Una breve storia tutta italiana di un Ente nato a tutela del lavoro e dei lavoratori e poi soppresso
La tragedia nel cantiere edile dell’altro ieri accaduta a Firenze ci ha profondamene colpito, anche perché attorno alla atroce morte degli operai impiegati in quel cantiere, si è acceso il solito e direi impietoso corollario demagogico di commenti e interventi, uno dei quali addirittura sopra le righe del Segretario della CGIL, Maurizio Landini, che non ha perso l’occasione per accusare il governo di questa ennesima strage sul lavoro, quando è da anni che vediamo il sangue grondare su queste stragi. E allora, anche stimolati da questo gratuito sciacallaggio, siamo andati a vedere chi è titolato a controllare la sicurezza sui luoghi di lavoro e abbiamo trovato delle vere e proprie sorprese, come potete leggere qui di seguito. E questo perché anche un giornale locale come il nostro ha il diritto dovere di dire la sua in merito, soprattutto se il giornale è edito da un circolo culturale dedicato ai fratelli Rosselli, i quali non ebbero timore di esprimere sempre, sino all’ultimo, il loro pensiero. Gian Battista Cassulo
L’E.N.P.I. NATO NEL 1938 E POSTO IN LIQUIDAZIONE NEL 1975
La storia di questo Ente, che nasce nel 1938 e che viene soppresso nel 1975 con decreto del Presidente della Repubblica del 22 luglio 1975 n. 382, è emblematica di una sorta di contraddizione che dalla nascita della Repubblica sta accompagnando il nostro Paese
Una storia di contraddizioni sulla quale, tra tutte, spicca il continuo richiamo alla difesa della Costituzione quando questa ancora oggi trova difficoltà nella sua piena applicazione, come ad esempio l’oblio nel quale è lasciato il suo Art. 46, quello sulla cogestione, che prevede il diritto dei lavoratori “a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge, alla gestione delle aziende”. Un articolo, questo, in primo luogo avversato dai sindacati che vedevano e vedono nell’applicazione di tale articolo una perdita del loro potere.
Ma veniamo alla storia dell’E.N.P.I.. Questo ente, che addirittura trova le sue radici nel lontano 1894, quando un gruppo di imprenditori lombardi sente la necessità di creare un organismo a tutela del lavoro, viene trasformato in ente morale nel 1907 per poi assumere nel 1921 la dizione di “Associazione Nazionale per la Prevenzione degli Infortuni” (A.N.P.I.), diventando nel 1926 un ente parastatale e poi nel 1931 riconosciuto come Ente statale.
Con la nascita della Repubblica, nel 1949, questo Ente diede alla nuova legislazione antinfortunistica, conseguente ai principi emanati dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, un forte contributo in virtù della sua lunga competenza in materia, ottenendo nel 1952 la personalità giuridica di Ente di diritto pubblico.
E con legge n. 2390/1952 vennero potenziati i quadri dell’Ispettorato del lavoro e in conseguenza a ciò nel 1954 venne approvato dal capo dello Stato, lo Statuto dell’Ente che si assumeva il compito di “promuovere, sviluppare e diffondere la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, nonché l’igiene del lavoro”. Il tutto sotto l’egida del Ministero del Lavoro di concerto con gli Istituti previdenziali e le Organizzazioni sindacali di categoria.
L’E.N.P.I. iniziò così la sua nuova vita in età repubblicana, affrontando, di concerto con l’I.N.A.I.L. (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) ente che anch’esso affonda le sue radici nel lontano 1883 e riconosciuto come Istituto nel 1933, il tema del lavoro, anche alla luce delle moderne tecnologie, formando personale, avviando studi e ricerche in materia antinfortunistica, fornendo consulenza alle imprese e alle industrie e attivando 20 istituti di Medicina Industriale per la difesa dalle tecnopatie, vistando fabbriche e attività produttive in genere con specifici medici del lavoro.
La copertina di una pubblicazione di Medicina Industriale del 1938
Le linee guida dell’E.N.P.I. si potevano riassumere nella frase “l’uomo giusto al posto giusto”, e in omaggio a tale slogan, vennero avviati corsi di formazione professionale.
Nel 1975, con il D.P.R. n. 382 del 22 luglio 1975, l’E.N.P.I. viene messo in liquidazione e i suoi 20 istituti di Medicina Industriale e i vari gabinetti radiografici e diagnostici vengono assorbiti dai vari Consorzi sanitari e dal 1° aprile del 1978, tutta la parte sanitaria dell’E.N.P.I. passa, in seguito all’istituzione del Servizio sanitario nazionale (SSN) avvenuta con legge n.883 del 23 dicembre 1978, sotto la competenza delle neonate Unità Sanitarie Locali (U.S.L.), mentre l’attività di orientamento professionale dell’E.N.P.I. viene abolito nel 1977.
Con l’istituzione del Servizio sanitario nazionale (SSN) che indicava tra i suoi vari obiettivi anche “la prevenzione delle malattie e degli infortuni in ogni ambito di vita e di lavoro” (art. 2), l’E.N.P.I. andò così in liquidazione.
La nuova riforma sanitaria suddivideva i compiti di prevenzione tra le Unità sanitarie locali (UU.SS.LL.) e l’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (ISPESL), di nuova istituzione.
Le nuove U.S.L. dovevano provvedere “all’igiene e medicina del lavoro, nonché alla prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali” (art. 14 lett. f) ed alla erogazione delle prestazioni di prevenzione (art. 19); l’ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro – soppresso nel 2010 le cui competenze in pari data sono state assegnate all’I.N.A.I.L.) doveva svolgere le funzioni consultive riguardanti la prevenzione delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro, vale a dire l’attività di ricerca, di studio, di sperimentazione e di consulenza per le UU.SS.LL. e per le Regioni (art. 23).
Oggi dell’E.N.P.I. restano come traccia nei vecchi ascensori ancora la targhetta con sopra scritto: “Impianto visionato dall’E.N.P.I.”
Gian Battista Cassulo
FONTI:
“Enciclopedia bresciana” citata in un articolo a firma di Mario Marco Gavarini del 19 gennaio 2019 apparso su Linkedin, titolato “Storia della prevenzione infortuni in Italia: l’E.N.P.I.”
Enzo Cataldi in “Testimonianza di un secolo” – Roma 1983