Al Mastio della Cittadella di Torino in mostra le opere dell’artista simbolo della “Belle Époque”
Sino al 21 luglio 2024 presso gli spazi espositivi del Mastio della Cittadella di Torino è aperta la mostra “Henri de Toulouse Lautrec – Il Mondo del Circo e di Montmartre”
Dopo diverse tappe europee, questa esposizione è arrivata per la prima volta in Italia offrendo uno sguardo approfondito sulle opere di uno dei più grandi maestri dell’arte grafica del XIX secolo. A Torino sono esposte circa 120 opere per celebrare i 160 anni di colui che fu soprannominato “l’anima di Montmartre” il quartiere di Parigi che ancora oggi è sinonimo dello stile di vita “bohémien”.
Toulouse Lautrec è conosciuto oggi come uno dei pittori simboli della “Belle Époque” il periodo di grande effervescenza economica, sociale, artistica e culturale bruscamente interrotto nel 1914 dallo scoppio della Prima guerra mondiale. Parigi è stata la città simbolo d’energia dei caffè, dei cabaret, dei teatri e del circo che hanno ispirato l’artista.
La mostra è divisa in cinque sezioni: I manifesti e le illustrazioni; Le Donne ed Elles; Il circo; I ritratti e L’esperienza multimediale. Cinque aree per ripercorre la breve vita e l’attività artistica del giovane aristocratico tra gli artisti bohémien più rappresentativi della sua epoca.
I manifesti e le illustrazioni
La prima sezione è dedicata ai manifesti realizzati per i locali ed i cafè chantant. Toulouse Lautrec è stato uno dei protagonisti della “rivoluzione” dell’Art Nouveau di inizio Novecento, grazie alla quale è stato consolidato il valore estetico e artistico delle arti applicate.
In mostra alcuni storici manifesti originali, come quello pubblicitario realizzato per il locale “Divan Japonais”.L’arte di Toulouse Lautrec è stata profondamente influenzata (come è avvenuto anche per quella di Van Gogh) dall’estetica e dal cromatismo delle stampe giapponesi.
Questo manifesto, del quale è possibile ammirare ancora i residui delle “puntine” con i quali era affisso, è il più “orientale” dei suoi lavori grafici. Altri manifesti raffigurano Aristide Bruant, cantautore e cabarettista francese, Jane Avril, una delle più note ballerine del Moulin Rouge che rimarrà per tutta la vita amica e musa ispiratrice dell’artista, Louise Josephine Weber detta “La Gouloe”, danzatrice e modella di pittori e fotografi, considerata la creatrice della mossa del “can can” (Ndr.: il famoso Gran Ballo Excelsior del musicista novese Romualdo Marenco) alla quale Toulouse Lautrec dedicò il celebre manifesto che la ritrae ballare insieme a “Valentin le Desossé” un altro personaggio notissimo della Belle Époque e del Moulin Rouge, che deve il suo soprannome all’agilità nel ballo. Nella stessa sezione, sono esposte illustrazioni meno note che l’artista realizzò per la rivista satirica Le Rire, uscita dall’ottocento al 1950 in Francia e per la quale lavorarono celebri artisti e illustratori francesi dell’epoca.
Per Toulouse Lautrec la figura umana doveva essere al centro della rappresentazione artistica, e il paesaggio poteva essere solo un accessorio.
Le Donne ed Elles
La seconda sezione è dedicata alla serie “Elles” nella quale l’artista ha ritratto la vita quotidiana delle prostitute che lavoravano nelle “case chiuse” di Parigi. La marginalità sociale nella quale l’artista ha vissuto per la sua disabilità fisica e per la sua difficoltà a relazionarsi col mondo aristocratico nel quale era nato ha influito profondamente sullo sguardo dell’artista nel ritrarre queste ragazze rappresentate nel realismo della loro vita quotidiana.
Le stampe non hanno nulla o quasi di erotico (e forse per quello non ebbero all’epoca grande successo) e restituiscono con grande realismo i momenti di intimità e riposo dal risveglio alla madre che porta la colazione alla figlia, all’amore che nasceva tra alcune delle ragazze spesso costrette a vendersi per vivere, e nel quale riuscivano a trovare i loro rari momenti di felicità (tema rappresentato in opere come “Le baiser”).
La cantante Yvette Guilbert, altra artista che fu “musa” di Toulouse Lautrec, sottolinea nelle sue memorie come l’artista sia stato capace di restituirci con realismo, empatia e uno sguardo quasi sociologico il mondo delle “case chiuse” (nelle quali ha anche abitato per alcuni periodi) e delle donne che ne facevano parte.
Il circo; I ritratti e L’esperienza multimediale.
In una terza sezione, “L’esperienza multimediale” troviamo un breve documentario illustrativo e una “selfie room” che ricostruisce gli ambienti parigini descritti nell’opera dell’artista.
Tra gli aspetti meno noti dell’opera di Toulouse Lautrec ricostruiti dalla mostra torinese, la serie di litografie dedicate al mondo del circo e ai suoi personaggi: domatori, orsi e cavalli, clown, “clownesse” che troviamo nella quarta sezione della mostra.
Si tratta forse di un aspetto meno conosciuto dell’opera di Lautrec, litografie realizzate verso la fine della sua carriera artistica, e che rappresentano a tutti gli effetti un altro capitolo del suo “omaggio” a quel mondo al confine allora tra arte e marginalità sociale.
I disegni sono molto accurati, il campo visivo è dilatato, il pubblico è assente e i personaggi hanno spesso forme innaturali, creando un’atmosfera tra l’onirico e il surreale, che rende la serie delle litografie sul circo molto diversa da quella di “Elles” caratterizzata da un maggiore realismo. In questa parte della mostra è evidente anche l’influenza di Edgar Degas e del suo lavoro artistico sui cavalli: il padre di Toulouse Lautrec era un appassionato di corse. Le stampe sono state pubblicate a partire dal 1905 dall’amico Maurice Joyant.
La mostra si conclude con una sezione dedicata ai ritratti di personaggi celebri del mondo della Belle Epoque, ancora una volta soprattutto artisti e artiste.
Le strade, le prostitute e i locali di Montmartre, il Moulin Rouge sono stati quindi ispirazione e soggetto delle opere più famose di Toulouse-Lautrec. L’allestimento della mostra mette in evidenza i temi ricorrenti dell’artista, come il circo, la vita notturna di Parigi, i ritratti di artisti e celebrità dell’epoca, la rappresentazione delle classi sociali emarginate, attraverso una sequenza cronologica e tematica che ricostruisce lo stile di Toulouse Lautrec, le diverse tecniche usate nella sua carriera, e permette al visitatore di immergersi nell’atmosfera sognante della Belle Époque.
Andrea Macciò