Nel 1976 la festività fu soppressa e ricostituita solo negli anni 2000
Ieri il Presidente della Repubblica ha tenuto al Quirinale un discoro definito “alto” dai giornali di oggi (2 giugno 2024), elogiando la data del 2 Giugno che ricorda il Referendum del 1946, con il quale venne scelta, tra la Monarchia e la Repubblica, la forma di stato repubblicana.
Una data fondante dunque. Ma questa data nella nostra storia repubblicana è sempre stata ricordata a dovere e con quel senso “alto” ricordato dall’attuale Presidente della Repubblica?
Pare di no, perché se nel 1976 la parata militare non venne organizzata con la condivisibile motivazione che con il devastante terremoto che colpì il 6 maggio di quell’anno il Friuli non si poteva distogliere le Forze Armate dai soccorsi in quella regione, da quella data in poi, però, sia pure con motivazioni diverse, i festeggiamenti per il 2 giugno furono fatti in tono minore.
Dal 1977, infatti, cogliendo l’occasione dell’austerity, i festeggiamenti per la storica ricorrenza furono spostati alla prima domenica di giugno e negli anni successivi furono organizzati quasi per dovere, mentre la parata militare venne sospesa sino al 2000, quando l’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, la ricostituì a pieno titolo e riportò la ricorrenza del 2 Giugno ai suoi giusti onori, rivestendola dell’aurea della festività popolare.
E allora mi sorge spontanea un’altra domanda: come mai si è atteso così tanto tempo (ben 23 anni dal 1977 al 2000) per ricostituire a pieno titolo la festività del 2 giugno, per onorare degnamente questa data storica, oggi definita “fondante” perché “sancisce il valore della Costituzione saggia e lungimirante”?
Gian Battista Cassulo