Al Palazzo Ducale di Genova la mostra “Nostalgia. Modernità di un sentimento dal Rinascimento al Contemporaneo”
Dal 24 Aprile al 1° settembre 2024 al Palazzo Ducale di Genova una mostra dedicata non alla monografia di un artista, ma a un sentimento che forse è sempre esistito, ma che è stato “nominato” solo nella modernità: la nostalgia
Nel 1688 lo studente Johannes Hofer si laureò in medicina con una tesi dedicata alle sofferenze fisiche e psicologiche riscontrate tra i soldati svizzeri, i domestici emigrati e gli studenti fuorisede: il termine da lui coniato derivò dall’unione di due parole di origine greca, nostos (ritorno) e algos (dolore o tristezza). Nostalgia, ovvero la «tristezza ingenerata dall’ardente brama di ritornare in patria».
Il termine “nostalgia” nasce in ambito medico come “patologia” in un’epoca nel quale era frequente la “medicalizzazione” di affetti o sentimenti che in realtà sono tutt’altro che patologici, per poi passare a identificare un sentimento distintivo della modernità, un sentimento ambivalente e contradditorio, individuale e collettivo, tanto intimo e personale quanto usato per la propaganda e la retorica politica.
La mostra, con oltre centoventi opere tra dipinti, sculture, arti decorative, grafica e volumi illustrati, presenta un percorso artistico che parte dal Rinascimento e approda ai giorni nostri. L’opera più antica è l’incisione di Albrecht Durer dedicata alla “Melancolia”.
Il percorso espositivo, articolato in undici sezioni tematiche, racconta le diverse interpretazioni della nostalgia attraverso il filtro della storia dell’arte: sia come trasposizione iconografica, sia come rimando ad alcune figure paradigmatiche come Ulisse, Enea, Demetra e Persefone, Dante, Foscolo, Byron, Leopardi, Piranesi e Mazzini.
Sono presenti in mostra anche alcuni pittori liguri come il savonese Giuseppe Frascheri, la cui opera è stata particolarmente influenzata dall’episodio dantesco di Paolo e Francesca, condannati a un’eterna nostalgia per il loro grande amore vissuto e spezzato dall’uccisione da parte di Gianciotto. In mostra una tela di Frascheri che rappresenta l’episodio della Divina Commedia.
La nostalgia di casa passa dalle rappresentazioni classiche, dalla servitù d’Israele in Babilonia alla foto iconica di Adrian Paci che rappresenta i grandi fenomeni migratori della contemporaneità.
La nostalgia del paradiso, presente nell’iconografia cristiana medievale e anche nella tradizione mussulmana, rappresenta i sontuosi giardini del Paradiso Terrestre o l’immaginaria epoca dell’Arcadia nella quale l’umanità avrebbe vissuto in maniera libera e felice tra la natura.
Nel Settecento esplode la nostalgia del classico, alimentata dal vedutismo settecentesco e dalle rovine all’epoca del Grand Tour, fonte poi di ispirazione artistica per le ricerche espressive degli anni tra le due guerre. In mostra anche un’opera nella quale un fotografo contemporaneo si è fatto ritrarre tra le statue dell’epoca romana, simbolo della nostalgia della bellezza classica.
La nostalgia dell’antico: l’attrazione verso modelli di gusto di epoche lontane, riemerge anche più tardi, dopo l’epoca neoclassica. Nella sezione dedicata al classico anche alcune interessanti immagini fotografiche di Florence Henry.
Uno dei movimenti artistici pervasi dal sentimento della “nostalgia” è certamente quello dei preraffaelliti.
Con “Demetra in Lutto per Persefone” la mostra genovese rende omaggio a Evelyn de Morgan, una delle artiste più interessanti e meno note del movimento che sognava di riportare alla pittura, in particolare nella rappresentazione delle figure femminili, alla grazia “prerinascimentale”.
Ma la nostalgia è anche un sentimento usato politicamente, prima dal nazionalismo romantico che evocava il rimpianto per la patria perduta o in mano allo straniero, e poi nell’era dei totalitarismi del Novecento e della propaganda. L’arte delle ideologie totalitarie, dal nazismo al fascismo al comunismo sovietico, è contraddistinta dall’avversione verso la modernità, le avanguardie, la sperimentazione artistica del Novecento, e dalla riscoperta di un “passato” ricostruito in modo immaginario. In Italia la retorica dell’arte “nostalgica” fascista mette in scena la nostalgia della “romanità” classica. Tutte le forme artistiche dei totalitarismi, dall’arte ufficiale nazifascista al “realismo” socialista, sono accomunate dalla celebrazione retorica del lavoro e da una rappresentazione figurativa di taglio iperrealista nel tratto pittorico.
Con la pittura “orientalista” va in scena una nostalgia dell’altrove, di terre distanti, misteriose e ignote, spesso conosciute solo per tramite letture, immagini e racconti. In questa sezione in mostra “La giapponese” di Anselmo Bucci, opera di grande fascino ispirata alle stampe giapponesi e alla loro estetica, e opere di Pasini e Morelli.
La penultima sezione tocca temi più intimisti, come nostalgia della felicità, il rimpianto e il dolore per gli affetti perduti o per esperienze legate al passato. Tra le opere in mostra in questa sezione, prevalgono i ritratti e le figure femminili assorte nel sentimento nostalgico.
A conclusione, la nostalgia dell’infinito, quel particolare sentimento che, scaturito in epoca romantica nell’incontro con la grandiosità della natura e del cosmo, ha continuato a ispirare in tutte le epoche l’appassionato dialogo tra l’uomo e la grandiosità dell’universo. Nell’ultima sezione, troviamo quindi un confronto tra “la nostalgia dell’infinito” dei romantici e quella espressa in forme contemporanee dall’arte concettuale di Lucio Fontana e Yves Klein.
Dopo la monografica su Artemisia Gentileschi, un nome di grande richiamo per il grande pubblico e accompagnata da numerose polemiche sull’allestimento, la nuova scelta espositiva di Palazzo Ducale punta su una mostra che rinuncia a richiamare nomi di facile presa nel grande pubblico per indagare con un percorso di grande interesse e molto ben allestito come la storia dell’arte abbia espresso un sentimento eterno, in bilico tra idealizzazione del passato, intimismo e uso politico della retorica del “passato”.
Andrea Macciò
La mostra è curata da Matteo Fochesati in collaborazione con Anna Viazemteva, rientra nell’ambito delle iniziative per Genova Capitale del Libro 2023 e rimarrà aperta fino al 1° settembre del 2024, dal martedì alla domenica 11-19 e sabato e domenica 10-19.