Martedì 23 aprile, alle 17.00, presso la Biblioteca comunale di Serravalle Scrivia verrà presentato il libro di Lorenzo Torre
L’evento è organizzato dal Comune di Serravalle Scrivia insieme ad A.N.P.I. Martiri della Benedicta
L‘evento sarà introdotto da Elio Pollero, Presidente A.N.P.I. Martiri delle Benedicta. Parteciperanno l’autore Lorenzo Torre in dialogo con lo storico Roberto Botta. “Uno che come me ha fatto la Resistenza non può assolutamente accettare l’insensibilità, la trascuratezza e l’inadeguatezza della nostra classe politica rispetto al problema della corruzione. Il problema principale è l’eticità della politica. Su questo punto si può siglare un patto, un’intesa per un’intransigente eticità della politica. Intesa su cui però sono scettico, perché la corruzione in Italia è talmente profonda che investe tutti gli strati della società. Siamo immersi nell’immoralità e il vero tradimento della resistenza è rappresentato dalla corruzione. La questione morale è ciò che più m’è rimasto della Resistenza: il valore della moralità nella vita pubblica.” Giuseppe Balduzzi, alias Marco Secondo.
Dall’ “Introduzione” dell’autore
“ (…) Quella che segue è la storia di Marco raccontata da Marco, ascoltata da me e da Franco Lupo, riordinata e trascritta da me. L’impianto del testo corrisponde alla “scaletta” concordata con Marco al principio degli incontri del 2019, salvo minimi aggiustamenti necessari a rendere la narrazione più lineare sotto il profilo cronologico. Parziali integrazioni sono state rese possibili a seguito della consultazione dell’archivio privato di Giuseppe Balduzzi e grazie alla disponibilità del fascicolo “Balduzzi” (1987-1991) conservato nell’archivio personale di Manlio Calegari, dell’intervista registrata con Giambattista Lazagna (1998) e degli appunti ricavati dai nostri precedenti incontri (2011-2015). In particolare nell’intervista di Lazagna, eccezion fatta per minimi inediti e trascurabili discrepanze, ritornano gli stessi temi trattati qui, a vent’anni di distanza: identiche le impressioni, tali e quali i giudizi, spesso persino le stesse parole. In ultimo, nel novembre del 2019, all’Archivio Centrale dello Stato a Roma, tra i fascicoli del personale fuori servizio del Ministero dell’Interno, ho potuto consultare quello intestato al vice-commissario aggiunto di pubblica sicurezza Giuseppe Balduzzi, ulteriore e positivo riscontro documentale ai racconti di Marco sul periodo della Questura partigiana e oltre, dal 25 aprile all’attentato a Togliatti.
È la storia di un giovane patriota cresciuto nel solco tracciato dal sistema educativo fascista, cui la guerra fa mutare opinione. Succede tutto nell’estate del 1943: la caduta del Duce, l’armistizio, la fuga verso casa, il matrimonio a ventidue anni (“avevo detto che ci saremmo sposati alla fine della guerra e la guerra era finita”) e il comunismo, personificato da Giacomo Buranello e da Walter Fillak, conosciuti in via Balbi nelle aule universitarie. Marco al comunismo, unica offerta politico-militare immediata e convincente contro il fascismo e il nazismo, aderisce in maniera inevitabile, diremmo naturale. Poi l’arresto (maggio 1944), la fuga, la partenza per i monti (luglio), la nascita della figlia (15 agosto) e il rastrellamento (24 agosto), cui segue la svolta: l’incarico ricevuto alle Capanne di Carrega di scendere a dare un’occhiata a Cabella Ligure, per fiutare l’aria della valle, cercare collaboratori e cominciare la storia di quello che sarebbe diventato il SIP, il Servizio informazioni e polizia della val Borbéra, agli ordini della divisione Cichéro e di Attilio, impetuoso sindacalista di Certosa, comunista figlio di anarchici, figura centrale di questa storia, come Minetto e Scrivia, Johnny e Gigi, e i morti: Avio, Berthoud, Macchi, Tocci. Servizio informazioni, ma anche scambi di prigionieri e rapimenti di fascisti e possidenti a scopo di riscatto. Sino al 25 aprile, la Liberazione e il ruolo della divisione Pinan-Cichéro nella resa di Genova con il blocco della valle Scrivia alle gole di Pietrabissara, ad impedire la ritirata tedesca. Infine il “dopo”: un dopo che inizia con la resa dei conti (condannata senz’appello), prosegue con la reggenza dell’Ufficio Politico della Questura di Genova fino alla prima metà del 1947, quindi la breve carriera in Polizia, prima a Genova e poi ad Asti, dove si trova a dover affrontare i moti del 14 luglio 1948 e i partigiani che ritornano in collina. Poi la carriera in Comune, sempre a livello direttivo, prima all’Istruzione e poi all’AMGA (la municipalizzata di gas e acqua), la pensione (1974) e la lunga vecchiaia. Una storia che, come si capisce, non è solo la storia personale di Marco, ma apre una finestra su una storia più grande, quella dei ribelli di Cichéro, di cui Marco è stato un elemento di spicco e di quella storia ha rappresentato, perlomeno nei suoi ultimi dieci anni, il più autorevole testimone”.