporanei viventi, al pari ad esempio di Marco Lodola, Alfonso Borri o Antonio Nunziante. Attualmente sto facendo un percorso museale che mi ha portato in Toscana a Palazzo Malaspina, a Torino al Mit, a Pavia, a Palazzo delle Esposizioni, a Senigallia presso Palazzo Baviera, fino all’anno scorso a Correggio, in una nuova mostra-omaggio a Serafino Valla, un novecentista “naif”. Come ogni anno, i maggiori contemporanei tra cui Ennio Calabria, Mauro Capitani, Solimani hanno presentato importanti opere in omaggio alla Regione Emilia-Romagna e a Valla. Per il 2024 si sta articolando un nuovo importante percorso museale, sto lavorando a un ciclo apposito di opere, qualcosa che si deve ancora svelare.

La tua pittura è definita oggi “astrattismo extrasensoriale” Come nasce questa definizione, e in cosa la tua arte si distingue dalle diverse forme dell’astrattismo contemporaneo?

Alcuni mi hanno definito un “informale”. In realtà l’astrattismo ha tantissime correnti e deviazioni. Si parte da Kandinsky o Mondrian, ma c’è stata poi la rottura determinata dentro l’astrattismo stesso da Jackson Pollock, la sua “action painting” e la tecnica del dripping.

Si potrebbe affermare che c’è un astrattismo lirico e uno geometrico. Nel mio caso, alcuni importanti magazine asiatici, in particolare quelli di Tokio, Shangai e Bangkok, hanno definito la mia arte “astrattismo extrasensoriale”: una nuova visione della pittura astratta, che va oltre i sensi.

Per me il problema principale non è la lingua universale che parlano la musica e la pittura, che non hanno bisogno di traduzioni. La fallacità del sistema dei sensi sta nella vista, se il fruitore o l’osservatore non ha le basi per conoscere il sistema dei colori, delle luci, delle ombre, rischia di tradire sé stesso e l’opera che ha dinnanzi. Ecco perché questi magazine, nella monografia che hanno prodotto, invitano a guardare le mie opere con la massima calma, cosa che nel terzo millennio purtroppo non si fa, siamo abituati a guardare tutto in maniera superficiale. Ognuna delle mie opere “obbliga” invece a un’attenzione importante, e a una ricerca su sé stessi.

Oltre a dipingere, negli ultimi anni ti sei occupato anche dell’organizzazione e direzione di mostre e biennali. Ci potresti illustrare questa parte della tua attività nel mondo dell’arte?

Il ragionamento che ti ho illustrato mi ha portato a fare due diversi tipi di intervento nel mercato dell’arte: uno è quello di artista, l’altro è quello di occuparmi di eventi come la Biennale di Senigallia. Asti Art Gallery, la galleria fondata e diretta da Romina Tondo, nel 2024 mi ha affidato la direzione della biennale per dare una rinfrescata al panorama dell’arte attuale.

Ci occupiamo di tutte le arti: dalla pittura alla scultura, dalla digital art alle installazioni, e per rilanciare la città che è molto viva culturalmente, ma sulla quale c’è un’immagine molto legata alla fotografia: noi cercheremo di dare spazio anche alle altre arti.

Quali egli eventi organizzati in questo senso?

Abbiamo già organizzato la Biennale di Asti, con oltre 250 artisti. In quell’occasione abbiamo cercato di mettere in luce il valore aggiunto della fotografia, che io considero una delle arti più importanti. Oggi tutti pensano che la fotografia sia alla portata di tutti, ma la fotografia, fatta con l’occhio di chi conosce il sistema delle luci, dei tagli, delle inquadrature, del sistema fotografico nel suo insieme, è veramente tutt’altro dalla fotografia dilettantistica.

Noi cerchiamo di sponsorizzare la fotografia, assieme alla pittura, una delle madri assolute delle arti, e alle altre forme e tecniche della creatività contemporanea. Ci sarà spazio per tutti gli stili, dalla metafisica al surrealismo, dall’informale in senso stretto al post- impressionismo, dall’espressionismo “astratto” a quello figurativo.

La nostra idea è portare avanti un sistema meritocratico e dare più spazio agli artisti emergenti.

Un altro aspetto che vorrei sottolineare è che nelle mie scorribande espositive all’estero, non necessariamente all’altra parte del mondo, anche nei vicini paesi europei, gli artisti hanno una visione più ampia dell’artista italiano medio, si fanno spalla l’uno con l’altro. Non vedrai mai, in Francia, Germania, o Svizzera, un artista della nazionalità del paese dove si tiene la mostra parlare male di un altro. Questo purtroppo è frequentissimo in Italia, e forse nasce da un sentimento di invidia e frustrazione, di chi pensa di non riuscire a ottenere certi traguardi. La nostra biennale vuole essere anche un incontro tra gli artisti: gli artisti devono conoscersi, influenzarsi, parlare tra di loro, anche mischiarsi. Questa è la mia visione, forse un po’ romantica, dell’arte.

Attualmente ci sono mostre in corso o progetti espositivi per i prossimi mesi?

A parte il percorso organizzativo della Biennale, ho un importante progetto espositivo personale che prenderà il via da maggio, stiamo attendendo i vincoli museali, una nuova monografia del Giappone e una di Dubai, dove attualmente ho alcune opere esposte.

Pablo T senza puntino. Perché hai scelto questo nome d’arte e quale il legame con il percorso che ti ha portato all’astrattismo extrasensoriale?

Io nasco come Pablo T senza puntino, anche se ovviamente ho un cognome. Non uso al T puntata, perché la mia T vuole significare libertà, e non vuole essere il diminutivo di qualcos’altro. Ho iniziato con la pittura figurativa, penso che l’astrattismo e l’informale debbano essere l’approdo di un percorso che arriva dopo quintali di bozzetti e molta figurazione. Io ho fatto un percorso di studi classico, sulla figura, sul paesaggio, sulla natura morta. Bisogna conoscere benissimo il disegno, la forma, il perimetro. Solo dopo si può fare un passaggio oltre, un passaggio che richiede conoscenza del colore stesso, altrimenti si rischia di diventare imbrattatele. Il mio percorso, dopo aver studiato la forma e l’esterno, mi ha portato a considerare prioritario conoscere sé stessi. Adesso, se io vedo un paesaggio come questo, non lo voglio semplicemente replicare, neppure visto in soggettiva. Vorrei lasciare qualcosa di più all’osservatore, non voglio più ragionare su ciò che è esterno, ma su ciò che è interno, i sentimenti, le emozioni, la spiritualità, E nelle mie opere più recenti, cerco proprio una connessione con la spiritualità

Andrea Macciò

Contatti: Telefono e WhatsApp 391 17 32 25 96 – mail staff@artgallery.com, segreteria@pabloart.comwww.astiartgallery.com
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